La ‘ndrangheta “riapre” l’aula bunker delle Vallette

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La ‘ndrangheta “riapre”
l’aula bunker delle Vallette

Al via stamattina la maxiudienza per le infiltrazioni delle cosche calabre in Piemonte. Alla sbarra 172 imputati venticinque anni dopo i “catanesi”. Sotto accusa politici come l’ex sindaco di Leinì Nevio Coral, boss e superlatitanti. Un tunnel porterà nell’attiguo carcere

di FEDERICA CRAVERO

Si prevede che l’appello in ordine alfabetico degli indagati durerà un’ora e mezzo. Basta questo per dare l’idea dell’entità del processo “Agostino Nicodemo + 171”, divenuto ormai noto come “Minotauro”, del quale stamattina si apre alle 9 nell’aula bunker A delle Vallette la gigantesca udienza preliminare. Un kolossal giudiziario: era dai tempi del maxiprocesso al clan dei catanesi, che tra il 1987 e il 1988 aveva giudicato 198 imputati, che l’aula (una delle due costruite nel 1980 a ridosso del carcere Lorusso e Cutugno per ospitare i primi grandi processi a Prima Linea e alle Brigate Rosse) non vedeva tanta partecipazione e un servizio delle forze dell’ordine così massiccio.

Ora alla sbarra ci sono gli esponenti locali della ‘ndrangheta: 172 imputati (dei 184 iniziali indagati), di cui 117 detenuti alle Vallette, che ogni giorno saranno trasferiti attraverso un tunnel nelle celle del bunker. Tra loro personaggi noti nel mondo della politica come l’ex sindaco di Leinì, Nevio Coral, e superlatitanti come Rocco Trimboli, arrestato pochi fa giorni fa. E soprattutto ‘ndranghetisti di spicco come Adolfo Cosimo Crea, Bruno Iaria, e Giacomo Lo Surdo ed Enzo Argirò, i cui nomi comparivano in altre inchieste sulla malavita organizzata a Torino. A rappresentare la difesa si contano 132 avvocati. L’accusa è invece sostenuta da 5 pubblici ministeri (Monica Abbatecola, Enrico Arnaldi di Balme, Stefano Castellani, Roberto Sparagna e Dionigi Tibone). Al gup, Maria Francesca Christillin (coadiuvata da un cancelliere), impegnata per 25 udienze consecutive fino al 25 maggio, spetterà il compito di decidere della costituzione delle parti, soprattutto se oggi ci saranno parti lese o enti locali che intenderanno costituirsi parte civile al processo. Ma la questione più delicata per il giudice sarà legata alle questioni preliminari che è facile immaginare che gli avvocati solleveranno, prima di tutto quella della competenza territoriale. Poi, nelle udienze successive, saranno i difensori a comunicare al giudice la scelta di andare a dibattimento o di optare per il rito abbreviato.

Se le maxi-aule del palazzo di giustizia di corso Vittorio Emanuele erano state in grado di assorbire l’arrivo di migliaia di persone, tra parti civili e pubblico, per il processo dei record per eccellenza, quello Eternit, ora quello che mancherà sarà proprio il pubblico, visto che si tratta della fase dell’udienza preliminare, a porte chiuse.

Riemersa da anni di abbandono, usata come set cinematografico per “L’uomo sbagliato” e “Il divo”, a ottobre del 2010 la grande aula blindata era stata rispolverata per il riconteggio delle schede di Bresso e Cota nelle ultime, contestate, elezioni regionali. E adesso, dopo un intervento di ristrutturazione di circa 100 mila euro a carico del Comune, è stata di nuovo adibita a sede del tribunale per il processo ai No Tav e, da oggi, per Minotauro.
 

(26 aprile 2012)