L’UTOPIA di Riace

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L'UTOPIA di Riace

In un paese di appena tremila abitanti di una regione a sovranità limitata, viene riconfermato un sindaco di estrema sinistra che dà fastidio alle cosche.

Una vittoria tra attentati e minacce. Il modello vincente? Un ecovillaggio, l'accoglienza dei profughi per creare sviluppo, il recupero degli antichi mestieri artigianali
Che la speranza possa rinascere da un borgo di tremila anime, abbarbicato sulle alture della Locride, può sembrare un'esagerazione. In realtà non lo è. Specie in una regione a sovranità limitata come la Calabria, attraversata da pesanti condizionamenti mafiosi, in cui la rielezione di un sindaco antimafia e antirazzista ha un'importanza simbolica non indifferente. È quel che è accaduto qualche giorno fa a Riace dove il sindaco uscente Mimmo Lucano è stato riconfermato con uno scarto esiguo ma sufficiente di appena 49 voti. Una campagna elettorale alquanto tribolata, caratterizzata da attentati intimidatori ai danni di Lucano: due pallottole conficcate nottetempo nella porta d'ingresso della Taverna delle Rose, ristorante recuperato da una casa abbandonata e dato in gestione a Città Futura , l'associazione intitolata a Don Puglisi e, un mese prima il voto, l'avvelenamento letale dei cani del sindaco.

 In un territorio infiltrato dalle 'ndrine, l'amministrazione di Riace ha dato parecchio fastidio anche perché si è imposta al centro dell'attenzione dei media nazionali e internazionali come esempio concreto per alcune pratiche virtuose quali il progetto sul territorio di accoglienza multietnica, il borgo riacceso con botteghe artigiane, gestite prevalentemente da rifugiati politici, e la singolare esperienza della raccolta differenziata con gli asini. Insomma, una utopia divenuta realtà e non poteva essere altrimenti visto che ci troviamo a pochi chilometri da Stilo, la città di Tommaso Campanella, il filosofo della "Città del sole". In pochi anni Lucano è riuscito a costruire quella che lui definisce "la sinistra immaginaria": nessuna affiliazione ai partiti tradizionali semmai la rivitalizzazione in chiave amministrativa dell'antimafia sociale che passa attraverso una lotta virulenta alla speculazione edilizia e la costituzione di un eco-villaggio denominato "Riace Village" che è la riproposizione di un villaggio rurale per l'ospitalità diffusa, l'accoglienza profughi, il recupero e la valorizzazione degli antichi mestieri artigianali.


«Nella scala di valori della comunità rurale degli antichi borghi calabresi, il senso dell'ospitalità occupava un posto prioritario, un aspetto che è stato ripreso da noi a Riace come elemento centrale nel progetto dell'ospitalità turistica e dell'accoglienza dei rifugiati che arrivano in Calabria per sfuggire a guerre, fame e carestie», afferma un raggiante Mimmo Lucano all'indomani della sua rielezione dopo una lunga notte passata a festeggiare in piazza con i migranti che hanno accolto con un entusiasmo indescrivibile l'esito del voto.
Una ovazione che il sindaco non dimenticherà mai come sarà impossibile cancellare dalla mente la figura di quel bambino afgano, Ramdullah, di appena 8 anni, che «una volta resosi conto del pathos che circondava lo scrutinio si è recato presso il seggio e ha pregato con le mani giunte fino alla fine dello spoglio», dichiara Mimmo Lucano.
Nell'Italia berlusconizzata a sfondo leghista e nella Calabria infiltrata dalla criminalità organizzata, l'esperienza di Riace è sicuramente in controtendenza tanto da aver reso molto difficile la stessa rielezione che si prospettava per niente scontata. Le tre liste di centrosinistra e centrodestra avevano, infatti, coagulato un unico cartello elettorale per fronteggiare "L'altra Riace alla luce del sole", la lista capitanata da Lucano e l'incognita era rappresentata segnatamente dagli abitanti della marina di Riace ovvero la zona nuova costruita a valle sulla costa dove quello che conta sono le licenze edilizie, il cemento e il turismo intensivo e non certo la "città utopica" di Lucano.

 

Dopo gli attentati di Maggio la Calabria antirazzista e solidale si è stretta intorno al "sindaco dei rifugiati" che ha ricevuto le visite incessanti dei calabresi impegnati nei movimenti a difesa dei migranti e delle organizzazioni contrarie alla costruzione del Ponte sullo Stretto che si sono incontrate in quel di Riace a pochi giorni dal voto in occasione del Riace Film Festival, il primo Festival del Cinema delle migrazioni, ennesimo progetto partorito dall'amministrazione Lucano. Ieri l'altro il lieto fine con la rielezione del sindaco che non è altro che un nuovo inizio per questo straordinario modello di comune solidale e di borgo meticcio.
In questo particolare momento storico, segnato da un vento europeo xenofobo e razzista, la questione della coesistenza tra popolazioni e tradizioni culturali differenti, che si sono sviluppate in regioni lontane del pianeta e si ritrovano identiche e diverse all'interno di molteplici e complessi contesti territoriali, emerge in modo sempre più marcato. È necessario individuare strategie e dinamiche di composizione delle differenze. L'esempio positivo di Riace è paradigmatico in quanto si snoda attraverso azioni, iniziative, fatti concreti che promuovono scambio e conoscenza reciproca. L'accoglienza come opportunità per lo sviluppo locale e un'integrazione possibile, perché a misura d'uomo e calibrata sulle esigenze del territorio: sono questi i segni dell'amministrazione di Lucano e alla base della sua rielezione. Il laboratorio Riace, per inciso, sta facendo scuola in Calabria tanto che altri due paesi, Caulonia e Stignano, hanno dato vita alla cosiddetta "dorsale della solidarietà" improntata ai valori dell'accoglienza e della integrazione solidale. Insomma, segnali di speranza nel profondo sud, testimoniati tra l'altro dal buon successo in Calabria delle forze di sinistra, Sinistra e Libertà e il cartello Prc-Pdci, che alle europee messi assieme hanno totalizzato un confortante 15%, che è il risultato migliore che la sinistra "geneticamente frammentata" ha ottenuto in Italia a fronte di un arretramento marcato del Pd e un exploit di Italia dei valori trainata dall'ex magistrato De Magistris.