In Calabria le omelie contro la ‘ndrangheta

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In Calabria le omelie contro la 'ndrangheta

di Umberto Lucentini

La voce dei vescovi calabresi contro la ‘ndrangheta si è fatta sentire: «L'appartenenza o la vicinanza ai clan non sono un titolo di vanto o di forza, bensì di disonore e debolezza». Ieri, nella domenica di Cristo Re, nelle chiese della Calabria sono risuonate le parole forti dei prelati nella nota pastorale intitolata "Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo" emessa dalla Conferenza episcopale calabra (Cec).

L'invito dei vescovi è un «richiamo a tutti i credenti»: a loro «diciamo apertamente che abbracciare o anche solo simpatizzare con una concezione dei valori della vita quale quella mafiosa è contrario al Vangelo». Senza mezzi termini l'invito ai calabresi ad avere fiducia «nella Magistratura e nelle forze dell'Ordine, chiamati a contrastare la mafia in campo aperto, ai quali va la vicinanza e il plauso per l'impegno costante della loro opera, spesso nascosta o travisata, e per una dedizione che non di rado li porta a mettere a repentaglio la propria vita».
I vescovi guardano anche agli imprenditori, impegnati in Calabria ma anche in Sicilia in una rivoluzione culturale che faccia prevalere chi si oppone al racket delle estorsioni: «Sosteniamo quelli che, speriamo sempre più numerosi, scelgono di difendere il loro onesto operato senza cedere a ricatti, denunziando anzi richieste di "pizzo" in cambio di protezione o invocando il rispetto della legge di fronte all'assalto di chi vorrebbe sottomettere al giogo dell'usura l'economia calabrese».
Ma è soprattutto ai giovani, «futuro della nostra terra», che i vescovi calabresi volgono lo sguardo: «In famiglia, a scuola, nello sport ma pure nella ricerca di un lavoro ed in ogni occasione e giorno della vita, non perdano l'entusiasmo e neppure il generoso altruismo».

Gli effetti concreti della nota della Conferenza episcopale calabrese si misureranno a lunga scadenza, ma la presa di posizione della Chiesa non sembra destinata a passare inosservata: «Le mafie, di cui la 'ndrangheta è oggi la faccia più visibile e pericolosa, costituiscono un nemico per il presente e l'avvenire della nostra Calabria. Noi dobbiamo contrastarle, perché nemiche del Vangelo e della comunità umana. In nome del Vangelo, dobbiamo tracciare il cammino sicuro ai figli fedeli e recuperare i figli appartenenti alla mafia».

Poi l'esortazione al «popolo di Dio a compiere ogni sforzo per rinunciare ad atteggiamenti che possano alimentare il fenomeno mafioso. E ciò non solo mediante la condanna di tutte le forme di violenza, ma anche avendo sempre presente che la risoluzione dei problemi personali non va affidata al "padrino" di turno, ma a chi è a ciò preposto dall'Autorità dello Stato».