Girolama Raso non sono mai venuti a minacciarci DI PERSONA i Costa

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Il personaggio 

Girolama Raso: «Chi mi dice

che ci abbia minacciato Costa?»

 

LOCRI Arriva in compagnia del figlio, con Mario Congiusta neppure un saluto.

Di qua lei, di là lui.

Due estranei.

Anche con Alessandra e Roberta, le sorelle di Gianluca. Nemmeno uno sguardo.

Niente.


Tutto inizia con lei e il marito che decidono di non costituirsi parte civile:

«Ce l’hanno con noi perché non ci siamo costituiti parte civile.Ma io come faccio a costituirmi parte civile? E se Tommaso Costa non c’entrasse nulla nella vicenda? E se quella lettera con su scritto Tommaso non l’avesse spedita lui?
Non sono mai
venuti a minacciarci di persona, i Costa.

Certo: in quella lettera era riportato il suo nome, ma chi ci dice che in realtà sia stato lui a scriverla.

Pensino pure quello che vogliono, facciano come credono, so io quanto tenevo a Gianluca.Per me era più di un figlio»

A Girolama Raso, la moglie dell’imprenditore Antonio Scarfò, lo hanno detto solo l’altro ieri che doveva presentarsi in aula al posto del marito.
Ora attende che il presidente della Corte
dichiari aperta l’udienza, che la chiamino a deporre.
«Doveva venire Antonio, ma non è qui, è fuori per lavoro. Dobbiamo pure campare, no? Sa com’è: navighiamo in brutte acque. Le ditte, l’Aicer e la Silas, sono fallite. Siamo nullatenenti con una figlia, Katiuscia, da mantenere a Milano.Ma ci sono io al posto di Antonio Scarfò».
Non ha dimenticato quella volta che si è trovata a leggere la lettera con richiesta estorsiva che era stata indirizzata allo sposo:
«Sì è vero che sembrava di Tommaso Costa, ma tuttora chi ci dice che in realtà sia stato lui l’autore di quelle minacce».

Come non riesce ancora a dimenticare Gianluca, suo genero morto ammazzato: «Voglio la verità più di ogni altra cosa al mondo. Con lui mi confidavo, era come un figlio. Non dovevo dargli retta. Dovevo andare a denunciare. Forse, chissà…».D’altronde Girolama Raso dice di averlo sempre fatto.Anche nei giorni immediatamente successivi all’uccisione del genero: «Ho denunciato tre bossoli in busta chiusa, le auto sfasciate. Sempre, tranne quella volta.
E’ una colpa che mi perseguiterà per tutta la vita».

Dice che dei Costa ha conosciuto solo Pietro:
«Le posso assicurare che era una persona seria.
Lo abbiamo assunto perché era preparato, non perché siamo stati costretti.

Sapeva riparare i guasti alle macchine come pochi.
Davvero una persona perbene, Pietro Costa».
(il. fi.) 
Tratto da: Calabria Ora