Rassegna stampa sull’invito di Mario Congiusta agli Enti

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Rassegna Stampa 

   Dazebao l'informazione on line – Roma,Italy

Riace, comune anti ‘ndrangheta

Domenico Lucano, sindaco di Riace il paese dei bronzi, ha deciso di costituire il comune che dirige parte civile nel processo per l'assassinio di Gianluca Congiusta, imprenditore ucciso dalla 'ndrangheta a Siderno (RC) nel 2005.  Maria Grazia Laganà Fortugno, vedova del vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria assassinato il 16 ottobre 2005 dalla 'ndrangheta ha dichiarato:  "Sono con la massima partecipazione a fianco del sindaco di Riace che, primo fra tutti, e sganciato da ogni consorteria, ha deciso di convocare il consiglio comunale con la proposta di modificare lo statuto e prevedere l'obbligo dell'ente dallo stesso guidato a costituirsi parte civile in tutti i processi di mafia" e ancora "L'azione del sindaco Lucano va vista come un segnale fondamentale per la coscienza civile della Locride e deve servire da monito per quella classe politica che ritiene opportuna la 'pacifica convivenza', e spesso dimentica chi ha perso la vita perché, quella pacifica convivenza, l'ha rifiutata con tutte le forze".

Riace, poco meno di duemila abitanti, è l'unico Comune che ha risposto all'appello lanciato da Mario Congiusta, il padre di Gianluca, e da alcuni giovani della Locride. Lucano, sindaco dal 2004, ha recentemente incontrato Mario Congiusta ed ha convocato una seduta del Consiglio comunale con un solo punto all'ordine del giorno: la modifica della Statuto e l'inserimento di una nuova disposizione che impegna il Comune a costituirsi parte civile in tutti i processi per mafia della Locride.

  

  

  

DA CALABRIAORA

Alla fine lo hanno lasciato solo. Solo con i sette della “sua” maggioranza. E la modifica allo statuto comunale è andata a farsi benedire.

Sono le sei e venti di ieri sera. Il segretario sentenzia: «Manca il numero legale. La seduta è da considerarsi deserta». Accanto a lui il sindaco di Riace, Domenico Lucano, è impassibile. Tra le mani gira e rigira i sette fogli del suo intervento. Era stato il primo, e finora unico, sindaco della Locride a firmare la proposta del Comitato spontaneo per il diritto alla vita e alla giustizia. Un gruppo di ragazzi, tra cui anche il padre di Gianluca Congiusta, che raccoglie le firme per convincere gli amministratori locali a costituirsi parte civile nei processi di mafia. «Presto passerò dalle parole ai fatti – ci aveva detto Lucano -. Ho già fissato per il 22 gennaio il consiglio comunale». Eccolo, il 22 gennaio. Doveva essere un giorno da ricordare. Ma, alla fine, la terra sotto i piedi del primo cittadino è franata. I due terzi dell’assemblea, necessari per metter mano alla carta fondamentale del Comune, sono venuti a mancare. I due gruppi di minoranza, “Nuovi orizzonti per Riace” e “Il Giglio”, hanno disertato. Così come l’ex vicesindaco Fernando Carnà, nel gruppo misto dopo l’addio polemico alla maggioranza, il nono “uomo” che avrebbe permesso di deliberare.

In una dura lettera messa agli atti, lo stesso Carnà, dopo aver gridato il suo «no alla mafia», accusa di «arroganza» il primo cittadino. «Ha deciso tutto da sé» scrive. E ancora, scomodando Machiavelli: «Non sempre il fine giustifica i mezzi. In questo caso il fine, la costituzione di parte civile, è giusto. Ma il mezzo no». Accuse che riecheggiano nell’aula. E che fanno il paio con quelle della lista “Il Giglio”: «Non siamo stati interpellati direttamente – protestano -. E comunque la maggioranza non ha nemmeno i numeri per modificare lo statuto». «E’ vero» commenta Lucano sconsolato prima di leggere le sue di considerazioni. Sette pagine fitte, scritte con inchiostro blu e dalla calligrafia gentile. «La mia – esordisce il primo cittadino riferendosi alla sua firma all’appello on-line di Congiusta – è stata una semplice, spontanea, e del tutto normale adesione ad una sacrosanta richiesta di verità e giustizia da parte di persone che di questo impegno stanno facendo la missione e il motivo della loro esistenza». E poi, come per replicare alle accuse di essersi voluto fare pubblicità, specifica: «Non avrei mai immaginato di essere l’unico sindaco tra i 42 che compongono l’assemblea dei comuni della Locride a sostenere una legittima e chiara richiesta. Non era – continua – un’azione orientata alla ricerca di visibilità». «Normale» è la parola che ripete Lucano. Un gesto «normale», un’adesione «normale». «Ma forse – ironizza – la normalità, la solidarietà, l’immedesimazione nelle sofferenze altrui in questi nostri territori diventano un fatto straordinario». Poi il sindaco torna a tuonare contro la ‘ndrangheta e a denunciarne la commistione con la politica: «La costituzione di parte civile impegna la pubblica amministrazione a partecipare ai processi, magari proprio contro chi ha sostenuto direttamente o indirettamente le nostre candidature, in quell’intreccio affaristico-mafioso che decide nelle nostre fragili comunità». Torna, Lucano, anche sui silenzi dei colleghi. E ci ritorna non per arretrare o per rettificare, ma per rilanciare: «La mancata risposta dei singoli comuni, lo dico come cittadino, è stato inquietante». E, quasi rispondendo alla confessione del sindaco di Siderno di «aver paura», ribadisce che «timori e paure non possono giustificare i nostri comportamenti poco responsabili su decisioni di estrema importanza».

Il sindaco del paese dei Bronzi vuole essere ancora più chiaro: «Nelle scadenze elettorali, spesso per consolidare e prolungare i nostri mandati pro-tempore, facciamo il possibile e l’impossibile. Qualsiasi compromesso è giustificabile».

Quindi l’appello a esser chiari, a «dire esplicitamente da quale parte stiamo» nella lotta alla ‘ndrangheta: «Una stragrande maggioranza di noi – denuncia infine Lucano – non vede, non sente e non parla. E inevitabilmente si diventa complici dello sviluppo del fenomeno mafioso».

Il consiglio comunale che non c’è stato diventa un’assemblea pubblica. Mario Congiusta preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno. «Credo e spero che al prossimo consiglio comunale la modifica allo statuto passi, aldilà delle polemiche sul metodo. Ma voglio sfatare anche qui un falso mito. La costituzione di parte civile non costa. Zero. Non ci sono spese». Schiuma rabbia invece Giovanni Maiolo, portavoce regionale dei Giovani Comunisti: «E’ scandaloso che Lucano sia stato lasciato solo dalla minoranza e dagli altri sindaci. E mi scandalizza il silenzio delle amministrazioni comunali di centrosinistra, come, per esempio, quella di Monasterace. Che prima sembrava favorevole alla proposta di modificare gli statuti, poi ha ritrattato».

E ora? Se ieri sera lo chiedevi a Lucano, ti rispondeva con un «vediamo» mentre un vento gelido sferzava il centro storico di Riace.

Agostino Riitano

Il Comitato dei Sindaci sulla costituzione di parte civile

di aristide bava da www.promomediaonline.tv

Il Comitato dei sindaci della Locride, presieduto da Salvatore Galluzzo, sindaco di Gerace, ha deliberato all’unanimità il parere favorevole alla costituzione di parte civile nel processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta, anche se ha espresso parere contrario alla modifica degli statuti per inserire l’obbligo di costituzione in tutti i delitti di mafia. Lo ha fatto al termine di una riunione nel corso della quale, tra l’altro, i sindaci hanno anche espresso solidarietà all’Amministrazione comunale di Siderno, che in quest’ultimo periodo è stata oggetto di forti accuse per la sua precedente decisione di non costituirsi autonomamente parte civile nel processo in questione.
La decisione positiva del Comitato dei sindaci è stata deliberata come «segno che il danno compiuto dalla ’ndrangheta sul territorio non danneggia un singolo comune ma tutto il comprensorio». Ed è per questo – sostengono i sindaci – che la Locride deve reagire in modo unitario.
Una decisione bene accetta anche dal sindaco di Siderno, Alessandro Figliomeni che non solo non ha avuto alcuna difficoltà a modificare la sua precedente decisione (anche perché, in questo senso, aveva avuto mandato dalle forze politiche che sostengono la sua maggioranza di centrodestra), ma ha anche avanzato una proposta, accettata dagli altri sindaci, di sollecitare la Prefettura di Reggio Calabria ad indire la riunione del Comitato di indirizzo per la sicurezza e la legalità, al fine di costituire un organismo per il contrasto al racket, all’usura e favorire la libertà d’impresa. Intanto, dopo la decisione del Comitato dei sindaci, I partiti della coalizione sidernese di centrodestra, hanno diramato un comunicato stampa in cui dichiarano di aver «preso atto con soddisfazione della determinazione assunta dal comitato dei Sindaci che all’unanimità hanno espresso parere contrario alla richiesta di modifica degli statuti per l’inserimento dell’obbligo di costituzione di parte civile in tutti i processi di mafia». E plaudono alla solidarietà espressa al sindaco Figliomeni e all’intera Amministrazione Comunale di Siderno per le aggressioni ricevute attraverso alcuni organi di stampa, che a parer loro sono da definirsi «ingiustificate» e considerano giusta e razionale la decisione presa dal comitato dei sindaci di costituirsi parte civile nel processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta, motivata dal presidente Galluzzo con la considerazione che il danno all’immagine è di tutto il territorio locrideo».
Nel documento, i rappresentanti di Alleanza nazionale, Forza Italia, Nuovo Psi e Udc , firmatari della nota, «fanno proprie le determinazioni assunte dal Comitato dei Sindaci in ordine alla necessità di affrontare uniti i gravi problemi che assillano l’intero territorio in materia di ordine pubblico e lotta alla criminalità che frenano lo sviluppo, la crescita economica, sociale e culturale della comunità. Condividono la sollecitazione fatta dal sindaco di Siderno alla Prefettura di Reggio Calabria per indire la riunione del Comitato di indirizzo per la sicurezza e la legalità, al fine di costituire un organismo per il contrasto al racket, all’usura e favorire la libertà d’impresa» e quindi, invitano l’Associazione dei sindaci «a continuare nella sua missione con la responsabilità finora dimostrata, respingendo i tentativi di devianza politica che si sono destati strumentalizzando un doloroso evento avvenuto nella nostra città».

