Per cacciare la mafia da Facebook

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Per cacciare la mafia da Facebook Veltroni e il Pd aderiscono alle proteste in rete. E Cannavaro scivola su Gomorra.  

Fan di Toto Riina o “zi Binnu” Provenzano. Dementi che infestano Facebook, il social network più popolare del 2008, e probabilmente del 2009, con pagine dedicate ai capi della mafia. E se curiosamente la piattaforma ha deciso di oscurare i profili delle persone che pubblicano foto di mamme che allattano, contro questi gruppi non sembra far nulla. Via libera a chi esalta le gesta di brutali assassini, mandanti o esecutori di centinaia di omicidi, protagonisti delle pagine più buie e sanguinose della nostra storia. Così dagli utenti italiani ella piattaforma è partita la mobilitazione sulla piattaforma. Guidata da 2 gruppi che si avvicinano alle 100.000 adesioni: “Fuori la mafia da facebook” con 84.000 iscritti e “No la mafia su facebook”, fondato da quattro ragazzi palermitani, con 5.000.

Gruppi promossi da ragazzi che conducono una battaglia di civiltà aperta a tutte le forze politiche. E il primo ad aderire tra i politici presenti su facebook è stato il segretario del Pd Walter Veltroni, che si è iscritto ai gruppi e ha lasciato un messaggio sulle loro bacheche: “Apprezzo molto l'iniziativa, dobbiamo impedire che organizzazioni criminali possano trovare spazio su facebook come nel resto della rete. La libertà d'espressione non c'entra nulla, la mafia va distrutta e dobbiamo farlo tutti assieme. Grazie ragazzi”.

Una protesta che pian piano, dopo una settimana, comincia a dare i suoi frutti: un gruppo inneggiante a Provenzano è stato chiuso, lo stesso per uno dedicato a Mattia Denaro. E mentre la Polizia Postale si dice pronta i a intervenire su gruppi pro-mafia di Facebook immaginando una connessione con l'apologia di reato o l'istigazione a delinquere è il procuratore Piero Grasso che a Palermo si appresta ad aprire un’inchiesta sulla vicenda, come riporta il sito del quotidiano la Repubblica : “Non siamo più ai tempi del sasso in bocca. E se fino a qualche anno fa c'erano ancora capi mandamento di Palermo che nei loro salotti parlavano di contattare giornalisti importanti per sostenerli in una campagna propagandistica, perché dobbiamo escludere che i mafiosi oggi non sfruttino mediaticamente tutte le possibilità?".
Aggiunge Grasso: "I mafiosi si muovono nel mondo globale a grande velocità, sono sempre i più svelti ad adattarsi alle novità". Dopo i proclami – famoso quello di Leoluca Bagarella il 12 luglio del 2002 davanti alla Corte di Assise di Trapani – e dopo le pubbliche manifestazioni per un carcere meno duro – famoso lo striscione esibito il 22 dicembre 2002 dagli ultras alla curva sud dello stadio della Favorita – potrebbe diventare il web la nuova frontiera mafiosa. Già qualche tempo fa qualche uomo d'onore era particolarmente interessato alle potenzialità della Rete. E c'era già chi la stava "studiando". Erano stati i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, quelli di Brancaccio coinvolti nelle bombe di Firenze e Roma e Milano del '93, a dare incarico alla sorella Nunzia (intercettata a colloquio con i fratelli mentre parlava proprio di esplorare il mondo on line per loro conto) per intervenire sulle cose di famiglia. E per lanciare segnali. Per promuovere "l'immagine mafia" in Sicilia e in Italia.
Le ultime scorribande su Facebook rientrano nella nuova strategia di comunicazione di Cosa Nostra? È quello che proverà ad accertare l'inchiesta che si prepara ad aprire la procura della repubblica di Palermo – probabilmente la delega sarà affidata alla polizia postale – nei prossimi giorni. Il confine fra chi è diventato "amico di Totò Riina" e chi invece sta progettando altro in Rete, naturalmente è assai sottile e scivoloso.

Tra gli esponenti del PD che hanno aderito alla protesta dei due gruppi ci sono Anna Finocchiaro, capogruppo PD al Senato, Achille Passoni, commissario straordinario del PD sardo, il ministro ombra alle Politiche Giovanili Pina Picierno, il vicesegretario del PD siciliano, Tonino Russo, Alberto Losacco. Che chiede l’espulsione per chi inneggia alla mafia o fa apologia di reato sulla piattaforma: “Chi gestisce uno strumento come Facebook, con importanti funzioni sociali, non può fare finta di niente: sarebbe un malinteso concetto di libertà. Non crediamo nelle censure moralistiche ne in coloro che impongono mordacchie di vario genere, tuttavia, in alcuni casi, se si vuole salvaguardare la funzione della rete e la sua filosofia ispiratrice è necessario intervenire contro degenerazioni quali quelle registrate in questi giorni. Per questo chiediamo al ministro Maroni di farsi interprete del disagio di tanti e di agire di conseguenza”.
Anche la Picierno si rivolge a Maroni chiedendogli di “attivarsi immediatamente per bloccare le infiltrazioni mafiose su facebook, e ciò, anche al fine anche di scongiurare che l’azione sconsiderata di alcuni possa danneggiarne l’importante funzione socializzatrice.
Il successo di questi strumenti dipende anche dalla lungimiranza e dall’equilibrio con cui vengono gestiti: non è possibile, infatti, che si trasformino in megafoni per la malavita organizzata”.

