Ora la mafia è questione europea

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Ora la mafia è questione europea

di Umberto Lucentini

Studiare le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia e nella finanza della Ue. Trovando gli strumenti politici per combatterla in tutto il continente. Bruxelles ha dato questo compito a un’italiana, Sonia Alfano. E non è una bazzecola

(18 aprile 2012)

Sonia Alfano
Sonia Alfano

Un carico di cocaina arrivato a Rotterdam su una nave cargo, l’indagine su un clan di narcotrafficanti che va in fumo perché la legge olandese non consente di ritardare l’arresto di uno spacciatore per risalire ai capi delle organizzazioni. L’estorsione al titolare di un ristorante in Germania, compiuta da due calabresi affiliati alla ‘ndrangheta, che viene denunciata ma che non risolve il problema: finiti in cella i due esattori, due mesi dopo si presentano i sostituti che tornano a chiedere allo stupefatto tedesco il pagamento del “pizzo”, mentre i capobastone restano sconosciuti agli inquirenti. E poi i tempi delle perquisizioni nelle case di esponenti dei clan che non possono scattare tutte nello stesso momento, a Palermo come a Lanzarote, perché la legge spagnola non prevede che questo tipo di attività investigativa si svolga di notte. O il traffico di armi in partenza dal Kosovo, dove per pochi spiccioli i clan criminali possono acquistare bazooka o esplosivo.

E’ lungo l’elenco (e gli esempi sono volutamente minimalisti) degli interventi necessari per avere un unico passo nelle inchieste contro i clan nei paesi dell’Unione Europea.

Ma l’agenda dei lavori della nuova Commissione antimafia varata dal Parlamento Europeo è già aperta. Ora l’organismo ha un presidente: Sonia Alfano, eletta in Italia come indipendente nell’Italia dei Valori, impegnata sul versante del contrasto alle mafie e figlia di Beppe, il giornalista ucciso dal Cosa nostra a Barcellona Pozzo di Gotto l’8 gennaio 1993. Dal 2008 è la presidente dell’Associazione Nazionale dei Familiari delle Vittime della mafia.

Un risultato storico, quello dell’istituzione dell’Antimafia di Bruxelles, ottenuto con un lavoro di squadra della Alfano e degli altri eurodeputati siciliani, Rita Borsellino e Rosario Crocetta.

Spiega la Alfano: «Da quando il 25 ottobre 2011 il Parlamento Europeo ha approvato la risoluzione sul crimine organizzato nell’Unione Europea di cui sono relatrice, e che prevedeva l’istituzione della ‘Commissione parlamentare speciale sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro’, ho incontrato i vertici di Europol e Interpol, magistrati italiani, funzionari della Bce. A tutti ho chiesto di mettere la Commissione in condizione di capire quali sono le falle del sistema per il contrasto alla criminalità e come fare in modo che nei singoli paesi dell’Unione si adottino le misure legislative e operative per sbarrare il passo agli appetiti delle mafie».

Il compito della Commissione è già definita: avrà un anno di tempo per investigare sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia legale, nella pubblica amministrazione e nella finanza di Eurolandia e individuare le misure per combatterla.

L’appropriazione indebita di fondi pubblici, l’infiltrazione nel settore pubblico e alla contaminazione dell’economia legale e del sistema finanziario, sono infatti alcune delle principali minacce delle organizzazioni criminali che colpiscono l’Unione Europea.

Aggiunge la Alfano: «Finalmente dall’Europa arriva un messaggio inequivocabile alle organizzazioni criminali e alle mafie: le istituzioni non hanno intenzione di indietreggiare rispetto al crimine organizzato, il cui contrasto rappresenta una priorità! Il mandato è quello di studiare il fenomeno criminale organizzato a livello transnazionale e di elaborare un vero e proprio piano per il contrasto europeo alle mafie, alla corruzione e al riciclaggio di denaro».

Per la prima volta nella storia istituzionale europea si farà riferimento ai sistemi criminali mafiosi in un testo ufficiale, e alle forme di contrasto messe in atto nel ‘laboratorio Italia’ in questi anni. Dalla confisca al riutilizzo a scopi sociali dei patrimoni criminali, al riconoscimento del reato di associazione mafiosa nei 27 Stati membri, alle norme sul controllo e la trasparenza dei fondi pubblici, al contrasto al riciclaggio di denaro, i 45 componenti.

«E’ indispensabile» ripete Roberto Scarpinato, procuratore generale di Caltanissetta, a chi gli chiede un parere sulle misure che dovrebbe esportare la Commissione «che negli stati europei venga introdotto in reato di intestazione fittizia di beni a terzi. E’ impressionante quello che sta succedendo in Germania: proliferano decine di società intestate a cittadini tedeschi i quali si prestano dietro compenso di denaro a fare da prestanome a mafiosi che così nascondono i loro beni».

C’è poi il punto di svolta che potrebbe consentire il successo delle indagini antimafia in Eurolandia. E lo prefigura sempre Scarpinato: «Va istituita la procura europea antimafia. La centralizzazione delle indagini, con un organismo unico che senza limiti spaziali può condurre investigazioni in tutto il territorio europeo per poi portare i rei di fronte ai tribunali nazionali sulla base di reati che vengono stabiliti con norme del Parlamento Europeo».