Comitato dei Sindaci: ”si alla costituzione di parte civile”
tratto da www.larivieraonline.com
Comitato dei Sindaci della Locride, presieduto da Salvatore Galluzzo, sindaco di Gerace, ha deliberato all’unanimità il parere favorevole alla costituzione di parte civile nel processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta.
Dopo più di un ora di riunione e la espressa solidarietà di tutti i sindaci all’Amministrazione sidernese per gli attacchi subiti da parte della stampa, il Comitato ha deliberato il parere favorevole alla costituzione, come segno che il danno compiuto dall ’ndrangheta sul territorio non danneggia un singolo comune ma tutto il comprensorio che unito deve reagire.
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NDRANGHETA/ CONGIUSTA, SINDACO SIDERNO: ERO TERRORIZZATO

Ed il Comune non si costituì parte civile (CalabriaOra)

postato 7 ore fa da APCOM

 

Locri (Reggio Cal.), 15 gen. (Apcom) – "Lo volete proprio sapere? Ero terrorizzato… ho moglie e figli…e qui è morta tanta gente. Ho pensato: e se mi ammazzano? E allora ho scelto di non far costituire il comune parte civile".

A dirlo, ieri, al quotidiano CalabriaOra, è stato il sindaco di Siderno (RC), Alessandro Figliomeni, al termine della riunione del Comitato sindaci della Locride, nella quale ha votato come tutti gli altri per costituirsi parte civile, come Comitato, nel processo per l'omicidio di Gianluca Congiusta, assassinato a Siderno nel maggio 2005.

Il mese scorso, il Comune di Siderno decise invece di non costituirsi parte civile nel processo Congiusta dopo aver acquisito un parere dell'ufficio legale, nel quale si leggeva, tra l'altro, che l'omicidio era stato commesso da elementi che non erano riconducibili alla criminalità locale. Principale accusato per il delitto, invece, è proprio un boss sidernese, Tommaso Costa.

Ieri, a CalabriaOra che gli chiedeva conto del perché avesse detto no alla costituzione di parte civile come Comune e sì, invece, all'interno del Comitato dei sindaci della Locride, Figliomeni ha ammesso di essersi tirato indietro per paura.

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 ITALIA dei VALORI

IL PUNTO E’…..

La vicenda di Mario Congiusta, per certi aspetti, è molto emblematica e, comunque, traccia ed evidenzia la situazione in cui si vive e si opera in Calabria. Un  dato che, pur in presenza di maggiori o minori implicazioni, può ritenersi esistente in tutta la Regione. Il dato inquietante che emerge da tale vicenda è la difficoltà delle istituzioni a sostenere una battaglia legittima, corretta e, sicuramente, apprezzabile. La difesa della legalità e della libertà non ha colori, appartenenze o possibili motivi per fare dei passi indietro. Ebbene, nella Locride gli enti locali, escluso qualcuno, hanno fatto un pericoloso passo indietro. La costituzione di parte civile non è legata al risultato processuale: è la dimostrazione esterna che le istituzioni, le associazioni, i cittadini intendono percorrere, senza tentennamenti, la strada del pieno rifiuto alle illegalità o, comunque, alla rassegnazione di subire, in silenzio, il condizionamento mafioso. Il dato è questo. La risposta la conosciamo tutti.

L’inquietante messaggio della Locride non rende, sicuramente, la Piana esente da problemi del genere. Anzi! Le ultime vicende hanno dimostrato che il condizionamento è forte e si estende anche all’interno dei gangli istituzionali. Un dato di fatto che non può nascondersi se si vuole esaminare e valutare il problema con coraggio ed oggettività.

Questo, comunque, è il risultato di una politica visibilmente debole e di una mancanza di controllo, serio ed approfondito, del territorio. Il primo dato è sotto gli occhi di tutti. Manca un programma unico, risulta totalmente assente il rapporto tra i cittadini e chi deve decidere le sorti di questi, non vi è un raccordo tra gli enti locali e tutte le altre istituzioni, non si riesce a parlare una lingua comune, che abbia come espressione di esclusivo riferimento la legalità, la concertazione, lo sviluppo compatibile, la crescita sociale ed economica, la indicazione delle priorità e la programmazione a breve e lunga scadenza. Si vive alla giornata e senza riuscire a pensare, creare o realizzare un progetto che possa interessare l’intero territorio e con la concertazione di tutti i principali protagonisti. Si subisce la nomina e, comunque, l’imposizione di Commissari che vengono da fuori, non conoscono l’ambiente e la reale “situazione” ove dovrebbero intervenire, non sono, principalmente, collegati con le altre parti, che dovrebbero partecipate alla realizzazione concreta delle iniziative. Ed, allora, si assiste al balletto delle riunioni, delle contrapposizioni, delle idee progettuali solo annunciate, delle conferenze senza contraddittorio, degli articoli di giornale e di tante altre “passerelle” che, però, nulla di concreto portano ai cittadini calabresi. Come se in questa regione, che ha esportato ed esporta “cervelli” in tutto il mondo, non vi siano persone capaci o degne di agire nell’interesse esclusivo della collettività. Però, pur in presenza di tanti Sindaci capaci ed onesti, di tanti politici veri, tutto tace e si ferma alla semplice esteriorizzazione giornalistica o, semplicemente, propagandistica. Così la coscienza di ognuno viene soddisfatta. Bene le marce di solidarietà che dimostrano la esistenza della parte sana e la voglia di reagire. Ma, poi tutto tace. Alle manifestazioni di intenti è indispensabile che vi sia poi il processo del fare e della realizzazione delle cose e delle opere. Altrimenti, tutto è falsato.

Le recenti vicende e tutto quello che “ogni padre conosce della propria casa”, sono la dimostrazione di una palese carenza di evidente presenza delle istituzioni. La criminalità è come la malattia o l’infezione. Se si previene il danno non esiste e non si manifesta. Se si contrasta subito si abbatte prima. Se si lascia avanzare diventa difficile combatterla ed a volte non vi sono le terapie o i farmaci adatti. Nella Piana siamo, in alcune zone, in quest’ultimo stadio. Quando, le lobby affaristiche si intrecciano con tutti e tutto quello che può portare denaro, l’intervento delle Forze dell’Ordine diventa, spesso, difficile ed inefficace. Le “zone grigie” sono cosi estese e radicate nel tessuto sociale che diventa quasi impossibile distinguere tra il bianco e il nero.

Solo un segno deciso verso la legalità e la libertà può consentire che le manifestazioni di intenti di moltissimi calabresi possano divenire un progetto serio e condiviso. Ed, anche, in tale direzione è necessario che ognuno faccia il proprio dovere sino in fondo, che le scelte vengano discusse e dibattute sul e con il territorio, senza condizionamenti esterni, che la classe politica riprenda la sua dignità e libertà, e decida la vera ed unica strada da percorrere. Solo così si può pensare alla risalita.

AREA della PIANA DI GIOIA TAURO

 

 

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Tamarri si diventa, non si nasce

