Costituzione di parte civile,intervenga il Parlamento

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 L'intervento

Costituzione parte civile, intervenga il Parlamento

   Penso che al c.d. “Caso Congiusta” possa (e debba) darsi una lettura diversa, che si debba trovare una soluzione, e che tale soluzione debba essere alternativa a quelle proposte da più parti negli ultimi giorni, di modo che si possa raggiungere un obiettivo più “democratico”.

Parlo di cose note, anzi notissime, ma forse è opportuno darne una lettura più semplificata: Fin dal giorno dopo l’assassinio di Gianluca Congiusta, il padre Mario si è prodigato, con i mezzi modesti concessi ad un comune cittadino, affinché si indagasse sull’omicidio per vedere soddisfatta la legittima aspettativa di ottenere giustizia. Non è arrivato al punto di incatenarsi davanti al Tribunale, ma con fiaccolate, maratone, sit-in, interviste televisive, l’apertura di un sito internet ed altro ancora, ha reso pubblica l’esigenza, sua personale ma vieppiù generale, che di Gianluca non ci si dimenticasse, come purtroppo è capitato per altri numerosi morti ammazzati nella nostra terra, e che venissero identificati i responsabili della sua fine prematura. Egli altro non ha fatto se non chiedere che TUTTI potessero “dare un segnale”. Tantissimi cittadini comuni gli hanno espresso solidarietà, alcuni politici gli hanno promesso sostegno, il Prefetto ed i Magistrati gli hanno garantito il massimo sforzo per arrivare a scoprire l’assassino. Era, dunque, un segnale quello che si aspettava Mario Congiusta, nel momento in cui, giunti alla prima fase del processo che vede alla sbarra i presunti responsabili della morte di Gianluca, ha informato una serie di soggetti istituzionali, Enti territoriali ed associazioni di tali Enti, che di li a poco sarebbe stata celebrata l’udienza preliminare, ed ha invitato i responsabili di Regione, Provincia e Comune (oltre all’associazione dei Comuni ed a quella dei Sindaci), a costituirsi parte civile. È appena il caso di osservare che l’udienza preliminare, svolgendosi in camera di consiglio, non è pubblica, e della sua celebrazione vengono avvisati soltanto gli imputati e le persone offese oltre al Pubblico Ministero ed ai difensori. Quelli che ha ricevuto, quindi, Mario Congiusta, e che tutti hanno potuto osservare e commentare, sono appunto i “segnali” che ogni “chiamato” ha voluto dare.

   Credo che a questo punto sia indispensabile una digressione in materia di procedura penale: la parte civile, in un processo penale, è solo “eventuale”. È infatti consentito, nel nostro ordinamento, alle persone offese dal reato, ed agli altri soggetti che si ritengono danneggiati da un reato, di avanzare una pretesa risarcitoria di natura civilistica nell’ambito di un processo penale a carico del presunto autore di quel reato; quindi se (per esempio) un Comune ritiene di sentirsi danneggiato quando nel proprio territorio si sparano fucilate contro le persone, si chiede il pizzo, si compravendono sostanze stupefacenti, e si commettono molti altri gravi reati, il tutto avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo (di una consorteria mafiosa) e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, questo Comune può, se lo ritiene, chiedere al Giudice che sta celebrando il processo, di potervi prendere parte per essere risarcito del danno subito, qualora dovesse intervenire la condanna dell’imputato.

   A ciò deve aggiungersi che nel nostro territorio, di recente, in altri processi tale attività è stata svolta anche solo per esprimere una collocazione (comunque contro la mafia).

   Onde per cui quando Mario Congiusta ha domandato alle Autorità ed ai rappresentanti dei cittadini di presentarsi davanti al Giudice per schierarsi in giudizio contro coloro che sono accusati di aver commesso l’omicidio in un contesto “MAFIOSO”, non ha fatto altro che chiedere ai rappresentanti delle pubbliche amministrazioni di dare un SEGNALE CONTRO LA MAFIA, prescindendo ovviamente dal risultato processuale, imprevedibile.

   Poi, dato che alcuni hanno aderito (più o meno volontariamente), altri hanno glissato, altri ancora hanno detto NO, ecco che ne è nato il “Caso Congiusta”.

   E’ chiaro: la decisione di rinunciare a costituirsi parte civile da parte del Sindaco di Siderno, cui hanno espresso sostegno e solidarietà tutti gli esponenti della maggioranza del Consiglio Comunale di Siderno, comunque motivata, ha generato per un verso l’attacco mediatico (più o meno condivisibile) alla sua persona, ed ha consentito (dopo) a molti altri (in un primo tempo ignavi) a schierarsi (oramai) in ritardo, svilendo il vero significato dell’atto (costituzione di parte civile contro la mafia) sollecitato da Mario Congiusta.

   Ciò ha generato un problema politico, grave a mio avviso, ed in quella sede deve essere risolto. La decisione riguardante Siderno, assunta con una procedura che non ha neppure consentito l’interessamento dell’intero Consiglio Comunale, a meno che non la si voglia leggere alternativamente, è certamente stata dettata da esigenze di natura politica, note, in questo caso, alla sola maggioranza consiliare. Io penso che neppure il comitato spontaneo che sta raccogliendo le firme per far inserire negli statuti dei Comuni della Locride l’obbligatorietà della costituzione di parte civile in casi simili a questo, stia facendo la cosa più opportuna; nonostante si tratti di ciò che Congiusta a voce alta chiede. E poi che senso avrebbe “preferire” per questa scelta i comuni Locridei e gli altri no? Forse si crede che reati di mafia possano essere, e siano, commessi solo in questa terra?

