Faida di San Luca, arrestato il boss Paolo Nirta

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Accusato di associazione mafiosa

Faida di San Luca, arrestato il boss Paolo Nirta

 Considerato il reggente dell'ononima cosca, il 31enne è stato catturato in una casa della cittadina aspromontana. Era ricercato nell'ambito di una delle due operazioni condotte dopo la strage di Duisburg

Reggio Calabria, 7 ago. (Adnkronos/Ign) – E' finita la latitanza di Paolo Nirta, 31 anni, considerato il reggente della cosca Nirta-Strangio di San Luca. Accusato di associazione mafiosa, era ricercato nell'ambito di una delle due operazioni condotte contro le cosche di San Luca dopo la strage di Duisburg.

Nirta è stato catturato dai Carabinieri in un'operazione condotta questa mattina intorno alle 5,40. I militari dell'Arma con un centinaio di uomini hanno eseguito una serie di perquisizioni nella parte vecchia della cittadina aspromontana. Non convinti della mancata risposta in un'abitazione hanno fatto irruzione trovando Nirta mentre tentava di scappare buttandosi da una finestra.

Paolo Nirta è il figlio di Giuseppe, arrestato qualche mese fa dai carabinieri, e cognato di Giovanni Strangio, il giovane di 29 anni tuttora ricercato per la strage di Duisburg (Germania), dove, a Ferragosto dello scorso anno, sei persone furono uccise nell'ambito della faida di San Luca. In carcere si trova anche il fratello, Giovanni Luca Nirta, marito di Maria Strangio, la donna uccisa nel dicembre 2006 in un agguato compiuto il giorno di Natale.Ricercato dal 9 maggio scorso, Paolo è considerato l'attuale reggente della cosca Nirta-Strangio contrapposta a quella della Pelle-Vottari-Romeo con cui hanno dato inizio ad una sanguinosa faida a San Luca.

Intanto è emerso che durante la perquisizione nell'abitazione di San Luca è stata ritrovata un'agenda sul cui contenuto gli inquirenti mantengono ancora il più stretto riserbo, in attesa dell'analisi delle pagine del documento che sarà sottoposto ai rilievi scientifici del caso. Nella struttura si trova anche una botola che collegata con l'esterno, consentiva una via di fuga in caso di pericolo. Paolo Nirta termina una latitanza in cui aveva due avversari: lo Stato e la cosca Pelle-Vottari-Romeo, contrapposta a quella di cui era diventato reggente dopo l'arresto del padre e del fratello.

Temeva certamente per la sua vita, da diversi anni. Lo dimostra il suo atteggiamento guardingo, documentato dalle indagini delle forze dell'ordine, subito dopo la strage di Natale del 2006. Da allora Nirta si spostava sempre accasciato sul sedile posteriore delle auto e sgattaiolava velocemente per rifugiarsi nelle case. Per comunicare usava poi i 'pizzini' che faceva consegnare ai destinatari da ragazzini di San Luca che si spostano a bordo di scooter. La sua abitazione inoltre è fornita di bunker per nascondervi altri latitanti e armi.