Tento di spiegare, più che ad altri a me stesso, il senso e le ragioni POLITICHE e CLASSISTE che stanno alla base della NON costituzione di parte civile nel processo Congiusta da parte dell’Amministrazione comunale di Siderno e della mancata solidarietà di cittadini sidernesi a un padre sidernese che chiede giustizia per l’assassinio di suo figlio, perpetrato in nome di un’arroganza definita mafiosa, ma che meglio si inscrive in una forma di follia personale e sociale che pervade sin dal tempo dell’unità nazionale una frangia delle popolazioni meridionali e siciliane. La cultura che ha espresso il delitto Congiusta non è quella de "La cavalleria rusticana" e nemmeno quella della guerra dei clan di Chicago al tempo del proibizionismo. Chi ha letto “I promessi sposi” ricorda certamente che don Rodrigo fece intimorire dai bravi don Abbondio e in appresso con i suoi maneggi costrinse alla fuga Renzo e Lucia, ma, pur avendo la forza per farlo (il sistema giuridico allora vigente gli avrebbe assicurato l’impunità), non li fece ammazzare. Manzoni colloca la vicenda intorno al 1630. Da quell’anno sono passati quattro secoli, e purtroppo fra noi c’è ancora gente che ragiona peggio di don Rodrigo, usa logiche risalenti a un millennio ancora più lontano, al tempo della caduta di Roma e delle invasioni barbariche.
Sulla decisione negativa dell’Amministrazione comunale sidernese si è scatenato il direttore di ’Calabria Ora’ che, con la sua consueta foga narrativa e con una puntuale enumerazione dei fatti, ha descritto una quota della classe politica sidernese, secondo me quella che alle prossime elezioni potrebbe fare ombra ai politici locresi che, con l’aiuto di Roma tanti allori hanno mietuto nonostante i loro meriti fortemente negativi. ’Calabria Ora’ è andata a ruba, gli oppositori politici (ma non sociali) dell’Amministrazione si sono sentiti vendicati. Gli aspiranti al ricambio amministrativo sidernese hanno ballato in piazza la tarantella ’dei giganti’ .
A proposito di ’ndrangheta, della sua azione politica e della sua base sociale, credo che bisogni aggiornare le analisi. Ciò sicuramente per quanto riguarda Siderno, ma credo anche per altri luoghi di antica tradizione ’ndranghitistica, come la Piana, Reggio, Nicastro, Sambiase, Cutro etc.
La ’ndrangheta di Siderno è un organismo scaltrito da un secolo d’esperienza politica. Nei ricordi della generazione che precedette la mia, qualche anno prima della guerra e del fascismo i notabili sidernesi impiegarono la ’ndrina di Mirto contro gli accoliti dei notabili di Locri (allora Gerace Marina), tanto che fu mandato l’esercito per ristabilire l’ordine pubblico. Il passaggio da ’ndragheta contadina a capitalismo a mano armata è venuto dall’emigrazione contadina. La ’ndragheta sidernese è andata a scuola dalla mafia italoamericana e si è fatta moderna in senso capitalistico tra New York e Toronto. Conseguentemente opta per la dissuasione. Ricorre alla violenza e all’assassinio soltanto quando la dissuasione non è praticabile. Secondo le indagini e le analisi di Nicola Gratteri ("Fratelli di sangue"), la ’ndranfgheta calabrese agisce come una grande S.p.A, con propri agenti accreditati nei luoghi in cui viene prodotta l’eroina e gode di una situazione di quasi monopolio quanto alla distribuzione in molti paesi. Ovviamente in ciò agevolata dall’abbattimento delle frontiere fra i 27 paesi dell’Unione Europea. Aggiunge Gratteri che, in materia di incassi, il locale di Siderno primeggia. E ha ragione. Siderno è inondata di soldi. A mio ricordo non c’è mai stata altrettanta capacità di spesa. Un confronto in tema di capitali impiegati è possibile soltanto con gli anni in cui è sorta la Marina sulla spinta dell’esportazione olearia. Regnanti i dissacrati Borbone, in appena venti anni furono costruite case, palazzi, la chiesa madre, strade, pubbliche fontane e piazze, per i 5.000 e più nuovi abitanti (il primo piano regolatore cittadino è del 1848; l’attuale centro del paese rispetta ancora l’originario disegno degli ingegneri borbonici).
Non vorrei che quel che sto per dire venga inteso come un’esaltazione del sistema mafioso. Però bisogna comunque dirlo: gli imprenditori di estrazione mafiosa che operano sul mercato legale rappresentano una specie che si è fatta rara in un Meridione mortificato e inquinato dall’unità con la Toscopadana. Bisogna, poi, correttamente registrare che a partire dalle privatizzazioni volute dall’Unione Europea, in Italia il malaffare non è un privilegio della mafia. C’è una illegalità diffusa che opera all’ombra della legge e con l’aiuto del governo. L’esempio del sistema bancario, che in poco più di dieci anni – non si sa come – ha decuplicato il capitale proprio, non è il solo caso che si possa offrire alla meditazione del giovane disoccupato.
Tornando alla NON costituzione di parte civile nel processo Con-giusta, mi viene difficile immaginare che una ’ndrangheta così esperta delle cose del mondo e così integrata nel sistema politico ed economico italiano – il quale accetta riconoscente la pax mafiosa, i voti dei capibastone e dà spazio ai danari provenienti dai traffici illeciti – abbia deciso di darsi la zappa sui piedi, rifiutando un atto di pura routine, qual è quello di abbaiare alla luna.
C’è dell’altro, sicuramente. La spiegazione che mi gira in testa è che Siderno sia stata infettata dalla ’ndragheta calabrese di più recente battesimo, la quale somiglia più alla camorra napoletana che alla mafia siciliana. Prendiamo a esempio Locri. Qui la ’ndragheta non esisteva fino alla nascita dell’Ospedale. A partire dal momento che cominciarono ad arrivare soldi da Roma, la ’ndrina locrese è salita agli onori del mondo per gli assassini in nome della carriera e per il borseggio di medicine e strumenti medici. Quando è nato questo nuovo tipo di mafia, un sidernese di antico pelo l’ha giudicata un fottisterio di danaro pubblico, tipico della camorra urbana esistente a Napoli prima del fascismo e risorta democraticamente e costituzionalmente dopo la caduta del fascismo, anziché qualcosa simile alla compaesana ’ndrina di Mirto, di Salvi, di Ferraro.
In un articolo di due anni fa, ho chiamato con il sostantivo ’tamarria’ questa nuova cultura, la quale è fatta di atteggiamenti rozzi, che sottintendono e incorporano una sfida e il disprezzo per l’interlocutore esterno al giro; che usa un linguaggio volutamente aggressivo, comportamenti provocatori, prepotenti e l’uso del tritolo, con vetrine che saltano, con automobili che bruciano, con impianti devastati; che ricorre all’assassinio  per motivi che a ben guardare risultano futili.   
La legge elettorale che prevede l’elezione diretta del sindaco ha agevolato l’espansione politica della tamarria.
Questa legge pretende che il candidato sindaco diventi esso stesso un partito. Conseguenza necessaria: i candidati consiglieri sono elevati al rango di grandi elettori. Il placet della famiglia mafiosa egemone non basta più a fare un sindaco, bisogna altresì che i grandi elettori confluiscano sul nome del candidato. Insomma sarebbe nato un clientelismo sub’ndraghetistico. Più è diffusa la cultura di fare profitti mercé l’uso di prepotenze tamarre, tanto meno si realizza una cieca ubbidienza  alla ’drina madre. Giri, trucchi, logge massoniche d’incerta caratura hanno preso il posto della disciplina mafiosa, quella in base alla quale Ntoni Macrì e i suoi gregari ressero l’ordine pubblico a Siderno tra il 1944 e il 1945, agli ordini di don Vincenzino  Albanese, a cui la massoneria americana aveva conferito la sovraintendenza di Siderno.
Secondo me, tra il 1944 e il 2007, la cultuta dell’illegalità è cresciuta a Siderno tra personale organico e accoliti da 100/150 persone a oltre sei o settemila persone.  
Siamo a un tale disastro che la questione della mondezza di Napoli appare una quisquiglia. Ed è proprio Napoli a offrire la prova che la canzonetta antimafia della sinistra elettorale è stonata. La sinistra toscopadana al Sud chiede soltanto voti, meno che mai politica. "Ruba se vuoi, ci dice, ma vota a sinistra per la gloria delle cooperative rosse e per le guide alpine del Sud Tirolo". Se per caso in questa contribuzione elettorale capita che il  voto della ’ndrageta vada a sinistra, come nel caso di Loeiro – il Bassolino calabrese –  la sinistra  volta la faccia. Non vede. In effetti chi chiede voti non può lottare la mafia, anzi deve compiacerla.  Peraltro, la votocrazia, l’anarchismo commerciale, il garantismo giudiziario, l’involuzione della funzione statale dal servizio pubblico al patrocinio dell’usura bancaria e alla promozione  del consumismo,  rendono la politica di sinistra una pura declamazione.
Atene, Siracusa, Roma crollarono nel momento in cui erano più libere e più ricche. Siamo arrivati anche noi all’accoppiata maledetta. Certo, a voler scrutare nella sfera di cristallo, bisogna dire con Lorenzo de’ Medici che "del doman non c’è certezza" o con Popper che "la società è aperta". Può accadere tutto l’imprevisto e non realizzarsi alcunché del previsto. Ma questa filosofia quietista è vera a metà. Per la mia formazione vichiana, storicista, il presente si  vede nel passato, il futuro si legge nel presente.  Quando scruto la mia sfera di cristallo, vedo morire violentemente giovani, la cui vita non si ripeterà, vedo la giustizia inefficiente eppure compiaciuta si sé, vedo la natura crollare e vacillare l’artificio che la vorrebbe puntellare. Vedo la collettività a cui appartengo, piagata,  marcire nella rassegnazione. Vedo la miseria incombente. Vedo pagliacci che vendono speranze in cambio di voti. Vedo soldi che corrompono le coscienze. Sicuramente non vedo la rivoluzione capace di ricostruire il Sud economicamente e culturalmente. Ne vedo, però, l’esigenza morale e civile. "Chi di speranza campa, disperato muore".
(14.01.2008)Nicola Zitara 

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Oggi, dopo tre-quattro giorni, pur restando in prima pagina l’ affaire Costa-Congiusta non è più l’apertura di CalabriaOra.

Abbiamo atteso diversi giorni prima di scriverne, perché ci sono diversi punti meritevoli di una certa attenzione, al riguardo.

 

– La prima cosa che viene in mente è: ma c’era bisogno della costituzione di parte civile di Mario Congiusta e della non-costituzione del comune di Siderno guidato da Alessandro Figliomeni, per stabilire che Siderno da molti anni è “cosa” dei Costa e dei Commisso?

La cosa, in loco, è forse sconosciuta? I lettori sidernesi di questo stesso giornale, come pure degli altri, gli ascoltatori, i telespettatori sono rimasti forse sorpresi?

Davvero, talvolta sono gli stupefatti a essere capaci di stupire.

– La seconda cosa davvero importante è che a CalabriaOra la direzione di Paolo Pollichieni oggi e, prima, già quella di Paride Leporace hanno “chiarito” a molti giornali, tv, radio, siti web calabresi cosa una testata giornalistica che voglia veramente dirsi tale non può assolutamente fare: lasciare che sia l’attualità (o, ancor peggio, la politica) a “dettare l’agenda”.
Càpita, certo, che ci sia un delitto importante o una cruciale seduta di Consiglio regionale: ma la cosa più logica e apprezzata pure dal mercato – faticosa, soprattutto quando ci si trova davanti a una realtà sparagnina quanto a mezzi, quanto a persone di qualità, quanto ad attendibilità delle fonti ma soprattutto quanto a Progetti Di Prospettiva – è sicuramente quella di “sparigliare le carte” e scegliere bene le notizie da valorizzare. E specialmente, per quanto possibile, di approfondirle, di non fermarsi alle “veline” di ogni colore politico che da molto tempo sono la maggior tragedia di un certo giornalismo.

E poi…. Poi, altre due cosette.

In questi giorni abbiamo letto e sentito di tutto.

La materia del contendere, è noto, è la mancata costituzione di parte civile dell’Amministrazione comunale di Siderno nel processo contro i Costa per l’uccisione del giovane imprenditore Gianluca Congiusta.

Ora, è notorio che i magistrati sul versante accusatorio siano molto ma molto cauti verso l’ipotesi di edificare un “santino” del giovane imprenditore sidernese ucciso, pare, per aver tentato di fare da mediatore rispetto a una richiesta estorsiva formulata dalla “famiglia” Costa nei confronti del futuro suocero. E questo malgrado l’intrepido coraggio di Mario Congiusta, il papà del povero Gianluca, giunto a sfidare le Istituzioni protestando in catene, al freddo e al gelo, nella pubblica piazza.

Però…

Però, certo, c’è da chiedersi se sia giusto che il sindaco della cittadina direttamente interessata da questo sangue ritenga di non “chiamarsi in causa” rispetto al processo. Se è normale che la decisione trovi, a tutt’apparenza, pesanti riverberi nella composizione del collegio difensivo del presunto capoclan Tommaso Costa.

Soprattutto, c’è da chiedersi cosa dicano i tanti “mondi” di riferimento, a vario titolo, di Alessandro Figliomeni.

