‘Ndrangheta: arrestate 300 persone in Calabria e nord Italia con un maxi blitz della Polizia e Carabinieri Sequestrati beni mobili e immobili per decine di milioni di euro.

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‘Ndrangheta: arrestate 300 persone in Calabria e nord Italia con un maxi blitz della Polizia e Carabinieri


Sequestrati beni mobili e immobili per decine di milioni di euro. Maroni: la più importante operazione degli utlimi anni
«Si tratta in assoluto della più importante operazione contro la ‘ndrangheta degli ultimi anni, che oggi viene colpita al cuore del suo sistema criminale sia sotto l’aspetto organizzativo che quello patrimoniale». Sono le parole con cui il ministro dell’Interno  Roberto Maroni ha commentato, congratulandosi con il capo della Polizia Antonio Manganelli e con il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Leonardo Gallitelli, «l’eccezionale operazione antimafia condotta oggi in varie regioni d’Italia».

Un maxi blitz contro la ‘ndrangheta, che ha portato all’arresto di oltre 300 persone in diverse parti d’Italia per vari reati, è stato infatti condotto dalle prime ore di questa mattina da 3.000 uomini della polizia di Stato e dei carabinieri. Le ordinanze di custodia cautelare sono in corso di esecuzione, in particolare, in Calabria e in diverse località dell’Italia settentrionale.

Le accuse vanno dall’associazione di tipo mafioso al traffico di armi e stupefacenti, dall’omicidio all’ estorsione, dall’usura ad altri gravi reati. Gli inquirenti calabresi e lombardi, al lavoro da tempo su questa inchiesta, hanno indagato in particolare sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel nord Italia, sia nelle attività produttive e commerciali, sia nel mondo politico e amministrativo locale.

Oltre agli arresti, il blitz delle forze dell’ordine ha portato anche al sequestro di denaro, armi e droga. Nel corso della maxi-operazione contro la ‘ndrangheta sono stati sottoposti a sequestro preventivo, hanno riferito gli stessi investigatori, beni mobili e immobili per decine di milioni di euro.

La maxi-operazione scattata stanotte e denominata ‘Il crimine’ ha colpito le più importanti e potenti famiglie della ‘ndrangheta delle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Crotone, oltre alle loro proiezioni extraregionali ed estere.
Secondo gli inquirenti sono state di fatto ’destrutturate’ le cosche egemoni nel capoluogo reggino, nella fascia ionica ed in quella tirrenica, tra cui i Pelle di San Luca, i Commisso di Siderno, gli Acquino-Coluccio ed i Mazzaferro di Gioiosa Ionica, i Pesce-Bellocco e gli Oppedisano di Rosarno, gli Alvaro di Sinopoli, i Longo di Polistena, gli Iamonte di Melito Porto Salvo.

«Gli eccellenti risultati conseguiti in questi ultimi mesi contro la mafia – ha sottolineato Maroni nel comunicato diffuso dal Viminale – sono il frutto di una costante ed efficace opera di coordinamento tra le Forze di polizia e la magistratura, tutte impegnate in modo straordinario nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata».

Fonte: Ministero dell’Interno


NDRANGHETA: PRESO DOMENICO OPPEDISANO,CONSIDERATO N.1


Reggio Calabria 13 luglio 2010.  – Tra gli arrestati nel blitz contro la ‘ndrangheta, si apprende da fonti informate, c’è anche Domenico Oppedisano, 80 anni, considerato dagli investigatori l’attuale numero uno delle cosche calabresi. La sua nomina a “capocrimine” – cioè colui che è al vertice dell’organismo che comanda su tutte le ‘ndrine ed è denominato “Provincia” – sarebbe stata decisa il 19 agosto del 2009 nel corso del matrimonio tra Elisa Pelle e Giuseppe Barbaro, entrambi figli di boss.
A quel matrimonio, hanno accertato gli investigatori, vennero decise tutte le cariche di vertice della ‘Ndrangheta: capocrimine fu nominato appunto Oppedisano, a rivestire il ruolo di ‘capo società, cioè il numero 2, è stato scelto Antonino Latella (già arrestato), mentre il ruolo di ‘mastro generalè fu affidato a Bruno Gioffrè. Oppedisano, sottolineano gli investigatori, che è nato e viveva a Rosarno, appartiene al mandamento ‘Tirrenicò, Latella a quello del ‘Centrò, e Gioffrè a quello ‘Jonicò: in sostanza, viene fatto notare, i tre ruoli apicali erano equamente divisi per ogni mandamento. La nomina di Oppedisano divenne effettiva il 1 settembre 2009 a mezzogiorno in punto, al santuario di Polsi durante le celebrazioni per la festa della Madonna. Secondo gli investigatori, Oppedisano è «punto di riferimento dell’intera organizzazione» e «fautore di una politica pacifista all’interno dell’organizzazione», chiamato in causa per la «risoluzione di controversie» sorte nell’ambito della criminalità organizzata per la spartizione di appalti, anche al nord, sia per le liti tra ‘localì anche all’estero«. (ANSA).

‘NDRANGHETA: BLITZ CC-PS; COSCA SI CHIAMAVA “LA LOMBARDIA” –

Stando alle indagini il boss Pino Neri sarebbe stato “eletto” con un vero e proprio brindisi durante una cena a Paderno Dugnano, nel Milanese. Alla riunione avrebbero partecipato diversi esponenti della ‘ndrangheta che hanno deciso di eleggere Neri come boss lombardo. La centralità della struttura messa in piedi dagli ‘ndranghetisti nella regione del Nord sarebbe testimoniata anche dal nome dato all’organizzazione, «La Lombardia», appunto, e si risconterebbe anche dal numero degli arresti effettuati dalle forze dell’ordine proprio in Lombardia, circa la metà dei 300 eseguiti nell’operazione. Secondo le risultanze, il boss avrebbe dato vita a una organizzazione diversa dalla classica struttura ‘ndranghetistica, non solo orizzontale ma anche verticale, una specie di organo di coordinamento. (ANSA).

‘NDRANGHETA: TRA GLI ARRESTATI ANCHE 4 CARABINIERI

Milano, 13 luglio 2010 – Sono quattro i carabinieri arrestati nell’ambito del maxi blitz contro la ‘ndrangheta che ha portato a 300 arresti. Le accuse per i militari sono, a vario titolo, concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Tra di loro figura anche Michele Belingieri, un appuntato dell’Arma già ‘noto alle cronachè per aver raccolto, come mostrato da un filmato, bossoli e cartucce sulla scena di un delitto di Rho dove, il 25 gennaio scorso, aveva perso la vita un albanese di 37 anni in seguito a una rissa nel ristorante «Il Brigante». Tra gli indagati figurano poi i nomi di un assessore comunale di Pavia, Pietro Trivi, accusato di corruzione elettorale e di un ex assessore provinciale di Milano, Antonio Oliviero. Trivi, stando a quanto si apprende negli ambienti giudiziari, avrebbe comprato voti dalla criminalità organizzata. Stando alla ricostruzione dell’accusa, l’ex assessore provinciale Oliviero sarebbe stato in rapporti con l’imprenditore Ivano Perego, responsabile della Perego Strade, arrestato per associazione mafiosa.