Mafia, 84 arresti a Palermo. Sgominato il clan Lo Piccolo

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mercoledì 9 marzo 2005 

Mafia, 84 arresti a Palermo. Sgominato il clan Lo Piccolo

L’inchiesta ha fatto emergere alcuni interessanti retroscena. Tra cui quello che anche i boss mafiosi svolgono vere e proprie inchieste parallele a quelle della giustizia con con tanto di interrogatori e l’ascolto di testimoni.

Con l’arresto di 84 persone nell’operazione "Notte di San Lorenzo" la Squadra mobile della Polizia di Palermo ha sgominato un intero clan mafioso. Quello del boss latitante Salvatore Lo Piccolo e di suo figlio Sandro, radicato appunto nella borgata di San Lorenzo e dall’organigramma tra i più articolati e vasti di Cosa Nostra. Le indagini sono cominciate nel marzo 2001 con il contributo di collaboratori di giustizia.La zona interessata dal blitz comprende oltre al mandamento di San Lorenzo situato nella parte nord-occidentale di Palermo, anche le cosche dei Comuni di Capaci, Isola delle Femmine, Carini e Villagrazia di Carini. Le ordinanze di custodia cautelare sono state richieste, dopo le indagini della squadra mobile, dai pm Gaetano Paci, Domenico Gozzo, Annamaria Picozzi, coordinati dal procuratore aggiunto Alfredo Morvillo e dal procuratore Piero Grasso, e sono state emesse dal Gip Gianfranco Viola.Le accuse per gli arrestati vanno dall’associazione mafiosa all’estorsione continuata ed aggravata, dal trasferimento fraudolento di valori aggravato alla ricettazione, dall’associazione per delinquere tesa al compimento di una serie indeterminata di rapine aggravate, tentativo di estorsione aggravata al concorso esterno in associazione mafiosa, dalla ricettazione al porto e detenzione abusiva d’ arma, dal furto aggravato al commercio di droga, dall’associazione per delinquere tesa al commercio di sostanze stupefacenti all’associazione per delinquere finalizzata alle rapine.L’indagine – coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e svolta dalla Squadra Mobile – era stata avviata nel marzo del 2001 e recentemente ha ricevuto importanti contributi dagli ultimi collaboratori di giustizia. L’inchiesta conferma ancora una volta la diffusione capillare del pizzo, imposto a tappeto dai mafiosi che costringevano a pagare imprese ed esercizi commerciali operanti nel territorio del mandamento. Ancora una volta, nessuna vittima ha sporto denuncia. "L’operazione di questa notte ci conferma che quello della mafia è un sistema globale integrato. Un sistema che consente agli uomini d’onore di controllare il territorio e tutte le attività criminose dalle rapine al pizzo, alle estorsioni" ha affermato al proposito il procuratore della Repubblica di Palermo, Piero Grasso. Per il procuratore "non c’è una microcriminalità staccata dal sistema mafioso, oppure rapine non controllate dai boss".In questo sistema, inoltre, il capoclan Salvatore Lo Piccolo sarebbe diventato una figura di spicco in Cosa nostra, nientemento che uno dei consiglieri più fidati di Bernardo Provenzano, perlomeno nell’area metropolitana. L’inchiesta ha fatto emergere alcuni interessanti retroscena. Tra cui quello che anche i boss mafiosi svolgono vere e proprie inchieste parallele a quelle della giustizia con con tanto di interrogatori e l’ascolto di testimoni. L’indagine di Cosa nostra alla quale si fa riferimento nasce in seguito alla rapina perpetrata nei confronti di una gioielleria di Borgo nuovo, quartiere periferico di Palermo. "Quella volta – ha raccontato il magistrato inquirente – il rapinatore decise di fare quel colpo senza avvertire la famiglia mafiosa. Così si è imbattuto in un gioielliere con parentele "pesanti", vicini cioé a Cosa nostra". (da Tgcom)