Roberta, ho seguito con molta commozione la puntata di Wlitaliadiretta di Riccardo Iacona, ho intuito che la lettera fosse anche in internet, l’ho cercata e adesso rientrato dalle vacanze Ti scrivo.
Sono un medico del lavoro di 51 anni, sono nato in Sicilia e da 25 anni vivo in Lombardia, regione in cui alcuni lavori non li fanno più neanche i cosiddetti meridionali e vengono svolti dagli immigrati che vengono trattati peggio dei terroni che arrivavano con le valigie di cartone. Sono venuto a Milano perché qui c’era la ‘classe operaia’ e io volevo fare il medico del lavoro in una ASL.Non mi sono sentito un traditore della mia terra né ho perso il senso di appartenenza, ancora ho nostalgia quando torno giù dai miei, nella mia terra.Senza presunzione riprendo alcune parole che il pediatra Ernesto Guevara scriveva ai figli in una lettera nel 1965 : “Soprattutto siate capaci di sentire nel più profondo del cuore qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. E’ la qualità più bella di un rivoluzionario”.Ricordi il film : Nuovo Cinema Paradiso, storia della mia Sicilia ?“Alfredo al giovane Salvatore sul lungomare:…Totò vattene ! Questa è terra maligna.… Fino a quando ci stai tutti i giorni ti senti al centro del mondo, ti sembra che non cambia mai niente. Poi parti, un anno, due … E quando torni è cambiato tutto. Si rompe il filo. Non trovi chi volevi trovare, le tue cose non ci sono più. Bisogna andare avanti per molto tempo, per moltissimi anni, per ritrovare al ritorno la tua gente, la terra dove sei nato …Ma ora no, non è possibile. Ora tu sei più cieco di me.Questo lo dico io ! La vita non è come l’hai vista al cinematografo, è più difficile.… Vattene ! Tornatene a Roma. Tu sei giovane, il mondo è tuo !. E io sono vecchio … Non voglio sentirti parlare, voglio sentire parlare di te.Salvatore ha come un brivido che lo pervade nell’animo.E all’orizzonte il tramonto è senza colore.Alfredo alla stazione di Giancaldo a Salvatore che parte per Roma a cercare fortuna:
Non tornare più, non ci pensare mai a noi, non ti voltare, non scrivere, non ti fare fottere dalla nostalgia. Dimenticaci tutti. Se non resisti e torni indietro non venire a trovarmi, non ti faccio entrare a casa mia, hai capito ? .Qualunque cosa farai, amala come amavi la cabina del Paradiso, quand’eri piccolo …”. E’ un dialogo molto duro ma, credimi, tante volte profondamente reale.Io comunque in Sicilia ci torno ogni anno, anche se so benissimo che non potrò più tornare a viverci a lavorarci, per cercare di dare del mio, per un cambiamento …. Con il tempo ho imparato che qui , nel civile e non mafioso nord, non ti uccidono fisicamente come in Sicilia ma se dai fastidio ti uccidono l’anima e devi cercare con molta fatica di sopravvivere, seppure chi ti scrive è un privilegiato. Poi è sparita anche la classe operaia, le fabbriche e la cultura di allora non c’è più, sostituita da che cosa ? In questo contesto e per quel che mi riguarda, e non penso di essere il solo, non penso proprio di passare fra quelli della ciurma di Capitan Uncino. Magari per certi versi riesco a rimanere un bambino che cerca l’isola che non c’è, la seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino……. In passato c’era l’Utopia, la ricerca collettiva di qualcosa che non si trovava nel mondo che si aveva, oggi non si cerca più tanto e, principalmente, ci si muove da soli, in maniera personalistica e individualistica; non si cerca più il gioco di squadra e non ci si rende conto che da soli il sistema ci macina a uno a uno, e si è sempre più soli ……..Senza presunzione, posso dire di avere sempre cercato e di cercare l’Uomo e per questo ho pagato prezzi alti ma vado a testa alta e mi sento ricco e contento per il mio essere, anche se tante volte mi sento stanco e penso di avere perso tante battaglie, ma so che non è finita !.