Processo Congiusta, ancora testi della difesa. Il giovane non era solare come al solito prima del delitto
Gianluca era l’amico di tutti
Dalla vendita di un terreno alle ipotesi del movente formulate dopo l’omicidio
Locri- continua ad emergere, attraverso le testimonianze che si stanno susseguendo nel processo, che Gianluca Congiusta avesse qualche problema prima di venire ucciso o che, comunque, si mostrasse pensieroso. Elemento che si notava subito in un ragazzo che, invece, viene descritto da tutti come una persona “solare”, il termine più utilizzato insieme ad allegro, disponibile, scherzoso.
Su questa linea si è tenuta infatti, la testimonianza di Elena Scarfò, la giovane dipendente del Centro Tim per molti anni, che è stata ascoltata ieri.L’interrogatorio della testimone è stata incentrata sul genere di lavoro che la ragazza svolgeva presso l’azienda di Congiusta, se teneva i rapporti con i colleghi del suo datore di lavoro, se conosceva il luogo abituale dove il giovane imprenditore era solito parcheggiare l’auto nei pressi del negozio e, soprattutto se avesse notato un cambiamento di umore del giovane.Non sapendo come descrivere il cambiamento dello stato d’animo di Gianluca, la ragazza ha confermato di aver notato forse preoccupazione ma, essendo stata assente dal lavoro per parecchio tempo, quasi due mesi, non sapeva se attribuire il cambiamento del suo umore a qualche problema legato al lavoro. Stato d’animo che però la testimone ha spiegato non fosse così forte o tale da destare il sospetto di qualcosa di grave.
Dopo l’escussione di un altro testimone, gestore di un centro di assistenza computer e telefonia di Roccella, Alberto Mazzaferro, che era salito con Congiusta ed un altro commerciante di Rosarno fino a Napoli, qualche giorno prima dell’omicidio, in un breve viaggio di lavoro terminato il giorno stesso, si è passati alla testimonianza di Pierdomenico Mammì, medico dell’AS di Locri.
L’uomo, caro amico di Congiusta, è stato interrogato prevalentemente sulla circostanza, negata dal testimone, di una richiesta d’aiuto di Gianluca per la gravidanza di una donna, le domande sono state concentrate sull’ipotesi che gli avesse chiesto di effettuare un test di gravidanza per un’amica, se il giovane imprenditore si confidava con il medico, se conoscesse infine le sue frequentazioni.Mammì, ha ricordato che Gianluca ascoltava molto, come caratteristica personale, ma non era altrettanto propenso a confidarsi, quindi essergli amico, significava anche non andare oltre con le domande private.Ricorda ancora il medico” non mi faceva inoltre carico dei suoi problemi perché non era nel suo stile, non voleva darmi alcun pensiero, ci conoscevamo da oltre vent’anni”.Il medico ha inoltre raccontato di essersi reso disponibile alle forze dell’ordine per eventuali aiuti che lo stesso poteva dare nel tentativo di dare una risposta all’omicidio “Era più che altro per rendermi utile, non conoscevo nulla di particolare ma pensavo, come atto dovuto, di mettermi a loro disposizione. Una cosa che appariva senza significato per me poteva essere importante per loro”.
L’udienza di ieri è finita con l’escussione dell’ultimo testimone, Carmelo Muià. L’uomo commerciante nel settore alimentare, è stato sentito circa i suoi interessi finanziari con Gianluca.Avevano comprato insieme un terreno, come confermato da precedente testimonianza, sul quale intendevano trarre profitto con la vendita di appartamenti da costruire. Di Raffaella Rinaldis per il Quotidiano