Stato-mafia, azzerato il pool di Palermo

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Indaga solo chi fa parte della Dda.

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Una beffa per Nino Di Matteo. Una circolare del Csm ha praticamente azzerato il pool di Palermo, che non può più fare nuove indagini sulla trattativa fra i vertici della mafia e pezzi dello Stato.


La direttiva ordina che tutti i nuovi fascicoli d’inchiesta sulla mafia debbano essere affidati esclusivamente a chi fa parte della Dda, la direzione distrettuale.
ESCLUSI DALLE INDAGINI. Come si legge su Repubblica, Di Matteo è formalmente scaduto da quattro anni, ufficialmente è assegnato al gruppo che si occupa di abusi edilizi. Roberto Tartaglia, invece, non fa ancora parte della Dda. Fino ad oggi, i due magistrati che hanno istruito il processo in corso a Palermo sono stati solo «applicati» al pool.
Il terzo componente del gruppo, Francesco Del Bene, è l’unico ancora legittimato a fare nuove indagini, ma fino al primo giugno, poi è previsto che scada anche lui dall’incarico decennale in Dda.
INCHIESTA SULLA FALANGE ARMATA. La circolare del Csm, che non ammette deroghe, è stata spedita a tutte le procure d’Italia e stabilisce che nessun nuovo fascicolo antimafia possa più essere gestito da chi non fa parte della direzione distrettuale, «salvo casi eccezionali».
Alla procura siciliana, che aveva acquisito una competenza unica a riguardo, nessuno ha voglia di commentare. Ma il malumore cresce.
Il pool di Palermo, tra le altre cose, stava cercando di chiarire il ruolo della misteriosa Falange Armata, la sigla che rivendicava gli attentati del 1992-1993 ai centralini delle agenzie di stampa e che è ricomparsa in una lettera minacciosa spedita in carcere al boss Totò Riina.

Martedì, 06 Maggio 2014