Ehi, voi della Casa delle libertà: tutto normale, laggiù…?

Pssst, voi dell’Ordine degli Ingegneri: tutto ok? Qualcosa da dichiarare?

Ehi, presidenti di Giunta e Consiglio regionale: c’è mica da ridire?

Ohè, amici di Legautonomie: is it alright?

Se ve lo chiediamo, un motivo c’è. Non agitatevi.

Sì, perché mentre quest’opinionista, codesto collega, quel pontificatore s’interrogano sull’eccessiva flessibilità delle norme in materia, è sfuggita al debito rilievo una cosa a nostro giudizio importantissima. La previsione tassativa di costituirsi, sempre e comunque, in tutti i processi imbastiti per reati di mafia c’è già, per tutti gli Enti territoriali (Comuni inclusi, dunque). Se non giuridicamente, almeno politicamente.

Il riferimento giusto è la Convenzione “Istituzioni: doveri e diritti”, firmata il 13 marzo scorso a Palazzo Campanella da: Agazio Loiero (presidente della Giunta regionale); Peppe Bova (presidente del Consiglio regionale); Michele Traversa (presidente calabrese dell’Upi – Unione delle Province italiane – e presidente della Provincia di Catanzaro) e da altri presidenti di Amministrazioni provinciali tra i quali Pino Morabito, presidente della Provincia di Reggio Calabria, sul cui territorio fu commesso il delitto Congiusta; Salvatore Perugini (presidente calabrese dell’Anci – l’Associazione nazionale Comuni italiani – e sindaco di Cosenza); Tonino Acri (presidente calabrese di Legautonomie e consigliere regionale del Pd); Vincenzo Mazzei (presidente per la Calabria dell’Uncem – l’Unione delle Comunità montane).

Nella Convenzione pomposamente annunciata, ancor più pomposamente promozionata dai media di tutta la Calabria in un momento d’esiziale difficoltà della politica italiana tutta e di quella calabrese (Istituzioni incluse) ancor più greve, si legge tra l’altro di regole importanti come la modifica del Regolamento consiliare volto a sancire la <decadenza automatica da ogni incarico anche nel caso di semplice rinvio a giudizio per reati associativi di tipo mafioso>, una novità, si rileva, volta a riaffermare <la centralità della questione della lotta alla ‘ndrangheta e al malaffare in Calabria> (pagina 9).
Oh, bene. Parole sante.

Ma soprattutto, vedete, la Convenzione sancisce solo tre scarni ma essenziali punti.

E al punto 3 sapete che c’è scritto? Che il presidente della Giunta, i presidenti delle Province, I SINDACI (senza distinzione di colore politico, of course) e i presidenti delle Comunità montane <s’impegnano solennemente dinanzi all’intera comunità calabrese> a <dare corso alla costituzione in giudizio quale parte civile in tutti i processi di mafia e sino al terzo grado di giurisdizione>. E questo, a sancire una più definitiva “rottura” coi clan, <senza la possibilità di pervenire ad accordi transattivi giudiziali o stragiudiziali>.

Ehi, amici che firmaste la Convenzione: avete perso la memoria, la lingua o tutt’e due?

Ohè, caro sindaco Figliomeni: a margine della Convenzione, non ci sono annotazioni da cui risulti che l’Amministrazione comunale di Siderno si disCosta da quei contenuti, obietta qualcosa, rifiuta le prescrizioni che pomposamente vennero definite “un nuovo Patto per la Calabria”.

…Quindi?

Da ultimo, un “sofisma”, un “distinguo” che per qualcuno avrà del lezioso, ma per questo blogger no di sicuro.
E’ corretto che la costituzione di parte civile per un Ente locale, per un Ente territoriale sia sostanzialmente coattiva? Esistono profili di opportunità in base ai quali è più giusto che, anziché un “folder” indistinto, si possa / si debba valutare caso per caso?

Anche questa riflessione è meritevole di qualche attenzione, specie alla luce della presunzione d’innocenza che informa il nostro ordinamento giuridico. Ma anche per una questione più strettamente politica, visto che una disposizione di questo tipo (che presto potrebbe diventare una norma vera e propria) sostanzialmente costiperebbe quelli che sono i margini di manovra dei singoli Enti, dei singoli amministratori (tra l’altro, in barba allo stringente meccanismo fiduciario contraddistinto dall’elezione diretta da parte dei cittadini-elettori).
Comunque sia, questo blogger dice la sua.

Sì, troviamo giusto che questo “margine di manovra” venga ristretto, perché nella lotta alle mafie non ci sono sconti. La costituzione di parte civile nei processi di mafia a nostro avviso dev’essere automatica e obbligatoria per tutti gli Enti territoriali, come pure per gli Ordini professionali d’eventuale appartenenza degli imputati, perché la Piovra va sconfitta con tutti i mezzi leciti a disposizione e non ci sono, non possono esistere altre considerazioni in grado di sopravanzare quest’obiettivo di fondo. Il tutto purché, naturalmente, l’applicazione sia identica in ogni tempo e per ogni amministratore.

Intanto, la Provincia di Reggio Calabria fa sapere tramite l’assessore alla Legalità Michele Tripodi che prestissimo si costituirà parte civile nel processo contro il clan Costa e <in tutti i processi di mafia>: un ottimo segno, crediamo.

 [Fonte : Mario Meliado ]

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Siderno, 28.12.2007 | di Francesca Chirico

Siderno, il comune non sarà parte civile

 

Gli ha eretto un monumento per ricordarlo, ma al processo contro i suoi presunti assassini il Comune di Siderno non ci sarà. Per la sua costituzione di parte civile mancherebbero, a parere degli avvocati dell’ente, i necessari presupposti giuridici. Alla vigilia dell’udienza preliminare che il 2 gennaio schiererà nell’aula bunker del Tribunale di Reggio Calabria gli uomini e le donne del clan Costa di Siderno, l’invito rivolto da Mario Congiusta alle istituzioni locali sbatte contro un “no” duro da digerire. Anche se pronunciato con tutti gli accorgimenti del caso e confermando l’affettuosa vicinanza al papà e alla famiglia tutta di Gianluca Congiusta, il giovane commerciante sidernese assassinato il 24 maggio del 2005.  Di quell’omicidio, ma anche di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, danneggiamenti ed estorsioni ai danni di imprenditori locali, il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Antonio De Bernardo, ha chiamato a rispondere proprio il clan capeggiato dal boss Tommaso Costa, ritenuto mandante ed esecutore materiale dell’agguato ai danni di Gianluca. E in vista della prima udienza davanti al gup Daniele Cappuccio, “sicuro che l’Ente da Lei rappresentato voglia dare un segnale della volontà politica ed istituzionale di contrastare e combattere un fenomeno criminale che lede i fondamentali diritti sanciti dalla Carta Costituzionale e principalmente quello sacro della vita di tanti cittadini calabresi onesti”, Mario Congiusta aveva spedito a Comune di Siderno, Provincia di Reggio Calabria, Regione Calabria, Associazione dei Comuni della Locride e Comitato dei sindaci una copia della richiesta di rinvio a giudizio e l’invito a sedere, nel processo, tra le parti “offese”. Immediatamente accolto dalla Regione Calabria, l’invito è stato invece respinto venerdì scorso, per “difetto” giuridico, dal Comune di Siderno. Puntualizzando che “ovviamente l’Amministrazione comunale è sovrana nella scelta politica da operare circa la costituzione di parte civile per il reato di associazione mafiosa”, gli avvocati Antonia Vizzari, Vincenzo Luly e Antonio Ricupero hanno infatti espresso parere negativo sull’ipotesi di costituzione e la maggioranza consiliare guidata dal sindaco Alessandro Figliomeni ha deciso di esercitare la propria sovranità conformandosi ai consigli del pool che solitamente annovera anche la penalista Maria Candida Tripodi, in questo caso astenuta per incompatibilità. E’ il legale di fiducia del boss Tommaso Costa. Agli avvocati del Comune di Siderno non pare “che l’omicidio, seppur deprecabile e in danno di un cittadino onesto e laborioso, abbia provocato un qualsiasi tipo di danno all’immagine dell’Ente”, ed è loro “convinzione giuridica” che “non si sia determinata nella comunità sidernese una condizione di assoggettamento e di omertà derivante dalla forza intimidatrice di una cosca mafiosa”. Dunque, nessun presupposto per la discesa in aula. Mario Congiusta non commenta, limitandosi a citare l’ordinanza della Dda di Reggio – “Per avere fatto parte di una associazione di tipo mafioso denominata “ndrangheta” articolata in una organizzazione criminale a base familiare facente capo alla c.d. ndrina “Costa” ed operante nella città di Siderno e finalizzata, mediante la forza intimidatrice del vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento e omertà della cittadinanza, al controllo mafioso della zona di Siderno” – e a menzionare con gratitudine la Regione Calabria e l’associazione “Insieme si può” di Franco Minici che hanno deciso di unirsi alla sua battaglia anche davanti ai giudici. Sugli assenti e i refrattari, per il momento, solo il silenzio.

Ultimo aggiornamento ( Wednesday 09 January 2008 )

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Scritto da ucceo goretti   
Wednesday 02 January 2008
Omicidio Congiusta: al via udienza a Reggio Calabria(ANSA) – REGGIO CALABRIA, 2 GEN – Udienza davanti al Gup di Reggio Calabria per la richiesta di rinvio a giudizio per 18 persone, tra cui Tommaso Costa. E' indicato come il capo dell'omonimo clan e accusato dell'omicidio di Gianluca Congiusta, il commerciante ucciso a Siderno il 24 maggio 2005. Le 18 persone sono accusate di associazione mafiosa ed altri reati.
Tra le parti civili del processo non figura il
Comune di Siderno.

