Processo “Mistero”, chiesti 20 anni per “don Totò” Ursino

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Processo “Mistero”, chiesti 20 anni per “don Totò” Ursino

Venerdì 15/04/2011 – Cronaca

Quattro richieste di condanna e due di assoluzione, formulate dal pm della Dda reggina, Antonio De Bernardo, al termine della requisitoria del processo “Mistero” che si svolge, con il rito abbreviato, davanti al gup reggino Adriana Trapani.
Venti anni di reclusione sono stati chiesti nei confronti di Antonio Ursino, alias “don Totò”, ritenuto il capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta attiva a Gioiosa Jonica e nei comuni della vallata del Torbido e con proiezioni nel nord Italia, difeso dall’avvocato Leone Fonte.
Ursino è accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso, quale capo promotore del gruppo criminale della ‘ndrangheta del quale avrebbe stabilito le strategie da seguire, «impartendo disposizioni agli altri associati, – ha rilevato l’accusa – partecipando alle attività estorsive e stabilendo alleanze con altri gruppi mafiosi di varie zone della Calabria e della Puglia, e infine gestendo attività economiche per mezzo di prestanome».

Nei confronti di Carlo Tramaglini, difeso dall’avvocato Domenico Lupis, accusato di far parte del clan Ursino, il pm ha chiesto 6 anni e 8 mesi di reclusione. Altri sei anni di carcere sono stati chiesti per Rocco Sacco, difeso dall’avv. Fonte, ritenuto partecipe della cosca. Infine 2 anni di reclusione sono stati richiesti per Ahmed Abd Alla Mohamed Elbahrawy, di nazionalità egiziana, difeso dall’avv. Sabina Aloi, accusato di intestazione fittizia di beni, in particolare di due ristoranti “Kebab”, a Siderno e Roccella Jonica che, secondo la Dda erano riconducibili ad Antonio Ursino, definito “socio occulto” e reale “dominus”, che si sarebbe occupato direttamente o tramite Cosimo Salvatore Panaia, di tutte le questioni inerenti alla gestione dei locali, assumendo le decisioni più importanti.
Il pm De Bernardo ha chiesto l’assoluzione per Giuseppe Curciarello, (avv. Fonte), già condannato a 25 anni per associazione nel processo per l’omicidio Congiusta, accusato di aver favorito la latitanza di Tommaso Costa, (cl. 1959). La stessa accusa è rivolta nei confronti di Adriana Muià, (avv. Rocco Guttà), per la quale il pm ha proposto l’assoluzione. Il processo riprende il 5 maggio con le discussioni del collegio difensivo e probabilmente la sentenza.