La vergogna fa da primadonna nelle aule dei Tribunali calabresi

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La vergogna fa da primadonna nelle aule dei Tribunali calabresi

Oggi alle 0.57

dal blog di iusanguinis.net

 

 

Stamattina i quotidiani locali riportavano la cronaca dell'udienza di ieri in Corte d'Assise a Locri. 8 aprile 2009, l'ennesima puntata del processo in corso per l'assassinio di Gianluca Congiusta.

Il terremoto dell'Abruzzo ha costretto allo spostamento dell'imputato principale da L'Aquila a Spoleto, ma i ritardi nel predisporre la videconferenza non hanno impedito di ascoltare le testimonianze (urla, smentite, ricordi e dimenticanze) di buona parte della famiglia Scarfò: il padre, futuro suocero, e due figli, futuri cognati di Luca. Se Luca fosse ancora vivo.

Nel primo pomeriggio sono state battute le prime notizie sui resoconti di un'altra udienza: quella del Tribunale di Vibo. 9 aprile 2009, l'ennesima puntata del processo in corso per la morte (o l'omicidio?) di Federica Monteleone. Stavolta il film raccontato è stato diverso da quello raccontato finora: i tre elettricisti al banco dei testimoni hanno dichiarato di aver visto il corpo di Fede abbandonato nella sala operatoria: a torso nudo, non intubato, privo di assistenza medica. Smentendo tutte le precedenti testimonianze.

Due ragazzi molto simili. Due germogli di Calabria spezzati alla radice, protagonisti dello stesso destino di morte prematura e di insensati balletti compiuti maldestramente nel tentativo di coprire sempre più la verità, fino a cancellarla.

Ma ieri e oggi qualcosa è cambiato.
Qualcosa che è molto vicino ad un vento, un tornado in grado di spazzare via tutta la sabbia con la quale finora si è cercato di nascondere. Di seppellire, oltre ai corpi di Luca e Fede, anche la giustizia.

Rabbia e impotenza. Come sempre, da troppo tempo. Poi, schifo. E dolore.
Dolore per Mario, Donatella, Roberta e Alessandra, che da quasi quattro anni cercano di scoprire la verità, e invece si scontrano con il muro innalzato da una famiglia che era la loro nuova famiglia, quella di Luca.
Dolore per Mary, Pino e Saverio, che da più di due anni ripetono che Fede non è stata vittima di un incidente, ed oggi hanno sentito dal vivo il racconto di quella che conoscevano, da subito, come la verità. Una verità assurda e tragica, raccontata così dal banco dei testimoni. Ma pur sempre una verità.

Pensando a queste due udienze, in attesa che le due Corti portino a termine il loro lavoro e chiudano questa battaglia per la giustizia, non trovo che una parola. VERGOGNA.


Vergogna per chi conosce la verità, ma la nasconde e la nega.
Vergogna per chi non si accorge dell'indecenza delle proprie parole all'interno dei tribunali.
Vergogna per chi all'interno delle stesse aule ascolta la verità e tace.
Vergogna per chi riesce a guardare in faccia persone segnate per sempre, che chiedono solo giustizia, e non sa come né dove cercare e trovare le basi di una dignità umana che imporrebbe loro di parlare.
Vergogna, anche e soprattutto, per chi piange i propri cari, con destini molto simili a quelli di Luca e Fede, senza sapere se potrà entrare mai, un giorno, in un'aula di tribunale. Per guardare in faccia la vergogna di chi sotterra, con i corpi, la verità, e riesce ad evitare anche il balletto di scarico di responsabilità.