Giacomo Sferlazzo interrompe lo sciopero della fame -Giovanni Maiolo continua

Print Friendly, PDF & Email

Giacomo Sferlazzo interrompe lo sciopero della fame-Giovanni Maiolo continua

Ieri sera ho terminato lo sciopero della fame, sono stato poco bene e poi oggi dovevo suonare.

 

Con gli assalti frontali, il mio amico fraterno Piergiorgio e i ragazzi dell’Arci abbiamo fatto un Flash-mob davanti al Colosseo, una cosa simbolica, contro la guerra, per i migranti, contro le scelte del governo. Ieri io ho terminato il mio sciopero, ma oggi un mio altro amico fraterno, Giovanni Maiolo di Caulonia, ha cominciato lo sciopero, per i diritti umani universali, che in questo momento vengono calpestati in molte parti del mondo.

Poi camminavo per le strade e mi sono accorto di quanta gente usciva dalle ricevitorie del lotto, delle scommesse, il bingo. Uscivano come da moderne chiese in cui si prega il Dio del nostro tempo, il Dio denaro che è sopra ogni cosa, paga ogni cosa, vince ogni cosa. Poi vedo in tv alcune scene della mia isola, non riesco a crederci, ma collego al volo, Berlusconi santo subito, sì, è proprio la religione del nostro tempo il denaro, infatti lo acclamano, lui dichiara di voler fare guarda caso un casinò, un altro tempio del Dio di cui lui è un dei grandi sacerdoti, non si parla di scuole, non si parla di ospedali, non si parla di infrastrutture per i giovani, ma di templi per il Dio a cui tutti oggi, anche molti dei miei concittadini, si chinano.

Non importa se chi è responsabile di quello che abbiamo vissuto venga ad offenderci con la sua arroganza e le sue battutacce , tanto coi soldi si compra tutto. Allora sempre più rifletto e arrivo ad una conclusione, se essere lampedusano significa applaudire chi ci ha trascinato in una tragedia, significa essere contenti perche si attuano i respingimenti, essere contenti perche si fa un casinò io non sono lampedusano, amo profondamente Lampedusa e vorrei vederla rispettata e non trattata a pesci in faccia, ma non sono lampedusano, perché se anche tutti i migranti andassero via da Lampedusa, se si riuscisse a trovare una via di sviluppo nuova per l’isola (dopo oggi mi sembra difficile) non sarei tranquillo, credo che le immagini delle guerre, le immagini dei migranti trattati come bestie in altre zone d’Italia, non mi farebbero stare bene. Certo troverei una certa serenità che in questi mesi non ho avuto, ma non potrei dire che tutto è risolto.

Oggi i lampedusani sono profondamente divisi e allora oggi più che mai mi sento di appartenere al mondo e a quel popolo fatto di tanti Giovanni che digiunano ,di tanti Piergiorgio che suonano, di tante Alessandra che sono contente quando ride un bambino, di tanti Orlando che trovano gioia nel donare, di tante Pine che lottano e si arrabbiano per la giustizia, di tanti che camminano scalzi, un popolo che ha cittadinanza nel mondo e non ha un prezzo per la sua dignità e non si piega di fronte alla stupidità delle masse e non chiama santo un uomo che è costretto a comprare tutto, anche ciò che non si può comprare.   Lampedusa è uno stato d’animo, è una predisposizione alla bellezza, alla natura selvaggia, al suono del vento, al calore di un abbraccio, al sale del mare, è un gabbiano che vola e si perde nell’azzurro e nella gioia del dare.

Giacomo SferlazZO