Calabria, il vescovo di Locri-Gerace: “Qui pezzi di Chiesa a braccetto con la ‘ndrangheta”

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Alla presenza di Marco Minniti, il monsignore ha aperto così un incontro sul santuario della Madonna di Polsi, che in più inchieste viene indicato come luogo d’incontro dei boss. “E la società civile non è stata attenta”. Il ministro dell’Interno: “Parole potenti. Qui occorre separare Dio dalla ‘ndrangheta”

Mons-OLIVA

REGGIO CALABRIA – Il santuario della Madonna di Polsi, alle pendici dell’Aspromonte, viene indicato in diverse inchieste della magistratura come luogo d’incontro dei boss di ‘ndrangheta, in concomitanza con la festa dell’1 e 2 settembre che richiama migliaia di fedeli.

Il vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, aprendo un incontro sul tema Madonna di Polsi, la simbologia del santuario tra sacro e legalità, alla presenza del ministro dell’Interno Marco Minniti, ha confermato e accusato: “Qui la ‘ndrangheta è sempre andata a braccetto con pezzi di Chiesa. E la società civile non è stata attenta. Oggi è una gioia e un onore la vostra presenza in questo luogo simbolo del Sud dove c’è una Chiesa che cerca di abbattere da questo luogo simbolico l’immagine di un luogo contiguo con la ‘ndrangheta”.

“I summit della ‘ndrangheta in prossimità di questo luogo hanno offeso Maria e la gente di Calabria che viene a pregare – ha proseguito il vescovo -. Qui la ‘ndrangheta non può avere vita e protezione. A questo popolo che già soffre non si può togliere la speranza di futuro offuscata da una minoranza di violenti. In questa terra molto è stato il lavoro delle forze dell’ordine, ma occorre formare alla reazione sociale contro la ‘ndrangheta. Il nostro lavoro deve essere quello di evangelizzare ma anche di sensibilizzare la società civile. La ‘ndrangheta ha seminato un humus malefico che rende sempre più difficile l’idea di futuro di molte generazioni. Cosa fare? Occorre purificare la religiosità popolare e separarla dalla mentalità mafiosa. La Chiesa calabrese su questo impegno è compatta e ha maggiore attenzione da parte di tutti”.

Alle parole del vescovo si sono aggiunte quelle del presidente della Conferenza episcopale calabra, monsignor Vincenzo Bertolone, che citando Polsi come simbolo di fede ha ricordato come “qui abbiamo registrato i segni dell’attenzione dello Stato con la visita del presidente Mattarella in occasione del 21 marzo a Locri. E speriamo che questa attenzione continui anche in questo luogo simbolo di una terra che ha bisogno anche di azioni concrete che diano fiducia ai cittadini”.

Il ministro Minniti, cui erano affidate le conclusioni dell’incontro, è partito da quella “contraddizione in termini” che è “il rapporto tra Chiesa e ‘ndrangheta”. “Perché – ha evidenziato il ministro – la Chiesa è di Dio, dei credenti e dei fedeli e Dio non può essere accostato per nessuna ragione alla ‘ndrangheta: è iconoclastia mettere le cose di ‘ndrangheta nelle cose di Dio. Nel nome di Dio non ci può essere violenza, uccisioni, lutti, guerre. Ecco perché mi viene in mente la parola rottura”. “Qui – ha esortato Minniti – occorre separare Dio dalla ‘ndrangheta. Per questo considero le parole del vescovo di Locri-Gerace monsignor Francesco Oliva e del presidente della Conferenza episcopale calabrese monsignor Vincenzo Bertolone come potenti perché l’azione della Chiesa è cruciale contro le mafie. Voglio ringraziare gli uomini di fede che qui hanno parlato alla presenza di un ministro dell’Interno che per la prima volta viene qui a Polsi. Li voglio ringraziare per le parole potenti che hanno detto”.

“Il vero problema è che non c’è più tempo da perdere – ha concluso Minniti -: se vogliamo sconfiggere la ‘ndrangheta, e la sconfiggeremo, questo obiettivo deve essere il nostro orizzonte e quello che stiamo facendo oggi qui è straordinariamente importante. A noi spetta il compito di conquistare il cuore e il cervello dei calabresi. Solo così riusciremo a fare anche di questo luogo una pietra miliare del passato, del presente e del futuro di questa terra. Sono fiero del lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura ma occorre fare altro. Occorre invitare alla reazione sociale e dire che le parole come fede, dignità, amore, onore non hanno nulla a che vedere con la ‘ndrangheta che è un nemico mortale di questa terra”.

Il commento di Michele di Bari, prefetto di Reggio Calabria: “Il ministro dell’Interno ci ha oggi incoraggiato, sostenuto. Ha detto una parola grande, ‘rottura con il passato’. Questa è una iniziativa che io ho fortemente voluto fin dal mio insediamento perché ho immediatamente pensato e ritengo ancora che il Santuario di Polsi sia il luogo simbolo del rapporto tra sacro e legalità. Oggi questa iniziativa ha confermato che davvero si volta pagina e che tutto quello che c’era di opaco nel passato deve diventare chiaro, perché come ci ha detto il ministro dell’Interno, le parole di rottura pronunciate al Santuario devono significare un nuovo incoraggiamento, un nuovo riscatto, una nuova speranza per le terre di Calabria”.

“Polsi – ha ancora detto il prefetto di Reggio Calabria – è un luogo simbolo. E questo luogo simbolo va rispettato nella sua genuinità di fede. Tutte le Istituzioni e le autorità presenti oggi a Polsi hanno voluto dare coralmente questo messaggio: la ‘ndrangheta si combatte anche attraverso l’azione della squadra Stato, che è stata confermata con la presenza del ministro Minnniti, le autorità ecclesiastiche, il vescovo
di Locri e il presidente della Conferenza Episcopale Calabra. Si è voluto dare un segnale concreto di come, anche culturalmente, si debba e si possa sconfiggere la ‘ndrangheta. Che il Santuario di Polsi diventi presto simbolo della genuinità della fede di tanti credenti”.
Fonte R.it