Ultimo aggiornamento ( Wednesday 02 January 2008 )

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Congiusta, Siderno Tace    
Scritto da Salvatore   
Sunday 30 December 2007
Silenzio a Siderno. Il giorno dopo la decisione del Comune di non costituirsi parte civile nel procedimento contro i presunti responsabili dell’omicidio del giovane imprenditore sidernese Gianluca Congiusta, non si registrano prese di posizione ufficiali da parte delle forze politiche locali. Nel parere dei legali del Comune, comunque,non ci sono veti. Si costituirà parte civile invece l’associazione “Insieme si può”, presieduta dal poliziotto Minici e che ebbe in Congiusta un convinto sostenitore…

Siderno tace. Il giorno successivo alla decisione del Comune di non costituirsi parte civile nel procedimento penale contro i presunti responsabili dell’omicidio del giovane imprenditore sidernese Gianluca Congiusta,
la cui udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 2 gennaio, non si registrano prese di posizione ufficiali da parte delle forze politiche locali. Tace la maggioranza, che dopo aver dato mandato al pool legale dell’ente di valutare l’opportunità di costituirsi parte civile, come sollecitato dal padre della vittima,Mario Congiusta, ha decisodi soprassedere dall’intento, e tace anche l’opposizione consiliare.A questo punto, il dibattito cittadino è incentrato sull’interpretazione
di questo silenzio. Improvvisa letargia da parte di tutta la classe politica cittadina,o implicita approvazione della decisione di non costituirsi partecivile? Lo scopriremo solo vivendo.Giova ricordare, però, che Mario Congiusta aveva indirizzato a tutti i consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione,la sollecitazione a costituirsi,
e ciò che riveste particolare rilevanza dal punto di vista metodologico, è il fatto che non sia stato investito della decisione il consiglio comunale nella sua interezza.
Ma tant’è. L’ultima voce ufficiale è quella dei gruppi di maggioranza, che attraverso un comunicato congiunto diffuso nella tarda serata di venerdì, hanno ulteriormente chiarito i motivi della decisione : «il collegio di difesa del
comune di Siderno ha evidenziato che previa visione degli atti, unitamente, esprime parere negativo in relazione alla costituzione di parte civile per il reato di omicidio (capo F), in danno di Gianluca Congiusta, per come contestato, in quanto lo stesso non rientra neanche tra quelle ipotesi (di risarcibilità del danno non patrimoniale). Da tanto discende che il Comune non ha legittimazione all’esercizio «dell’azione civile per le restituzioni e per il risarcimento del danno di cui all’art. 185 del codice penale che può essere esercitata nel processo penale dal soggetto al quale il reato ha recato danno».
«Alla luce – prosegue la nota – del suddetto parere, pur rimanendo la decisione di competenza dell’amministrazione
comunale, i gruppi di maggioranza, consapevoli delle responsabilità amministrative in essere, nel ribadire la loro forte condivisione della battaglia civile portata avanti dalla famiglia Congiusta, non ravvisano l’esistenza dei presupposti per accogliere l’istanza del sig. Mario Congiusta, al quale riconfermano profonda e fraterna solidarietà, auspicando che al più presto possa essere fatta giustizia per l’omicidio del caro Gianluca».
Nella mattinata di ieri, invece, è giunta la notizia che l’associazione “Insieme si può”, presieduta dal poliziotto Franco
Minici e che ebbe in Gianluca Congiusta un convinto sostenitore fin dalla sua istituzione, ha deciso di costituirsi parte civile nel processo. Le ragioni ce le ha spiegate lo stesso Minici : «Vogliamo predicare bene e razzolaremeglio.
Noi lavoriamo per instillare nei giovani della Locride la cultura della legalità, incontrandoli nelle scuole e facendo
capire loro quali sono i valori che devono ispirare il loro cammino nella vita e agendo, quindi, sulla loro formazione.
Ovviamente, non siamo mossi da finalità di tipo economico, ma vogliamo dare un segnale preciso contro quelle forze criminali che da troppo tempo oscurano l’immagine della nostra terra, che ha assoluto bisogno di riscatto sociale, anche e soprattutto agli occhi del resto d’Italia».

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Il no dell’amministrazione è una grave scelta politica

A leggere bene il parere della terna di consulenti legali del comune di Siderno,non esiste alcuna preclusione alla costituzione di parte civile dell’ente nel processo al clan Costa e per l’omicidio di Gianluca Congiusta. Semmai si coglie una sottolineatura lapalissiana: è un atto politico quello che l’amministrazione comunale deve compiere. Valutare cioè se la comunità sidernese si sente offesa dalle gesta di chi ne insanguina le strade, impone il pizzo, si propone come mediatore del consenso in campagna elettorale, tenta di condizionare le scelte della pubblica amministrazione. Tutte cose che la ’ndrangheta compie quotidianamente. Anche a Siderno, anzi, soprattutto a Siderno. Rispetto a queste cose il sindaco e gli amministratori sidernesi, evidentemente, hanno compiuto sì una scelta politica ma non nella direzione auspicabile. Hanno deciso, cioè, che l’omicidio Congiusta è un fatto privato tra la famiglia che lo ha commesso e quella che lo ha subito. Tutto qui. La comunità non c’entra niente. Potremmo obiettare che Gianluca Congiusta non è stato ucciso per una lite di condominio e neanche per un diverbio tra automobilisti. Che l’omicidio gli inquirenti lo inquadrano in un movente prettamente mafioso: uccidere chi aveva interferito negli interessi economici della cosca e ne aveva financo messo in dubbio il suo potere sul territorio. Ma queste cose gli amministratori di Siderno le sanno bene, inutile continuare a fingere ipocritamente il contrario e puerile si appalesa il tentativo di proteggersi dietro le carte e le consulenze. Si dirà che ancora la tesi formulata dall’accusa è tutta da provare, ma cosa è la costituzione di parte civile se non un contributo a cercare la verità, sempre che quella verità la si voglia conoscere davvero? Ricordiamo la solidarietà, a questo punto verrebbe da dire “pelosa”, che gli amministratori pubblici manifestavano al padre di Congiusta che quella verità ha cercato di ottenere in ogni modo, lottando come un titano. Evidentemente si pensava che la verità, come accade nella quasi totalità dei delitti di mafia, non sarebbe venuta fuori per cui nessun imbarazzo avrebbe portato stare a fianco a quel povero padre. Ed invece le indagini hanno avuto successo ed è arrivata la svolta processuale. Si andrà ad un processo pubblico, ma il comune di Siderno non ha interessi da rappresentare e da difendere in quel processo. Altri enti li avranno: l’amministrazione provinciale sarà parte civile e lo stesso la Regione Calabria. Ma non il Comune di Siderno. Ed in questo momento delicato, alla famiglia di Gianluca Congiusta viene a mancare non solo la solidarietà dei propri amministratori comunali, anche qualche altro alleato “peloso” si va defilando silentemente in queste ore. E’ bello professare l’antimafia in piazza quando i mafiosi non hanno un nome, o peggio hanno il nome sbagliato. Non porta rischio prendersela con un generico “intreccio mafia-politica” quando l’intreccio è ovattato quanto anonimo. Altra cosa è guardare in faccia la ‘ndrangheta. Guardarla nei fatti di Duisbrg e negli arresti che ne sono seguiti; vederla negli assassini di Gianluca Congiusta; additarla nelle cronache quotidiane come fanno cronisti coraggiosi a Vibo Valentia ed a Siderno; a Reggio Calabria ed a Crotone; a Cosenza ed a Lamezia Terme. Con la ‘ndrangheta vera in Calabria, purtroppo, funziona così: sei leone quando devi insultare gli assenti, diventi pecora quando hai davanti i mafiosi veri, quelli con la lupara e i kalsnikov.

PAOLO POLLICHIENI
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La ‘ndrina Costa voleva mettere le mani sulla città 

COSENZA – La cosca aveva la sua base a Siderno. Lavorava, con tutti i suoi affiliati, per guadagnare posizioni su quel territorio. Sapete come fa la ndrangheta: vuole prendersi tutto. Appalti, pizzo, rapporti con la politica. Per i magistrati dell’antimafia, lo scopo dei Costa era il controllo mafioso di quel Comune che – nel processo che li vedrà alla
sbarra – per il momento ha deciso di non stare da nessuna parte perché gli elementi forniti dalla famiglia Congiusta sono «insufficienti ai fini di una valutazione tecnicamente esaustiva sotto il profilo giuridico». Motivazione da Azzeccagarbugli; sempre meglio della nota diffusa ieri l’altro dall’ufficio del portavoce del sindaco Sandro Figliomeni: «Non pare che l’omicidio,
seppur deprecabile e in danno di un cittadino onesto e laborioso, abbia provocato un qualsiasi tipo di danno all’immagine dell’ente». Invece, almeno stando alle carte che hanno portato al processo, pare proprio di sì. Nella richiesta di rinvio a giudizio legata alle indagini sul delitto Congiusta ci sono i nomi dei presunti mandanti dell’omicidio. Purtroppo per il comune di Siderno, ci sono anche riferimenti a cose luoghi precisi. E sarà difficile sostenere – senza che nessuno si accorga che qualcosa non va – che la Locride non c’entra nulla e i fatti non recano danno alla città. Difficile. Perché Tommaso, Francesco Pietro e Giuseppe Costa, e poi Giuseppe Curciarello Adriana Muià, Khaled Bayan e Valentino Di Santo sono accusati
di aver fatto parte «di una associazione di tipo mafioso denominata ’ndrangheta articolata a base familiar familiare facente capo alla cosiddetta ’ndrina Costa e operante nella città di Siderno – organizzata nell’ambito dei “locali” di Siderno e Noverato (emanazione del locale di Siderno, alleato alla fazione del “locale” di Guardavalle facente riferimento a Carmelo Novella e della fazione mafiosa di Serra San Bruno facente riferimento a Damiano Vallelunga), nonché del gruppo delinquenziale facente capo a Khaled Bayan radicato nella provincia di Foggia, e diretta rispettivamente da Tommaso
Costa, Vittorio Sia e Khaled Bayan». Un incipit abbastanza chiaro da indurre chiunque a pensare che il comune di Siderno avrebbe fatto bene a prendere una decisione di segno opposto. Anche perché lo scopo della cosca era uno solo: ché quello di arrivare «al controllo mafioso della zona di Siderno ed alla commissione di una serie indeterminata di delitti, tra cui determinata estorsioni, danneggiamenti, omicidi, nonché per procurare voti in occasione di consultazioni elettorali (nel contesto delle elezioni europee del 2004), per conseguire ingiusti profitti e comunque a realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri». Questo solo per restare nel campo dell’associazione mafiosa. Passando ad altri capi d’imputazione, c’è una lunga lista di danneggiamenti. Una Opel Zafira sfregiata con un proiettile e una Ford Mondeo presa a sassi, tanto per cominciare. Forse al Comune hanno pensato che non siano state due grandi cose, peccato per quell’aggravante: «per aver commesso il fatto con modalità intimidatorie di tipo mafioso e allo scopo di agevolare l’attività» della ’ndrina. E’ la stessa circostanza segnalata a carico di Tommaso Costa, presunto mandante ed esecutore materiale dell’omicidio di Gianluca Congiusta. Sul colpo di fucile calibro 12 caricato a pallettoni che ha stroncato la vita del giovane c’è la firma della mafia. Che a Siderno cerca di sostituire lo Stato (come e in buona parte della Calabria) e spara per uccidere. Ma non rovina il buon nome della città. Meglio così.
PABLO PETRASSO
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Caso Congiusta: no!

