Condannata la “banda” Costa

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Condannata la “banda” Costa

 

Congiusta: tiene l’impianto accusatorio sull’omicidio di mio figlio

Bayan Kaled 16 anni. Francesco Costa, il nipote di Tommaso, 12 anni. Pietro Costa, il fratello di Tommaso, 8 anni. Valentino Di Santo 7 anni. Cosimo Panaia 8 anni e sei mesi; Michele Di Corso 8 anni. Antonio Zucco 6 anni. Roberto Zucco 4 anni e sei mesi. Antonio Cataldo 3 anni.

 Mario Congiusta, quello del maggiolone giallo,

il padre di Gianluca, il gestore della Tim di Siderno assassinato il 24 maggio del 2005, non concede sconti alla banda con a capo l’uomo che gli avrebbe ucciso il figlio e che ieri è stata giudicata con la formula del rito abbreviato per associazione a delinquere di stampo mafioso. Di ritorno da Reggio Calabria si è segnato tutto sulla sua agenda. Ah, sentendo la sentenza del giudice, Antonio Cataldo deve anche pagare 14 mila euro, mentre Pietro Costa 1600. 
Ha il sorriso stampato sul volto, le condanne inflitte nel primo pomeriggio dal giudice ai rampolli di Tommaso Costa, per l’antimafia di Reggio Calabria colui che uccise Gianluca Congiusta,  gli hanno restituito il buon umore.
 
“Vuol dire che tiene l’impianto accusatorio costruito intorno all’omicidio di mio figlio, che regge bene, che la direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e il vice questore Rocco Romeo hanno fatto un buon lavoro.  Non dimentichiamoci che era rito abbreviato, dove gli imputati beneficiano dello sconto pena. E’ andata benissimo, non bene”. Sul Comune di Siderno che non si è costituito parte civile neanche un cenno. “ Piuttosto mi fa piacere sapere che gli enti e le associazioni che si sono fatti portavoce delle istanze dei calabresi onesti si siano visti riconoscere dal giudice la loro legittima richiesta di risarcimento danni. Mi riferisco alla Regione Calabria, alla Provincia e all’associazione “Insieme si può”. Un dato, questo degli enti e dell’associazione che si sono costituiti parte civile, che bolla come significativo. Anzi una svolta culturale, una rivoluzione in atto che spero possa continuare. Soprattutto quando di mezzo c’è la criminalità organizzata, tiene a precisare.   L’uccisione del figlio gli brucia ancora, tanto che della lotta alla malavita organizzata ne ha quasi fatto una ragione di vita.

“ Il nostro legislatore concede la possibilità di scegliere la formula del rito abbreviato, che prevede la riduzione di un terzo della pena, a persone accusate di mafia senza che queste ammettano i propri crimini. E’ assurdo”, dice.

  

ilario filippone per calabria ora