E’ stato presentato a Villa San Giovanni il libro “calabria ribelle” di Giuseppe Trimarchi
Storie di ribellione alle ‘ndrine
L’autore: ” C’è chi ha trasformato il dolore e la rabbia in un impegno costante”
di FRANCESCA MEDURI
Villa San Giovanni – Storie di uomini e donne che hanno detto no alla ‘ndrangheta, storie di ribellione e speranza che raccontano una Calabria diversa.
Giuseppe Trimarchi, giovane scrittore, giornalista e attivista calabrese, le ripercorre nel libro-intervista “Calabria ribelle. Storie di ordinaria resistenza”, edito da Città del Sole.
L’opera è stata presentata nell’ultimo giovedì pomeriggio a Villa San Giovanni, su iniziativa dell’Associazione Nuvola Rossa che ha aperto le porte della propria sede, oltre all’autore dello scritto e a colui – il sociologo Tonino Perna – che ne ha curato la prefazione, anche e soprattutto ad alcuni dei personaggi intervistati da Trimarchi, come Deborah Cartisano (figlia di Lollò, rapito e ucciso dalla ‘ndrangheta), Liliana Carbone (mamma di Massimiliano, ucciso dalla ‘ndrangheta) e Mario Congiusta (papà di Gianluca, ucciso dalla ‘ndrangheta).
E infatti è stato grazie alle loro testimonianze dirette, racconti di uomini e donne sulle cui famiglie si sono abbattute la violenza e la prepotenza della criminalità organizzata, che Giuseppe Trimarchi ha confezionato «un testo – così Tonino Perna introduce “Calabria ribelle” – sorprendente, che scompagina i luoghi comuni sui
calabresi. In questo lavoro sono le vittime che raccontano le loro tragedie personali, il modo in cui sono arrivati a ribellarsi.
Sono pagine intrise di dolore e sofferenza, ma anche il segno tangibile che c’è chi non si piega più e cerca giustizia per sé e per gli altri».Insomma, un libro-intervista i cui protagonisti parlano senza reticenze, consentendo al lettore di entrare nel vivo dei fatti raccontati.
Un’opera importante che sta ricevendo un’ottima accoglienza in Calabria e fuori, segno che «questa terra – ha sottolineato Giovanni Alati dell’Associazione Nuova Rossa – ha bisogno di persone pulite, vere, che mettano a disposizione della collettività le proprie storie, le proprie sofferenze, le proprie lotte. Per far sì che si affermino nei nostri territori nuove pratiche di lotta sociale che permettano di far rinascere la nostra terra».
Giuseppe Trimarchi spiega in che cosa consiste l’originalità di “Calabria ribelle”. «Di solito – confida l’autore – parlo poco, molto poco, anzi, quando possibile cerco di non intervenire, per carattere ma soprattutto per lasciare che siano i protagonisti delle storie a raccontare le loro vicissitudini, i loro drammi e le loro
battaglie. Io, in fondo, ho solo messo per iscritto quello che loro sono e quello loro fanno. Negli ultimi tempi molto si è scritto e molto si è detto di ‘ndrangheta. Il fenomeno è stato trattato da diversi punti di vista: storico, sociologico e giudiziario. Ma secondo me una prospettiva mancava. Un punto di vista: quello di chi, suo malgrado, è stato costretto a conoscere e a subire il fenomeno, ma che poi è riuscito a trasformare questo dolore, questa rabbia, in
impegno costante e giornaliero.
Ecco il libro ha questo scopo: raccontare la ‘ndrangheta con le storie e con le parole di Mario, Liliana, Deborah, Gaetano, Don Pino, Stefania e Michele… le storie di ordinaria resistenza, che nulla – conclude Trimarchi – hanno a che spartire con i professionisti dell’antimafia!».
dal Quotidiano della Calabria