II Comune di Siderno non si costituisce “parte civile” nel processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta. I suoi legali hanno dato parere negativo, ma la decisione, ultima, definitiva, sovrana è dell’Amministrazione che ha deciso di non andare contro il parere dei propri legali. Decisione impopolare, forse, controcorrente, forse, qualcuno dice folle, forse, ma per questo anche coraggiosa. Il coraggio poi, porta a grandi imprese, o a grandi e clamorosi tonfi. Il tempo scorre ed è giudice imparziale. A noi spettano poche e superficiali considerazioni che rientrano nel diritto di cronaca e di opinione Il comunicato stampa del Comune di Siderno recita : “gli avvocati del Comune Antonia Vizzari, Vincenzo Luly e Antonio Ricupero, con una valutazione congiunta, dopo aver preso in esame gli atti disponibili, hanno espresso parere negativo sulla possibilità di costituzione di parte civile per il reato di omicidio”. La richiesta di Mario Congiusta riguardava espressamente la possibilità di costituzione per il reato di “associazione mafiosa” che viene contestato chiaramente nei capi di imputazione. L’omicidio c’entra poco. Il pool di avvocati usa poi poco tatto nei confronti di un collega, l’avvocato Sgambellone, che secondo i legali del Comune non avrebbe fornito sufficiente materiale per la valutazione: ci sorprende!. Ma la domanda che insistentemente ci tormenta è come mai non è stato convocato un Consiglio Comunale straordinario in cui tutti si potessero confrontare su una delicata decisione da prendere insieme maggioranza e opposizione. Il tempo c’era e sicuramente c’è ancora, il due gennaio non chiude nessuna porta. I cittadini però hanno nuovamente perso: avrebbero dovuto sapere chi, sia in seno alla maggioranza che nell’opposizione era favorevole o no alla costituzione di parte civile in questo processo. Senza astenuti e ignavi, ma con mani alzate a indicare favorevoli e contrari. E’ semplice democrazia. Sia chiaro a tutti che la decisione assunta è politica, la giurisprudenza c’entra poco. Come sia chiaro che accogliere o meno la richiesta di Mario Congiusta non voleva dire essere dentro il processo, un giudice avrebbe dovuto dare il suo parere in proposito. Una decisione, difficile, criticabile o sostenibile. Una decisione che forse sposta qualche equilibrio. Il tempo emetterà la sua sentenza, ma non cancellerà il ricordo di Gianluca e la sensazione di avere perso un’occasione. Da ieri comunque c’è un filone dell’opinione pubblica convinto che al processo si vedranno delle belle e c’è chi è certo che l’ente sidernese è incorso in uno scivolone.
“You broke it you fix it” dicono gli anglosassoni. Che vuol dire chi ha “rotto deve riparare”. Peccato che questa volta non si potrà farlo. Se si è sbagliato, il peso da sostenere sarà insostenibile.
(31.12.2007)Pasquale Violi

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l’editoriale

La cosca Costa?
Opera a Noverato!

Verrebbe voglia di cavarsela con una battuta, prendendola in prestito da Totò:
signor sindaco si informi!

Verrebbe voglia di commentare il pessimo gusto amministrativo, lo scarso decoro etico e l’inaccettabile leggiadria dell’Amministrazione comunale di Siderno con un simpatico auspicio:
una risata vi seppellirà.

  

E tuttavia non si può trovare ristoro nell’ironia davanti alle argomentazione da azzeccagarbugli usate a paravento della vergognosa decisione del Comune di Siderno di disertare l’aula di giustizia dove si celebrerà il processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta.
C’è da restare allibiti davanti a motivazioni assolutamente fuori dal buon senso , dalla logica e dalla normale conoscenza di fatti e persone che il Comune tira fuori per tentare di tirarsi fuori.

Il processo? Riguarda una cosca che agisce a Guardavalle. I Costa? Sono cittadini sidernesi ma non provocano alcun nocumento all’immagine del paese. Gianluca Congiusta? Un bravo cittadino anche lui, in aggiunta solo una coppia di aggettivi: “onesto” e “laborioso”.

E poi, quasi a precostituirsi un alibi, il riferimento, odioso, agli elementi offerti dalla famiglia nell’invitare il Comune a costituirsi parte civile: “assolutamente insufficienti ai fini di una valutazione tecnicamente esaustiva sotto il profilo giuridico”.

Per favore, qualcuno spieghi (ammesso che non lo sappia veramente) al sindaco di Siderno che nelle aule di giustizia non si va con la verità preconfezionata ed in tasca ma, al contrario,
 ci si reca per tentare di trovarla la verità.

Oppure e proprio la possibilità di ritrovarsi davanti a verità scomode a consigliare prudenza agli amministratori sidernesi?
Il dubbio, atroce, che dalla montagna di carte, informative, intercettazioni che il processo racchiude possa uscire qualche pagina disagiosa per eminenti rappresentanti politici cittadini.

In ogni caso, oltre che indignare la decisione del Comune di Siderno incuriosisce.
Proprio così, desta curiosità. Perché è talmente grave, talmente impopolare, talmente assurda da portarsi dietro delle ragioni certamente particolari e questa particolarità, merita di essere esplorata fino in fondo. Seguendo bene il processo e leggendo bene le carte processuali.

Calabria Ora lo farà così vedremo di capire se, come sostiene l’amministrazione comunale sidernese, il clan Costa i suoi interessi li curava a Soverato o a Siderno.
 Se le speculazioni immobiliari alle quali miravano i Costa erano ambientate nel territorio di Guardavalle o in quello sidernese.

E mentre tutto questo faremo, perché è dovere di una informazione corretta fare, attenderemo di vedere le reazioni (ci saranno?) dell’antimafia saltellante e sgambettante.

Paolo Pollichieni
da calabria ora del 29 dicembre 2007

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Congiusta,
il Comune dice NO

La costituzione di parte civile della città di Siderno per ottenere il risarcimento dei presunti danni all’immagine derivanti dall’omicidio del giovane imprenditore Gianluca Congiusta  non s’ha da fare.   È questo il senso del parere tecnico-giuridico emesso dallo staff di avvocati del comune dopo che Mario, il padre della vittima, aveva inoltrato precisa richiesta in tal senso all’ente comunale sidernese. Sulla scorta del parere emesso dai legali, quindi, la riunione di maggioranza che ha avuto luogo giovedì 27, (con la rilevante e polemica assenza del consigliere Angelo Macrì Gerasoli, che lamentava la presenza in quella sede di militanti politici che non rivestono cariche consiliari e assessorili) ha deciso di non dare luogo alla costituzione di parte civile dell’ente. Da quanto si legge in una nota diffusa dall’ufficio del portavoce del sindaco Sandro Figliomeni, si evince che non vi sarebbe la legittimazione attiva del comune (potere di agire) in quanto «non pare che l’omicidio, seppur deprecabile e in danno di un cittadino onesto e laborioso, abbia provocato un qualsiasi tipo di danno all’immagine dell’ente». In particolare, gli avvocati hanno tenuto a specificare che gli atti a loro disposizione, per quanto riguarda altri reati contestati agli imputati nel procedimento, reati diversi da quelli per i quali è intervenuta la sollecitazione al comune da parte del padre di Gianluca Congiusta, sono «assolutamente insufficienti ai fini di una valutazione tecnicamente esaustiva sotto il profilo giuridico». Inoltre, sempre secondo i legali, tra gli imputati ci sono, oltre a cittadini sidernesi, anche «soggetti estranei alla comunità sidernese facenti parte di una organizzazione criminale operante massimamente in Soverato e in Guardavalle». Quindi, dagli atti esaminati (messi a disposizione dall’avvocato Sgambellone, difensore della famiglia Congiusta), i tre avvocati del Comune hanno tratto la convinzione giuridica che «non si sia determinata nella comunità sidernese una condizione di assoggettamento e di omertà derivante dalla forza intimidatrice di una cosca mafiosa» (quella con a capo Tommaso Costa, di Siderno, che è anche imputato dell’omicidio), sicché mancherebbe il presupposto per legittimare la costituzione di parte civile secondo gli indirizzi giurisprudenziali affermati in sentenze della Suprema Corte di Cassazione, appena richiamate  senza indicarne riferimenti specifici dagli avvocati del Comune.

Il padre di Gianluca Con Don Luigi Ciotti Presidente di Libera

 Non si è fatto attendere l’intervento di Mario Congiusta, che nella serata di ieri ha diffuso un comunicato in cui «astenendosi da qualsivoglia commento, rileva che il capo d'imputazione relativo al delitto di associazione di stampo mafioso di cui all'art.416 bis c.p. (unico reato per il quale era stata sollecitata la costituzione di parte civile del Comune), recita, testualmente : "Per avere, in concorso tra loro e con altri soggetti non identificati, fatto parte di una associazione di tipo mafioso denominata "ndrangheta" articolata in una organizzazione criminale a base familiare facente capo alla c.d. ndrina "Costa" ed operante nella città di Siderno e finalizzata – mediante la forza intimidatrice del vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento e omertà della cittadinanza – al controllo mafioso della zona di Siderno ed alla commissione di una serie indeterminata di delitti, tra cui estorsioni, danneggiamenti, omicidi in  Siderno  condotta in atto".
 Intelligenti pauca!».

