“Il legame di comparaggio più intimo e vincolante del legame di sangue”

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L’intervento

“Il legame di comparaggio più intimo e vincolante del legame di sangue”

 

Di Giovanni Chiera*

In questi ultimi anni, stiamo assistendo in Calabria ad un fenomeno particolarissimo: un evento squisitamente cristiano ed ecclesiale, come la celebrazione del Sacramento del Battesimo, sta diventando un problema antropologico e sociologico e, di conseguenza, anche ecclesiologico. Ciò non riguarda la frequenza al Sacramento, in quanto la Calabria ha una percentuale altissima di battezzati, ma le modalità e i risvolti sociali della celebrazione del Sacramento stesso.

 

Il termine che noi usiamo “battesimo”, deriva dal greco bapto (intensivo baptizo) che significa direttamente: immergere, affogare, affondare; e derivatamente, anche: lavare, purificare, distruggere. Tutta la teologia liberale degli inizi del secolo scorso (Strauss, Baur, Loisy, Cumont, Omodeo, ecc.) ha visto il battesimo cristiano come qualcosa che esiste già nelle altre religioni. Certamente si conoscono bagni di abluzioni rituali nei diversi riti misterici: Eleusi, Mitra, Iside, così come nei riti egiziani (Nilo), babilonesi (Eufrate) e indiani (Gange), e in molte altre religioni. C’è, certamente, un elemento comune: l’acqua, in quanto essa presenta un sostrato che si presta ad un simbolismo molto vasto che, di solito, viene assunto nell’ambito religioso. L’acqua infatti, dissolve o scioglie, è purificatrice e rigeneratrice. La prima cosa che avviene, immergendo un oggetto in acqua, è che l’elemento sudicio se ne distacca e l’oggetto ritorna come nuovo. Di qui, nasce il rapporto con l’acqua nel mondo religioso. Anche se all’origine di questi riti di purificazione si possono o si devono intravedere motivi di natura igienica o di interdizione magica e animistica, provenienti da precedenti culture e da una primitiva religione naturalistica, venendo incorporati nella religione ebraica dovevano servire a inculcare anche esternamente l’idea della santità richiesta a chi vuol fare parte del popolo di Jahvè, che è un “Dio Santo”: “Siate santi, perché io, il vostro Dio, sono santo”. Per questo, appunto, la “Legge della purità” segue immediatamente la “Legge della santità”: due aspetti di una medesima esigenza divina. Particolarmente interessante è il senso profetico che viene attribuito alla purificazione: così scrive Ezechiele: “nella giustizia della sua verità egli mi giudicherà e nell’abbondanza della sua bontà perdonerà tutti i miei peccati; nella sua giustizia mi purificherà da ogni macchia d’uomo e da ogni peccato dei figli dell’uomo…”. La purificazione è conseguenza della conversione, che qui viene detta correggere se stesso. Benché nel Battesimo cristiano permangono alcuni elementi antropologici delle culture e religioni precedenti, vi è, invece una novità assoluta: il Sacramento del Battesimo è evento storico-salvifico direttamente conseguente al Mistero Pasquale di Cristo, che significa morte al peccato e rinascita a vita nuova. La vita del cristiano che accoglie la Parola del Vangelo, diventa uno sviluppo del Battesimo, una trasparenza della fede che gli è stata donata e di cui vive. A questa fede il cristiano deve rendere testimonianza con tutta la vita. Quindi il Battesimo non è un fatto concluso in se stesso, ma è un gesto che impegna tutta la vita: da tutta la vita dovrà essere confermato e potrà anche essere tragicamente smentito. Alla luce della stretta solidarietà tra battesimo, comunità cristiana e vita, si comprende come sia possibile il Battesimo dei bambini. Esso non è soltanto un dono di Dio nei confronti dell’uomo, ma è anche un gesto impegnativo della comunità cristiana ed è scelta che dà forma a tutta la vita. Facendo questo, i genitori credenti, insieme ai padrini, s’impegnano mediante tutta l’educazione ad aprire le sue orecchie all’ascolto del Vangelo e a sciogliere la sua lingua perché diventi capace di confessare il nome di Cristo, nella libertà della fede e nella conduzione di una vita eticamente e moralmente buona. Ma la contraddizione “calabrese” sta proprio qui: i genitori chiedono il Battesimo per il loro bambino e ne condividono l’educazione con il compare notoriamente mafioso o con il politico di turno, i quali assicurano “protezione” e “progresso” al figlioccio. E spesso il legame di “comparaggio” diventa più intimo e vincolante del legame di sangue. Non basta che qualche Vescovo sensibile ai problemi sociali sottolinei la grave responsabilità della Chiesa in tutto questo, proponendo l’abolizione dell’istituzione del “comparaggio”, né che altri Vescovi permettano al cresimando di presentarsi al Sacramento senza “compare”, ma è necessario che venga chiaramente denunciata dalla Conferenza Episcopale Calabra questo abnorme condizionamento e che di ufficio si celebrino i Sacramenti del Battesimo e della Cresima senza padrini. Inoltre, quale dovrà essere la risposta di un parroco di paese alla richiesta del certificato di “idoneità a fare da padrino” di un notorio malavitoso? Sono questi problemi gravi ed aperti. Vi dovrà pur essere un punto di partenza per la ricostruzione etica e morale della nostra terra. Perché allora non incominciare proprio da qui? Forse questo contribuirà a riportare il cristianesimo alla sua essenza: la libera adesione della vita del credente a Cristo, non l’occasione di creare nuove schiavitù ed ulteriori strutture di peccato.

*Giovanni Chiera

sociologo cattolico