Per Tonino Russo “quello che sta avvenendo in questi giorni sulla rete ha dell’incredibile. La creazione di pagine su Facebook dedicate a Totò Riina e a Bernardo Provenzano dimostrano che è necessario tenere alta l’attenzione e non sottovalutare nessun segnale, nemmeno quello, apparentemente, scaturito dal gesto stupido e provocatorio di qualche ragazzetto: se anche così fosse, ci si deve pur sempre interrogare sull’eco mediatico che ne è scaturito e lo ha strumentalizzato. Bene, quindi, ha fatto la Procura della Repubblica di Palermo ad aprire un’ indagine sulla vicenda. Resta, però, il problema di dare spazio sul web allo Stato e non all’antistato”.

Il fondatore di uno dei gruppi, con il nickname di “San precario”, scrive: “Uomini come Peppino Impastato, Libero Grassi, Pio La Torre, Rocco Chinnici, Placido Rizzotto, Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, Beppe Alfano, Pippo Fava, Giuseppe Montana -solo per citarne alcuni- non meritano tutto questo. Non meritano che la loro memoria venga oltraggiata così impunemente dai sostenitori della mafia. Questi gruppi vanno chiusi. La mafia va isolata nella realtà e in tutte le sue espressioni, compresa Facebook”.

Parole che non si possono che sottoscrivere.

Sensibilità ben diversa da quella di Vittorio Sgarbi che come ricorda la deputata PD Laura Garavini non si fa sfuggire occasione per farsi pubblicità: “Iniziative di pura pubblicità come quelle annunciate nei giorni scorsi dal sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi, e dal suo assessore, Oliviero Toscani, che ha registrato il marchio MAFIA, non aiutano le associazioni e i magistrati impegnati quotidianamente nei loro territori contro la
criminalità organizzata: quel marchio più che registrato va combattuto”.

O da quella di Fabio Cannavaro. Il capitano della nazionale campione del mondo in un’intervista rilasciata il giorno dell’Epifania ha affermato di auspicarsi la vittoria dell’Oscar per Gomorra precisando però che “la pellicola tratta dal libro non gioverà all'immagine dell'Italia nel mondo”. Gli hanno risposto due scrittori come Dacia Maraini e il suo concittadino Raffaele La Capria. “Il film 'Gomorra' giova moltissimo all'immagine dell'Italia, perché fa vedere come nel nostro Paese esiste una società che nettamente condanna la criminalità e ogni forma di violenza' – così la scrittrice – quello del regista Matteo Garrone è un film che fa vedere un'Italia che prende nettamente le distanze dalla camorra, che giudica la criminalità organizzata e la vuole combattere'', ha aggiunto Maraini. Lo scrittore Raffaele La Capria si augura che ''Gomorra'' ''vinca proprio l'Oscar e uno dei risultati, in caso di vittoria, sarà che farà risaltare la bravura dei nostri artisti''. Alle preoccupazioni di Cannavaro, l'autore napoletano replica attraverso l'ADNKRONOS con queste parole: ''Ma figuriamoci se in America 'Gomorra' cambiera' l'opinione di cio' che si sa in positivo o in negativo di Napoli e la Campania! Siamo di fronte a un film italiano importante e spero proprio che vinca l'Oscar''.


L’iniziativa LA LORO MEMORIA CAMMINA ANCHE SULLE NOSTRE E-MAIL ———— SCRIVIAMO TUTTI A PISANU

Si tratta di inviare al presidente della Commissione Antimafia, Beppe Pisanu, il testo che pubblichiamo spedendolo a pisanu_g@posta.senato.it

Gent.le Presidente,
Per decenni il nostro Paese è stato colpito nei suoi uomini migliori dalla ferocia delle mafie. Uomini come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Pio La Torre, Peppino Impastato e centinaia di altri, hanno pagato con la vita il loro impegno contro la mafia, nelle istituzioni e nella società. Il nostro Paese è in debito nei confronti di questi uomini e la loro memoria deve continuare ad orientare il nostro lavoro di contrasto a questo fenomeno devastante. Non possiamo accettare che vi sia chi lo alimenti, chi inneggi alle gesta dei loro carnefici. Sul social network Facebook, decine di pagine sono dedicate a Bernardo Provenzano e Toto Riina. A fronte di ciò, in migliaia hanno aderito ad un appello per rimuovere quelle pagine. Le chiediamo di intervenire risolutamente per cancellare queste oscenità e per fare in modo che non possano ripetersi. Distinti saluti.
 ( firma)

 E' nato il gruppo "AMICI DI GIANLUCA CONGIUSTA" contro la mafia su Facebook con oltre 1000 iscritti in pochi giorni.Il gruppo ha aderito algli altri Gruppi “Fuori la mafia da facebook” e No la mafia su facebookSe sei antimafioso aderisci anche tu.

Amici di Gianluca Congiusta 

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