                                                                                 

 Gianluca Albanese

 

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Mario Congiusta: "Non commento decisione Comune Siderno" PDF Stampa E-mail
venerdì 28 dicembre 2007
Mario Congiusta, padre di Gianluca, ucciso a Siderno nel 2005, ha deciso di astenersi da qualsiasi commento circa la decisione dell'ufficio legale del comune relativamente alla costituzione di parte civile dell'Ente nel processo per l'omicidio. In una nota Mario Congiusta ha riportato il capo d'imputazione per le persone imputate nel processo nel quale si evince che al comune era stata sollecitata la costituzione di parte civile contro il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso nei confronti di una cosca che avrebbe operato nel territorio del comune di Siderno. (ANSA)

                                                                      

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dal POLLINO
allo STRETTO
Calabria ora

GIOVEDÌ 20 dicembre 2007 PAGINA 8
La battaglia di Congiusta:passiamo dal dire al fare

Il padre di Gianluca: «Contro la mafia con ogni mezzo»
La sua «postazione di guerra» è il computer.
Prima erano lui e la macchina che ha rivoluzionato il mondo. «Adesso siamo in tanti. E tutti animati dallo stesso spirito di costruzione di una nuova società».
  
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Mario Congiusta ci accoglie nella sede della fondazione, che porta il nome del figlio Gianluca, ucciso la sera del 24 maggio del 2005.
Dell’omicidio Congiusta è chiamato a rispondere il boss Tommaso Costa
Lo scorso 14 dicembre il sostituto procuratore antimafia di Reggio, De Bernardo, ha chiesto il rinvio a giudiziodi 18 persone, tutte componenti di un gruppo mafioso, che avrebbe trattato armi, droga e compiuto estorsioni.In questa inchiesta c’è una sola contestazione di omicidio, quello di Gianluca Congiusta, appunto.E’ chiamato a rispondere il boss di Siderno Tommaso Costa.
Mario Congiusta conferma per l’ennesima volta che lui si costituirà parte civile.Lo ha pure comunicato al comune di Siderno, a Regione, Provincia di Reggio e associazione dei comuni della Locride, invitando questi enti a fare la stessa cosa.«Le somme che eventualmente percepirò ribadisco che non le terrò per me – chiarisce ancora una volta il padredi Gianluca – Saranno ripartite e devolute ad associazione no profit che operano sul nostro territorio ».

Signor Mario, lei ha chiesto che anche il comune di Siderno si costituisca in giudizio.Il sindaco della città con una nota ufficiale ha fatto sapere che il gruppo di consulenti giuridici,del comune sta studiando la situazione, per capire quale sia la strada più giusta da percorrere.Qual è il suo pensiero?
«Sono sicuro che l’amministrazione comunale farà la sua parte. Ricordo che quando venne premiato il bravissimo, non so trovare un’altra parola, dottor Rocco Romeo, per l’ottimo lavoro svolto come dirigente del commissariato di Siderno, in molti espressero, compresi diversi esponenti politici, avversione totale alla mafia. Lo stesso prefetto De Sena ribadì l’importanza della costituzione diparte civile.
Se devo proprio essere sincero, costituirsi parte civile è l’atto, attraverso il quale si passa dal dire al fare.
 Mi piace ricordare una parola molto cara al dottor Nicola Gratteri: la coerenza. Ecco, anche per rispetto a chi si è privato della libertà questo è un atto eticamente fondamentale.Del resto non sarebbe la prima volta che un comune si costituisce parte civile.C’è il precedente del comune di Locri, che si è costituito in un processo ancora in corso».
Comuni, d’accordo Congiusta, e tutto il resto?
«Ho capito cosa intende dire. E sono totalmente d’accordo con lei. In una recente dichiarazione il viceministro Minniti ha detto che la mafia bisogna non solo combatterla, ma distruggerla.
Ai sindaci non si può certo demandare questo compito, sono contrario ai sindaci-sceriffo, ma è loro dovere combattere la mafia con ogni mezzo. Ogni rappresentante istituzionale ha questo compito.
Non a caso ho messo a conoscenza della mia decisione – voglio
Sottolineare che non li ho sollecitati, perchè ritengo che non ce ne sia bisogno – anche il governatore Loiero,il presidente della provincia Morabito e i vertici dell’associazione dei comuni della Locride».
Si pensa che sia stato ucciso per difendere il padre della fidanzata

Signor Congiusta, si ritiene che suo figlio sia stato ucciso perchè ha tentato di difendere da continue aggressioni estorsive il padre della sua fidanzata. Lei pensa che la famiglia si affiancherà a voi in questa battaglia?
«Non ho ancora avuto modo di parlare con il padre di Katia, ma sono sicuro che la sua costituzione di parte civile sia la logica conseguenza delle angherie subite per anni». 

enzoromeo@calabriaora.it 

l’adesione 

La Regione sarà parte civile 

COSENZA- La Regione Calabria, dopo la sollecitazione di Mario Congiusta, si costituiràparte civile nel processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta. «Il presidente Agazio Loiero – è detto in una nota dellaRegione – che ha ricevuto una lettera dal padre di Gianluca, assassinato a Siderno il24 maggio del 2005, ha trasmesso stamani le carte all’Avvocatura regionale perché si avvii l’iter per la costituzione di parte civile della Regione». «Il presidente Loiero – conclude il comunicato – ha seguito da vicino la vicenda legata all’omicidio di GianlucaCongiusta, stando vicino alla famiglia di cui comprende il dramma e fornendo il proprio interessamento per l’intensificazionedelle indagini».Anche il sindaco di Siderno, ha fatto sapre di aver richiesto «un parere giuridico sulla necessità o sull’opportunità della costituzione del Comune». «L’Amministrazione comunale – recita il comunicato – che già fece installare in prossimità del luogo incui fu ucciso Gianluca Congiusta un monumento dedicato alle vittime della mafia, quale testimonianza di solidarietà ed esaltazione dei valori della vita, dell’ordine e della libertà, minacciati dal crimine, conferma intanto la propria adesione morale, politica ed istituzionale all’opera di sensibilizzazione per la legalità che il concittadinoMario Congiusta porta avanti».

 NICOLETTA FASCETTI LEON

n.fascettileon@calabriaora.it

 

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Ufficio Stampa Giunta Regionale

19 Dicembre 2007
Area d'interesse: Presidenza
La Regione si costituirà parte civile nel processo per l'omicidio di Gianluca Congiusta

La Regione Calabria si costituirà parte civile nel processo per l'omicidio di Gianluca Congiusta. Il presidente Agazio Loiero, che ha ricevuto una lettera dal padre di Gianluca, assassinato a Siderno il 24 maggio del 2005, ha trasmesso stamani le carte all'Avvocatura regionale perché si avvii l'iter per la costituzione di parte civile della Regione. Il presidente Loiero ha seguito da vicino la vicenda legata all'omicidio di Gianluca Congiusta, stando vicino alla famiglia di cui comprende il dramma e fornendo il proprio interessamento per l'intensificazione delle indagini.

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Da ufficio stampa Comune di Siderno

Costituzione di parte civile nel procedimento per l’omicidio di Gianluca Congiusta

Il sindaco Alessandro Figliomeni ha ricevuto dal signor Mario Congiusta, padre del giovane commerciante Gianluca ucciso a Siderno nel 2005, l’invito a far costituire il Comune parte civile nel processo che si avvierà con l’udienza preliminare del 2 gennaio contro imputati di associazione mafiosa e dell’omicidio.

Il sindaco ha chiesto con urgenza agli avvocati dell’Ente un parere giuridico sulla necessità o sull’opportunità della costituzione del Comune nel detto procedimento, costituzione che dovrebbe essere eventualmente deliberata dal Consiglio comunale.

L’Amministrazione comunale, che già fece installare in prossimità del luogo in cui fu ucciso Gianluca Congiusta un monumento dedicato alle vittime della mafia, quale testimonianza di solidarietà ed esaltazione dei valori della vita, dell’ordine e della libertà, minacciati dal crimine, conferma intanto la propria adesione morale, politica ed istituzionale all’opera di sensibilizzazione per la legalità che il concittadino Mario Congiusta porta avanti, insieme con tutte le persone di buona volontà.

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 da Libera Informazione

Lettera agli enti locali calabresi: insieme al processo Costa. Auguri Gianluca

Una lettera per fare fronte comune nella lotta ai clan della Locride. Mario Congiusta continua la sua battaglia nel nome di Gianluca, per il riscatto della Calabria. E invita le istituzioni provinciali e regionali a dare un segnale forte, costituendosi parte civile nel processo al clan Costa, che vede imputato il presunto assassino del figlio. Un appello che arriva nel giorno del compleanno di Gianluca, il 19 dicembre. Auguri Gianluca.

di Alessio Magro

dal sito www.liberainformazione.org  

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Siderno, 19.12.2007 | di Alessio Magro

L'appello di Congiusta: le istituzioni siano parte civile

Lettera agli enti locali calabresi: insieme al processo Costa.