“All'uscita dalla camera ardente di Paolo Borsellino, il giudice Antonino Caponnetto aveva esclamato con voce rotta dall'emozione: "E' finita, è finita…". Ma subito si pentì di quelle parole di sconforto e decise di dedicare gli ultimi anni della sua vita a seminare speranza. "Non dobbiamo mai avere paura di sognare e di sperare. E' una ricchezza interiore che dobbiamo coltivare. Dobbiamo affrontare le difficoltà tenendoci per mano, sperando e sognando. Credo che l'avvenire stia dalla nostra parte. Quando nelle scuole mi chiedono se in un mondo così si può avere speranza, rispondo sempre con le parole di padre Turoldo: "Sperare è da eroi, ma non se ne può fare a meno". Oggi si deve sperare. Il dovere di ciascuno di noi è proiettare l'animo verso il domani, verso la speranza. Solo così potremo fare passi in avanti. E ci troveremo a uscire dalla notte" (Brentonico, 24.08.1994). Sono convinto di avere fatto tante cose, spero utili a qualcuno, che a me sono piaciute molto e continuo per la mia strada, perchè penso che : "La salvezza dell’uomo è nelle mani dei disadattati creativi" (Martin Luther King) e poi perchè, come diceva Guevara, alla fine : "Le battaglie non si perdono, si vincono sempre !". Il berlusconismo tanto criticato, spesso e a mio avviso viene vissuto unicamente come un attacco a quell’uomo sporco e che spande fango sull’Italia; non ci si accorge però che il fango è dentro di noi, come singoli e come gruppo.Quante volte quelli anche coloro che sono della fazione opposta utilizzano gli stessi schemi e gli stessi stili di vita del cavaliere ? Quante volte preferiscono i servi stupidi alla Emilio Fede e non gli amici critici ? ecc. Non si può mangiare allegramente alla sua tavola e poi fare finta di sputare nel piatto. Se si vuole vincere, bisogna veramente iniziare a cambiare da noi stessi e insieme, senza perdersi d’animo !‘Un uomo fa quello che è suo dovere, quali che siano le conseguenze, gli ostacoli, i pericoli. Questa è la base di tutta la moralità’. ‘I vigliacchi muoiono tante volte nella vita, un uomo coraggioso muore una volta sola’ (Giovanni Falcone). Alcune volte e seppur doloroso ammetterlo, quando qualcuno di noi e/o dei nostri va via specie per un ingiustizia, bisogna convincersi che la amara sconfitta immediata si può trasformare in vittoria e/o, comunque, in nuovo slancio positivo in avanti. Leggi la storia di Peppino Impastato o guarda il film “I cento passi”, allora ero ancora in Sicilia e un anno dopo la sua morte ero anch’io alla manifestazione a Cinisi. Concordo pienamente con te che nella sofferenza si e’ soli, il proprio dolore non e’ condivisibile, nessuno può capire se non chi e’ stato amputato allo stesso modo di un amore. Ti posso soltanto dire che ti sono vicino e che provo solidarietà (parola oggi abusata e non colta per ciò che veramente significa) per te, per voi. In momenti molto tristi, è fisiologico sentirsi finire e perdere anche il senso di appartenenza, ma mi permetto di dirti che poi bisogna risorgere, ricostruire, la nostra gente del sud non ha niente da invidiare ad altri e ha una grande cultura e una grande storia; pur mettendo in conto che in questa ci sono i frutti belli e quelli marci, è la vita …Nella lettera affermi di essere stata poco attenta, ti dico che non penso proprio, bensì sono convinto che sei stata te stessa, persona pulita che si rifiuta di concepire alcuni gesti e probabilmente saresti ancora la stessa e rifaresti ancora con generosità quello che hai fatto seppur più drammaticamente cosciente.Il fatto è che non basta più lo sdegno, non basta più pregare, ci vogliono segni forti delle persone, non più o non soltanto come singoli, ma in gruppo e che finalmente si muovano veramente e fino al profondo le nostre cosiddette istituzioni nelle quali si fa sempre più fatica a credere. Posso desiderare per te e per voi che il ricordo vivo e vitale di Luca e il suo sorriso continuino a dare la forza di andare avanti con serenità nonostante il colpo pesante subito e dopo essersi dati un momento di isolamento per poi ripartire. “La quiete è pace. Tranquillità. Quando si abbassa il volume della vita. Ma quando si preme il tasto per spegnerla del tutto, resta solo silenzio.” (K Hosseini). Prosegui e proseguite il Vostro cammino nella luce e non fatevi sopraffare dal silenzio, altri possono essere al vostro fianco, in modo discreto, vite a basso volume che camminano una affianco all’altra verso la stessa meta. Anche perché “C’è sempre un pezzetto di cielo verso cui alzare la testa” (Fatima Mernissi). Quelle che Ti ho scritto sono parole che vengono fuori dal mio essere e delle citazioni che fanno parte di quello che io chiamo il mio bagaglio umano.Spero di non averti tediato e dia averti trasmesso delle sensazioni. Giuseppe Leocata