Roma, l’addio al Califfo “Non escludo il ritorno”

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Roma, l’addio al Califfo “Non escludo il ritorno”

Ieri l’omaggio alla camera ardente

Quando padre Angelo Riva pronuncia il nome Francesco e parla del suo messaggio di speranza, del suo bisogno di essere notato «per la sua bontà, il suo amore e la sua carità», molti restano un po’ interdetti. Ma i dubbi si dissolvono subito: il celebrante sta parlando di Franco Califano, omaggiato da amici, colleghi e tanta gente comune, accorsi in una piovosa Piazza del Popolo a Roma per assistere ai funerali nella Chiesa degli Artisti. 

Già alle 10, un’ora prima dell’inizio previsto delle esequie, le transenne faticano a contenere le tantissime persone che spingono per entrare: vogliono esserci, con una parola, un pensiero, per ringraziare questo «pezzo di Roma» che se ne è andato, così come lo definiranno in molti, dal sindaco Gianni Alemanno (che ha confermato il concerto-tributo il prossimo 21 aprile e una via della città dedicata al cantante) a Renato Zero, da Federico Zampaglione a Lando Fiorini.  

«Califano lascia un grande vuoto per la romanità», dice Zero, seduto in seconda fila. Il re dei sorcini rivolge un pensiero anche ad un altra stella della musica italiana di cui si sono svolti oggi i funerali, Enzo Jannacci: «Franco ed Enzo sono due grandi artisti che hanno ci portato delle grandi ricchezze. Ci mancheranno molto perché ci hanno rappresentati anche nelle paure e nei disagi». «Dopo Trovajoli, perdiamo un altro pezzo di Roma – sottolinea Lando Fiorini, classe 1938 come il Califfo – . Tempo fa abbiamo lavorato insieme, ho inciso molte sue canzoni. Se ne va un po’ di romanità fatta non di coatti, ma di persone per bene, pulite, come Fabrizi e Proietti». 

La messa ufficiale è finita quando dai banchi si alza un grido «Grazie Franco per averci regalato tanto tempo!»: è Giorgio Onorato, cantante di Testaccio. Scoppia un lungo applauso, quasi uno sfogo, una consolazione. Ma c’è ancora tempo per ricordarlo. E così ecco Lando Fiorini recitare la preghiera degli Artisti, ed Edoardo Vianello leggere un suo scritto dedicato all’amico di lunga data, che si chiude con «Mi raccomando Califfo non mancare». Si riferisce al concerto-tributo in programma il 21 aprile (più tardi anticiperà che potrebbe svolgersi ai Fori Imperiali). Anche Zampaglione gli dedica una breve e sentita composizione, in romanesco. È commosso e turbato il leader dei Tiromancino, co-autore di “Non escludo il ritorno”, che il Califfo portò al festival di Sanremo 2005 e che ha chiesto venga scritto sulla sua lapide. 

Accanto alla bara, un gonfalone dell’Inter, la sua squadra, e una corona inviata dal presidente Moratti. In prima fila la sorella, le nipoti e la figlia Silvia, che non ha mai vissuto con quel padre fuori dalle righe e dalle regole, ma così tanto amato. In chiesa anche Amedeo Minghi, Max Tortora, Monica Liofreddi, Dario Salvatori, Renata Polverini, Enrico Giaretta, l’assessore capitolino alla Cultura Dino Gasperini, il vice sindaco Sveva Belviso, Marina Occhiena, Maurizio Mattioli. Manca Fiorello, tra i primi ieri a recarsi nella Camera ardente in Campidoglio. Quando il feretro del Califfo si affaccia sulla piazza, qualcuno urla £Daje Franco!”. Immediatamente scatta un altro lungo applauso. Prima di lasciare la sua Roma, il Califfo viene avvolto dalle note delle sue canzoni, cantate a squarciagola dal suo popolo.

Una su tutte: Tutto il resto è noia.

fonte: la stampa