 Auguri Gianluca

Un appello agli enti locali: costituitevi parte civile al processo contro il boss Tommaso Costa. Per dare un segnale forte contro la ‘ndrangheta, un male che lede i diritti primari dei cittadini, «principalmente quello sacro della vita di tanti cittadini calabresi onesti». Per ripulire «l’immagine della nostra amata Calabria». Per tenere viva la speranza di chi crede che una Calabria senza la ‘ndrangheta sia possibile. Un appello che è anche un messaggio d’amore: gli auguri di un padre, Mario Congiusta, al figlio che non c’è più, gli auguri nel giorno del suo compleanno, il 19 dicembre. Auguri Gianluca.Congiusta non si arrende, va avanti senza fermarsi mai. Da quando quel 24 maggio del 2005 il figlio è stato assassinato a Siderno, la sua città. Ammazzato in modo brutale, a fucilate. Per mesi Mario ha chiesto la verità, ha chiesto di sapere perché un giovane di 31 anni è stato ucciso a sangue freddo. Verità e giustizia. Mario si è rivolto alle istituzioni, ai prefetti, al governo, ai ministri, ai magistrati, al presidente della Repubblica. E anche ai mafiosi. Scioperi della fame e proteste, provocazioni e richieste di aiuto, impegno costante con la Fondazione che porta il nome di Gianluca (www.gianlucacongiusta.org).Dopo mesi di battaglie spesso inascoltate, una primo punto fermo. Per gli inquirenti l’assassino di Gianluca ha un volto e un nome: Tommaso Costa. Il boss sidernese avrebbe deciso di uccidere il giovane commerciante per punire quello che riteneva fosse uno sgarro. Gianluca Congiusta si era adoperato per “salvare” il futuro suocero da un’estorsione. Una richiesta di pizzo, imposta da Tommaso Costa. La lettera estorsiva era finita nelle mani di uomini del clan Commisso. Costa avrebbe deciso così di uccidere Congiusta, anche temendo la vendetta del clan avverso che negli Anni 90 vinse la guerra di mafia sterminando gran parte dei Costa e degli affiliati. Un omicidio che sarebbe dovuto servire da monito. E sulla morte di Gianluca è calato il silenzio. L’omertà. Di tutti. Un clima rotto dal padre Mario, che si è battuto e continua a battersi. Anche dopo la cattura di Tommaso Costa, a gennaio, che continua a dichiararsi innocente (ha anche scritto una lettera aperta dal carcere alla famiglia Congiusta).Continua Mario la sua battaglia di verità, per Gianluca, per la Locride, per la Calabria. E lo fa chiamando in causa gli enti locali. In un appello, Congiusta chiede che le istituzioni locali e regionali si costituiscano parte civile nel processo contro esponenti del clan Costa, accusati di associazione mafiosa. Dal sindaco Alessandro Figliomeni ai consiglieri comunali sidernesi, dal governatore Agazio Loiero al presidente della Provincia Pinone Morabito,  e poi ancora il presidente dell’associazione dei comuni della Locride Sisinio Zito e il presidente del comitato dei sindaci della Locride Salvatore Galluzzo, tutti chiamati alla responsabilità. A prendere una posizione anti-‘ndrangheta in vista dell’udienza preliminare del procedimento Costa Tommaso+17, fissata per il 2 gennaio 2008.Costituirsi parte civile per fare della lotta alla ‘ndrangheta una battaglia globale, di principio, condivisa. Con le istituzioni in prima linea. Una battaglia iniziata proprio nella Locride, negli Anni 70: la prima presenza di un comune a un processo di mafia  è stata quella di Gioiosa Ionica al processo contro il clan Ursini. Un primato frutto dell’impegno dell’allora sindaco Francesco Modafferi. Un’arma che con il tempo è diventata fondamentale, in tutt’Italia. Costituirsi parte civile e chiedere addirittura il risarcimento danni in sede civile, come ha fatto l’ex sindaco di Rosarno Peppino Lavorato, vincendo una storica causa nel luglio scorso: per la prima volta una cosca (quella dei Piromalli) è stata condannata a risarcire un comune (il centro nella Piana di Gioia Tauro) per i danni provocati dalla presenza della criminalità organizzata (nove milioni di euro). Un altro primato calabrese.Portare la lotta alla ‘ndrangheta nei tribunali, con tutto il peso delle istituzioni. È su questo che Mario Congiusta sfida la politica calabrese, per far fare un salto di qualità all’antimafia. E allora occorre schierarsi per «far valere i propri diritti, in questo processo, contro una delle più agguerrite e sanguinarie cosche mafiose che la vede imputata di gravi reati perpetrati sul territorio di Siderno, della Locride e della Calabria». Mario Congiusta annuncia così la sua nuova battaglia: «Mi costituirò parte civile in questo processo come parte lesa». Con un motivo in più per vincerla, questa battaglia: Mario dice inoltre di «aver deciso che eventuali somme percepite a titolo di risarcimento saranno ripartite e devolute ad associazioni no profit con sede nella Locride». Per far crescere sempre di più la società civile e togliere spazio alla ‘ndrangheta. Auguri Gianluca.   

 

 

 

 

La Regione accoglie l'appello: saremo al processo Congiusta

Il governatore Loiero: noi parte civile al procedimento contro il boss Costa

La Regione Calabria si costituirà parte civile nel processo per l'omicidio di Gianluca Congiusta. Il presidente Agazio Loiero, che ha ricevuto una lettera dal padre di Gianluca, assassinato a Siderno il 24 maggio del 2005, ha ordinato la trasmissione delle carte all'Avvocatura regionale perché si avvii l'iter per la costituzione di parte civile della Regione. Il presidente Loiero ha detto di "aver seguito da vicino la vicenda legata all'omicidio di Gianluca Congiusta", e si è detto "vicino alla famiglia di cui comprende il dramma e fornendo il proprio interessamento per l'intensificazione delle indagini".

dal sito www.liberainformazione.org 

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Omicidio Congiusta: raccolto l’appello – Regione e Comune di Siderno hanno risposto al padre del giovane imprenditore ucciso nel 2005

CATANZARO – La Regione Calabria si costituirà parte civile nel processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta. “Il presidente Agazio Loiero, – è detto in una nota della Regione – che ha ricevuto una lettera dal padre di Gianluca, assassinato a Siderno il 24 maggio del 2005, ha trasmesso le carte all’Avvocatura regionale perché si avvii l’iter per la costituzione di parte civile della Regione”.
“Il presidente Loiero – conclude il comunicato – ha seguito da vicino la vicenda legata all’omicidio di Gianluca Congiusta, stando vicino alla famiglia di cui comprende il dramma e fornendo il proprio interessamento per l’intensificazione delle indagini”. E la costituzione di parte civile da parte del Comune di Siderno al processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta, la cui udienza è stata fissata per il 2 gennaio, è al vaglio degli avvocati dell’Ente. È quanto si afferma in un comunicato del sindaco, Alessandro Figliomeni, in merito alla richiesta avanzata dal padre del giovane commerciante ucciso nel 2005.
“Il sindaco – è detto nella nota – dopo aver ricevuto la richiesta ha domandato con urgenza agli avvocati dell’Ente un parere giuridico sulla necessità o sull’opportunità della costituzione del Comune nel detto procedimento, costituzione che dovrebbe essere eventualmente deliberata dal Consiglio comunale”.
“L’Amministrazione comunale, – conclude il comunicato – che già fece installare in prossimità del luogo in cui fu ucciso Gianluca Congiusta un monumento dedicato alle vittime della mafia, quale testimonianza di solidarietà ed esaltazione dei valori della vita, dell’ordine e della libertà, minacciati dal crimine, conferma intanto la propria adesione morale, politica ed istituzionale all’opera di sensibilizzazione per la legalità che il concittadino Mario Congiusta porta avanti, insieme con tutte le persone di buona volontà”.
Tutto nasce da un appello fatto da Mario Congiusta, padre di Gianluca, giovane imprenditore ucciso il 24 maggio 2005 a Siderno, che ha scritto, tra gli altri, al sindaco della città, Alessandro Figliomeni, e al presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, per invitarli a costituirsi parte civile nel processo al presunto clan Costa. L’udienza preliminare nei confronti della presunta cosca, riferisce Congiusta, inizierà il prossimo 2 gennaio. “Il capo di questo clan – afferma – risulterebbe essere Tommaso Costa, presunto assassino di Gianluca, e la sua organizzazione è stata ed è operativa nel territorio della Locride con emissari in vari paesi della Calabria”.
Nella lettera, Congiusta, auspica la costituzione di parte civile anche da parte della Provincia di Reggio Calabria e dell’associazione comuni della Locride “affinché l’ente che lei rappresenta – scrive – possa far valere i propri diritti, in questo processo. Sicuro – prosegue il testo – che l’ente da lei rappresentato, voglia dare un segnale della volontà politica ed istituzionale di contrastare e combattere un fenomeno criminale che lede i fondamentali diritti sanciti dalla Carta Costituzionale e principalmente quello sacro della vita di tanti cittadini calabresi onesti”.
“Da parte mia – conclude Congiusta – le comunico che mi costituirò parte civile in questo processo, come parte lesa, e di aver deciso che le eventuali somme percepite a titolo di risarcimento saranno ripartite e devolute ad associazioni no profit con sede nella Locride”.

Il Giornale di Calabria

categorie: Notizie Reggio Calabria, cronaca, giustizia

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Regione: decisa costituzione parte civile nel processo Congiusta

 
19/12/2007 – 16.15 Catanzaro

La Regione Calabria si costituirà parte civile nel processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta.

Il presidente Agazio Loiero, che ha ricevuto una lettera dal padre di Gianluca, assassinato a Siderno il 24 maggio del 2005, ha trasmesso stamani le carte all’Avvocatura regionale perché si avvii l’iter per la costituzione di parte civile della Regione. Il presidente Loiero ha seguito da vicino la vicenda legata all’omicidio di Gianluca Congiusta, stando vicino alla famiglia di cui comprende il dramma e fornendo il proprio interessamento per l’intensificazione delle indagini.

(DNA)

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Delitto Congiusta, padre della vittima: " Istituzioni siano parte civile" PDF Stampa E-mail
martedì 18 dicembre 2007
Mario Congiusta, padre di Gianluca, giovane imprenditore ucciso il 24 maggio 2005 a Siderno, ha scritto, tra gli altri, al sindaco della citta', Alessandro Figliomeni, e al presidente della della Regione Calabria, Agazio Loiero, per invitarli a costituirsi parte civile nel processo al presunto clan Costa. L'udienza preliminare nei confronti della presunta cosca, riferisce Congiusta, iniziera' il prossimo 2 gennaio. ''Il capo di questo clan – afferma – risulterebbe essere Tommaso Costa, presunto assassino di Gianluca, e la sua organizzazione e' stata ed e' operativa nel territorio della Locride con emissari in vari paesi della Calabria''. Nella lettera, Congiusta, auspica la costituzione di parte civile anche da parte della Provincia di Reggio Calabria e dell'associazione comuni della Locride ''affinche' l'ente che lei rappresenta – scrive – possa far valere i propri diritti, in questo processo. Sicuro – prosegue il testo – che l'ente da lei rappresentato, voglia dare un segnale della volonta' politica ed istituzionale di contrastare e combattere un fenomeno criminale che lede i fondamentali diritti sanciti dalla Carta Costituzionale e principalmente quello sacro della vita di tanti cittadini calabresi onesti''. ''Da parte mia – conclude Congiusta – le comunico che mi costituiro' parte civile in questo processo, come parte lesa, e di aver deciso che le eventuali somme percepite a titolo di risarcimento saranno ripartite e devolute ad associazioni no profit con sede nella Locride''.(ANSA).

dal sito www.strill.it