Il fratello di Borsellino con le vittime di mafia
di Umberto Lucentini
Li chiama "eroi senza nome". Sono i familiari delle vittime della mafia che si sono incatenati davanti alla Prefettura di Palermo per chiedere di essere equiparati ai familiari delle vittime del terrorismo.
Accanto a loro, con una durissima lettera aperta, adesso c'è anche Salvatore Borsellino, 65 anni, ingegnere informatico, fratello di Paolo, il procuratore aggiunto di Palermo ucciso nella strage di via D'Amelio del 19 luglio 1992. Salvatore Borsellino vive a Milano da trent'anni, e chiede che anche ai familiari dei poliziotti di scorta a Falcone e Borsellino vengano concessi "i diritti, non i benefici" riconosciuti ad altri italiani uccisi da brigate rosse o da formazioni eversive di destra. Borsellino firma così l'appello perché nella prossima Finanziaria siano inserite le norme che estendano alle vittime della criminalità organizzata e alle vittime del dovere l'assegno vitalizio e la pensione di reversibilità già riconosciuti alle vittime del terrorismo.
L'ingegnere Borsellino non usa giri di parole per esprimere la sua rabbia: "Questo è uno Stato che mi fa vergognare di essere italiano, perché costringe i genitori, i figli, i fratelli, i parenti di questi ragazzi e di tante altre vittime della criminalità mafiosa, se non dello stesso Stato, a incatenarsi ai cancelli della Prefettura di Palermo per reclamare a voce alta i loro diritti".
Il fratello del magistrato aggiunge: "Chiediamo il diritto a che la loro dignità venga riconosciuta, il diritto a che non vengano considerati come vittime di classe inferiore, il diritto a che nelle commemorazioni che pur servono da passerella a politici in cerca di visibilità, i loro figli, i loro padri, i loro parenti non vengano denominato sbrigativamente "ragazzi della scorta" ma, come è loro diritto, con i loro nomi".
Salvatore Borsellino ricorda che "pochi giorni dopo la strage di Via D'Amelio, mia madre chiamò me e le mie sorelle, Rita e Adele, e ci chiese di farle incontrare le mamme di quei ragazzi che il 19 luglio si erano stretti attorno a Paolo mente suonava il campanello della sua casa per proteggerlo nell'unica maniera in cui potevano proteggerlo, con i loro corpi".
Poi l'ingegnere Borsellino aggiunge: "Chiedo perdono a Sonia Alfano (la figlia di Beppe, giornalista de "La Sicilia" ucciso a Barcellona, in provincia di Messina, ndr) e a quelli che come lei stanno portando avanti questa lotta nel nome di tutti per non essere lì insieme a loro, per non essermi incatenato insieme a loro come di sicuro avrebbe voluto e ci avrebbe ordinato di fare mia mamma se fosse ancora in vita".
Il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera, Luciano Violante (PD) ha confermato intanto che "nella prossima seduta sarà approvato in commissione l'emendamento sulle vittime della criminalità organizzata. La questione relativa ai contributi figurativi per chi ha riportato un'invalidità permanente inferiore all'80% della capacità lavorativa" spiega Violante, "verrà affrontata con uno specifico ordine del giorno».