Calabria, frode fiscale sui rifiuti Indagato assessore all’ambiente

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Calabria, frode fiscale sui rifiuti
Indagato assessore all’ambiente

Pugliano coinvolto nell’indagine della Gdf sullo smaltimento per la discrica di Catanzaro, che ha portato al sequestro di 90 milioni di euro. Indagati anche manager, il commissario per l’emergenza ambientale e un funzionario del suo ufficio

di GIUSEPPE BALDESSARRO

Calabria, frode fiscale sui rifiuti Indagato assessore all'ambiente

CATANZARO – Le tasse da pagare allo Stato restavano sulle spalle dell’azienda destinata alla liquidazione. Mentre i soldi della Regione Calabria finivano invece ad una società nuova di zecca. E quando anche questa veniva caricata di debiti verso l’erario, i crediti passavano a una terza. Così per anni. Oltre a smaltire rifiuti in mezza Italia, gli imprenditori che gestivano la discarica di Alli, a Catanzaro, erano soliti mandare al macero anche le proprie aziende, e con esse i problemi contabili. Un meccanismo fatto di scatole cinesi, che ha consentito ad alcuni manager di evadere il fisco per decine e decine di milioni di euro. Ieri però la Guardia di Finanza di Catanzaro, su indicazione della Procura della Repubblica, è andata a riprendersi quel patrimonio, sequestrando beni per 90 milioni di euro e notificando avvisi di garanzia sia a imprenditori che a politici e burocrati della Regione, colpevoli di avere versato soldi alle diverse società senza battere ciglio.

Al centro dell’inchiesta del pm Carlo Villani, l’attuale assessore regionale all’Ambiente, Francesco Pugliano (nella sua qualità di ex subcommissario per l’emergenza ambientale in Calabria), l’attuale commissario al settore Graziano Melandri (ex ufficiale della Guardia di Finanza) e il funzionario dello stesso Ufficio, Domenico Richichi. Gli imprenditori indagati sono invece Stefano Gavioli, 64 anni, di Treviso, Loris Zerbin, 50, di Campolongo Maggiore (Venezia), e Giovanni Faggiano, 52 anni, di Brindisi.

Secondo le indagini condotte dalle Fiamme Gialle alcune società collegate a un’unica holding, dopo essersi aggiudicate, sull’intero territorio nazionale, numerosi appalti pubblici di servizio per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, venivano “caricate” volontariamente di ingenti debiti tributari. Le stesse società, quindi, venivano svuotate delle componenti attive (in gergo “Bad companies”), che passavano ad altre società “figlie” costituite ad hoc (“Good companies”). Un gioco fatto di scissioni e cessioni di rami d’azienda che potrebbe coinvolgere diverse regioni italiane dove esistono interessi da parte della holding che opera nel settore.

La discarica di Alli, in particolare, nell’ultimo quadriennio ha visto avvicendarsi ben tre società di capitali (“Slia spa”, “Enerambiente spa” ed “Enertech srl”) riconducibili sempre alla medesima compagine. In questo giro, secondo l’accusa, l’ufficio commissariale per l’emergenza calabrese avrebbe avallato il turnover gestionale, disponendo i pagamenti a favore delle società che, di volta in volta, si sono sostituite nella conduzione dell’impianto. Uno degli indagati, l’imprenditore Giovanni Faggiano, è già stato arrestato a Napoli (dove è ancora detenuto) con l’accusa di corruzione nell’ambito di una inchiesta della Procura partenopea sulla gestione di alcuni impianti campani.

Dal canto loro, il commissario Graziano Melandri e l’assessore Francesco Pugliano, dicono “di aver agito sempre nella massima trasparenza e con il continuo conforto e supporto dei pareri degli uffici legali, tecnici e finanziari. Nella mattinata di ieri i finanzieri hanno messo i sigilli a una villa a Cortina d’Ampezzo, a barche, automobili di grossa cilindrata e quote societarie. Un sequestro preventivo resosi necessario, hanno spiegato il Procuratore Vincenzo Lombardo e l’aggiunto Giuseppe Borrelli, “perché Gavioli stava vendendo i propri beni per poi trasferire all’estero l’intero patrimonio”.

(04 agosto 2011)