   Io sono proprio contrario a che si modifichino gli statuti degli enti pubblici per inserire un obbligo che preferibilmente tale non deve essere; e ribadisco che è utopistico attendersi da ogni amministrazione la modifica in tal senso; ciò perché da una parte non è possibile un’imposizione da parte di chicchessia, e poi non vedo come possa fare (ad esempio) il Comune di Siderno che appena pochi mesi addietro ha già respinto una richiesta di modifica in tal senso presentata da alcuni consiglieri di minoranza. Forse c’è qualcuno che può imporre un così repentino dietro-front? 

   Credo che una soluzione “tecnico-giuridica” a livello legislativo possa garantire la migliore genuinità delle scelte future.

   Si ha presente il “terzo tempo” del rugby? Ci si ricorda quando, qualche mese fa, i giocatori della Fiorentina, prendendo esempio dai rugbisti, hanno dato una dimostrazione di lealtà e spirito sportivo al termine di una partita di calcio (tra l’altro persa) attendendo i giocatori avversari all’uscita dal campo per scambiarsi complimenti? È stato certamente un bel gesto.

   Appunto, il gesto; se spontaneo ha un significato, ma ora che la Federazione l’ha imposto? Siamo certi che un obbligo sia equiparabile ad un atto genuino? Il “FairPlay” non è tale se non è sincero. La piena democrazia, e la libertà che ne deriva, necessita del coraggio delle scelte.

   Non dico che sia l’uovo di Colombo, ma quello che alcuni mie amici, ai quali ho rappresentato l’idea, hanno battezzato “comma Pedullà”, potrebbe rappresentare la soluzione più democratica e trasparente.

   Partiamo da ciò che già esiste. Il Legislatore ha già previsto la possibilità (non l’obbligatorietà), specificandone i casi, che alcuni soggetti si costituiscano parte civile equiparandoli alle persone offese dal reato; ad esempio la legge 104/92 , art. 36, dispone che quando vittima (offeso) di qualunque delitto doloso contro la persona, o di una rapina o di un atto osceno, sia una persona portatrice di handicap, è ammessa la costituzione di Parte Civile del Difensore Civico nonché dell’associazione alla quale risulti iscritta la persona handicappata;

poi, con la legge 108/96, art. 10, è statuito che nel giudizio penale relativo ai reati di usura, possano costituirsi parte civile anche le associazioni e le fondazioni riconosciute per la prevenzione del fenomeno dell’usura iscritte nell’elenco tenuto dal Ministro del Tesoro;

più di recente, con legge n. 152/2006, art. 311, è stabilito che il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio agisce, anche esercitando l’azione civile in sede penale, per il risarcimento del danno ambientale. (anche se va osservato che la disciplina precedente (L. 349/86 art. 18) legittimava pure Regioni, Province e Comuni all’esercizio del diritto).

   Lo stesso vale per la CONSOB, in relazione ai reati finanziari per i danni cagionati all’integrità del mercato (art. 187 undecies L. 58/98), e per le associazioni che perseguono la tutela di interessi in materia di maltrattamento di animali (L. n. 189/2004 art. 7). Tutti, comunque, sono condizionati da quanto previsto dall’art. 93 del codice di procedura penale, che subordina tale facoltà al consenso che la persona offesa deve prestare. 

   Quindi ritengo che sia più giusto, per evitare di compiere atti dettati dall’emotività, ed anche per impedire assurde discriminazioni territoriali, che l’indicazione venga data dal Parlamento attraverso l’inserimento del comma 8 all’art. 419 del codice di procedura penale.

Per rendere efficace tale modifica sarebbe sufficiente approvare una legge che dovrebbe recitare così:

   “dopo il numero 7) dell’articolo 419 del codice di procedura penale è aggiunto il seguente:

   “8) Quando tra gli articoli di legge di cui alla lettera b) dell’art. 417 è contemplato l’art. 416 bis del codice penale, il Giudice fa notificare l’avviso di cui al comma 1) ai legali rappresentanti delle Regioni, Province e Comuni nei cui territori sarebbero stati commessi i fatti enunciati alla lettera b) dell’art. 417, ove non siano già stati indicati tra le persone offese dal reato ai sensi della lettera a) dello stesso articolo. Agli Enti così individuati si applica, in quanto compatibile, la disposizione dell’art. 90”.

   In futuro non ci sarà bisogno di appelli più o meno disperati da parte di nessuno, e già questo toglie di mezzo la possibilità che si possa favorire o meno qualcuno; poi non sussisterà il bisogno di domandare inutili punti di vista; si tratterà soltanto di convocare i rappresentanti del popolo, i consiglieri, e di chiedere loro di esprimere il voto favorevole o contrario, pubblicamente (davanti al popolo).

   In un solo colpo si smaschererebbero coloro che (in assenza della legge da me auspicata) avrebbero agito si, ma soltanto perché obbligati dallo statuto (magari intimamente contrari), come pure gli altri che non avrebbero agito trincerandosi dietro qualche destriero da rappresentanza.

   Ognuno sarebbe, così, obbligato ad esprimere la propria opinione, ed a prendersi coscientemente (secondo coscienza, si spera) la responsabilità che gli compete per essersi candidato a rappresentare il popolo sovrano.

Umberto Pedullà