Cosenza: iniziativa Idv contro la mafia

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Cosenza: iniziativa Idv contro la mafia

 Sabato pomeriggio alle 17, presso la Sala degli Stemmi della Provincia di Cosenza, si terrà un incontro-dibattito alla presenza di Giovanni Impastato, Mario Congiusta, Romano De Grazia e Leoluca Orlando. L’appuntamento è stato organizzato dal gruppo consiliare di Idv regionale e dal capogruppo, Maurizio Feraudo.“Credo che la lotta alla mafia necessiti di un impegno unitario che, se non vuole rimanere una sterile enunciazione retorica, deve trovare uno sbocco politico positivo in grado  di mettere a profitto, orientate verso un comune obiettivo di rinnovamento, le diverse esperienze dei partiti e della società civile. Da questa logica e da questa prospettiva, l’esigenza di Idv per prodigarsi in questo impegno unitario.

 

Sono passati trent’anni dall’assassinio politico-mafioso di Peppino Impastato e qualcuno dall’assassinio di Gianluca Congiusta.

Un percorso di impegno e di afflizione che ha portato anche a sperimentare l’amarezza e la rabbia quando si è toccato con mano la collusione tra la politica, le Istituzioni e la mafia. Il lavoro e gli sforzi per onorare la loro memoria in questi anni sono stati faticosi, ma non certo vani: hanno contribuito a sviluppare una coscienza antimafiosa nelle nuove generazioni che hanno fatto proprio il messaggio.La mafia non è un fenomeno circoscritto alla Sicilia e le sue vittime non si fermano lì. Hanno conquistato rischiosamente tutto il territorio nazionale, coniugandosi con ogni forma di speculazione, di corruzione, di collusione con le Istituzioni e con il potere politico ed economico, accumulando grandi masse di capitale con il traffico di droga che ha provocato migliaia di morti per overdose e ha alzato il tiro uccidendo chiunque tentasse di ostacolare il suo processo di espansione.

Giudici, poliziotti, politici, militanti della sinistra, giornalisti, tutti ammazzati uno dopo l’altro in una mattanza che è durata molti anni, troppi, ed è culminata con la strategia dello stragismo. Parlare di legalità, oggi, significa anche riportare alla luce la versione veritiera di quanto è accaduto a Peppino e a Gianluca. Oggi, a  distanza di tanti anni da quei fatti, viviamo una realtà che non si è affatto riassestata. Il sistema mafioso prolifera e i conflitti sociali non si sono mai assopiti: per far fronte alle degenerazioni della società, da cui scaturiscono le fortune politiche di personaggi come Berlusconi e di tanti altri, i movimenti continuano a mettere in pratica l’impegno dal basso ricoprendo un ruolo centrale nel mantenere viva l’autodeterminazione dei cittadini.

Se non riusciamo a costruire un progetto e a trasmettere un messaggio di fiducia e di speranza alle nuove generazioni, bombardate da una strategia della diseducazione che indica come esempi da seguire personaggi di successo cinici e sfrontati, politici e rappresentanti delle Istituzioni spesso sotto processo o condannati per mafia, come Dell’Utri e Cuffaro, difficilmente riusciremo a far crescere in loro una coscienza democratica e antimafiosa. Esistono percorsi ben più sostenibili e compatibili con il benessere e il rispetto di tutti, che vengono però esclusi perché non fanno gli interessi dei soliti noti.

Aspettiamo ancora il perfezionamento della legge sulla confisca dei beni mafiosi, la legge 109 del ’96, proposta da Libera di Don Ciotti con una petizione popolare che ha raccolto un milione di firme sull’onda emotiva delle stragi di Capaci e via D’Amelio. L’intento era di avviare un nuovo percorso di sviluppo economico antimafioso, ma si è arenato negli scogli della burocrazia, del lasciar correre e degli interessi mafiosi.

Siamo convinti che costruire un mondo senza mafia è possibile. Non solo, è necessario.In una società competitiva come quella attuale, dobbiamo comprendere che solo il rispetto delle norme del nostro ordinamento giuridico può permettere la realizzazione di quelli che sono i principali valori della Costituzione: libertà, uguaglianza, giustizia, lavoro. L’opinione comune deve cambiare ed è cambiata un po’ fino ad ora, anche grazie a persone come Impastato che non l’hanno accettata passivamente quasi come fosse normale, scontata e appartenente al nostro costume, ma, altresì, combattuta fino alla morte.

Peppino e Gianluca con il loro sacrificio, ci hanno dato tanto. Non basta ricordarli. Bisogna raccogliere quanto ci hanno lasciato e continuare”. 

Maurizio Feraudo