Processo “Falsa politica” – Dure condanne, 12 anni per Cosimo Cherubino

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cherubino

di Angela Panzera

Si chiude con cinque condanne e due assoluzioni il processo ordinario scaturito dall’inchiesta “Falsa politica”.

Il Tribunale di Locri, pochi minuti fa, ha condannato a 12 anni di carcere l’ex consigliere regionale Cosimo Cherubino (in foto). I Giudici hanno comminato esattamente quanto invocato in sede di requisitoria dal pm antimafia Antonio De Bernardo. 9 anni e sei mesi sono stati inflitti invece a Domenico Commisso, classe 1975, e a Rocco Tavernese, a Damiano Rocco Tavernese e a Giovanni Verbeni dieci anni e sei mesi di carcere. Assolti invece Antonio Commisso, alias “biona”-per cui l’accusa aveva invocato 10 anni di reclusione- e Rocco Commisso,classe 1980, per cui di anni ne erano stati richiesti 9. Regge quindi al vaglio del Tribunale presieduto da Alfredo Sicuro le risultanze investigative messe in piedi dal Commissariato di Siderno e dalla Dda dello Stretto che ha appunto svelato con l’inchiesta “Falsa Politica” come la cosca Commisso avrebbe preso in ostaggio l’amministrazione comunale di Siderno. L’operazione fu condotta il 21 maggio del 2012. Per la Dda la ‘ndrina dei Commisso sarebbe stata in grado di determinare i destini di un’itera comunità, dove i politici si presentavano con il cappello in mano dai mammasantissima che poi però decidevano di sostenere soltanto i “loro” affiliati. Per l’accusa infatti la contestazione ai politici non è quella di concorso esterno bensì associazione mafiosa poiché le persone alla sbarra risulterebbero inserite in pieno all’interno della cosca Commisso. A Siderno infatti, per poter tentare la scalata in politica bisognava avere la “benedizione” del boss Giuseppe Commisso, capo indiscusso dell’omonima cosca della ‘ndrangheta e condannato ad oltre 14 anni di carcere nel processo d’appello dell’inchiesta “Crimine”. L’operazione “Falsa politica” è infatti la prosecuzione delle inchieste “Crimine”, “Recupero-Bene comune” e “Locri è unita”. Gli investigatori hanno analizzato centinaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali dalle quali sarebbe emerso che il boss Commisso decideva su quali candidati puntare in occasione delle elezioni amministrative. Nel corso delle indagini è emerso che gli esponenti politici di Siderno si recavano nella lavanderia del “mastro”, per chiedergli il «permesso di candidarsi». Quando il capo della cosca assicurava il suo appoggio gli esponenti politici chiedevano di «racimolare i consensi all’interno della cosca necessari per l’elezione». Gli inquirenti hanno anche accertato che quando Commisso negava il suo appoggio i politici decidevano di non prendere parte alle competizioni elettorali. Per la Dda, e adesso anche per i giudici di primo grado, Cosimo Cherubino era l’uomo che i clan avevano scelto come proprio rappresentante in consiglio regionale. Anche se non riuscì ad occupare un posto a Palazzo Campanella, Cherubino sarebbe un affiliato alla cosca Commisso.

fonte: strill