In Aspromonte per ricordare le vittime della ‘ndrangheta-La calabria migliore

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In Aspromonte per ricordare le vittime della ‘ndrangheta

di Gianluca Palma

Centinaia di persone in marcia, un lungo cammino che inizia intorno alle otto e mezzo di un venerdì 22 Luglio pieno di sole, in mezzo ai boschi dell’Aspromonte, immersi nella natura dell’altipiano calabrese, accompagnati dal forte odore delle piantagioni della macchia mediterranea. E’ iniziata così la lunga marcia della memoria, alla quale hanno preso parte quasi duecento persone, la maggior parte giovani, giunti nella locride da diverse parti d’Italia, dall’Emilia Romagna, dalla Lombardia, dal Lazio, oltre ai ragazzi del reggino e a quelli di Gioiosa Jonica. Più di due ore di cammino fra i sentieri dissestati, immersi in un paesaggio spettacolare, uno degli angoli più belli della Calabria.

E’ stato un cammino a più tappe, ognuna dedicata al ricordo di una vittima di ‘ndrangheta, tutti seduti intorno ai familiari delle persone che hanno pagato con la vita il fatto di aver detto no ai soprusi, alle ingiustizie e alla prepotenza della criminalità calabrese. E così Giovanni Tizian insieme sua madre Mara ci hanno raccontato la storia del papà Peppe Tizian, bancario freddato a colpi di lupara; così come Mario Congiusta che con tanta commozione ci ha parlato di suo figlio Gianluca Congiusta, commerciante e amante dello sport. C’erano anche i coniugi Fava che hanno ricordato il loro secondo figlio Celestino, suonatore di Sax ucciso a soli ventidue anni e infine Deborah Cartisano, fotografa proprio come suo padre Lollò Cartisano, di cui ha ricordato la passione per il calcio. Significativo anche il racconto della storia di Rocco Gatto, mugnaio di Giosa Jonica, iscritto al PCI e ucciso per essersi rifiutato di pagare il pizzo, di cui ha parlato Danilo Chirico, giornalista e scrittore calabrese impegnato nella ricerca delle storie di quelle vittime di ‘Ndrangheta sconosciute ai più.

Ed è stato proprio grazie a questi racconti che i familiari di queste persone, con la loro sofferenza, la loro rabbia, ma anche il loro coraggio, la voglia e la determinazione di andare avanti, ci hanno mostrato i loro sentimenti con il cuore in mano, manifestando il bisogno di non essere lasciati soli. Perché queste storie riguardano tutti noi. Perché Rocco Gatto, Celestino Fava, Gianluca Congiusta, Peppe Tizian, Lollò Cartisano e tutte quelle persone che come loro hanno detto “no” alle ingiustizie e che per questo hanno pagato amaramente la loro vita, rappresentano la Calabria migliore, quella che non si piega, quella che ha a cuore sé stessa e la sua gente, quella che alla paura risponde con il coraggio, all’omertà con la responsabilità e al silenzio con la denuncia e la ricerca di verità e giustizia.

Fra i tanti giovani in marcia, oltre alle associazioni presenti quali Libera, daSud, Don Milani Onlus, l’Agesci, gli Scouts e il Centro Padre Puglisi, c’erano anche Suor Carolina Lavazzo che ha raccontato la storia di Padre Pino Puglisi, parroco del quartiere Brancaccio di Palermo, ucciso dalla mafia e Don Luigi Ciotti che ha benedetto il luogo dove è sepolto Lollò Cartisano a Pietra Cappa, lì dove si è conclusa la lunga marcia.

«Cari Lollò, Rocco, Giuseppe, Gianluca – ha detto Ciotti una volta giunti sul luogo della sepoltura – voi e tutte le persone che come voi non ci sono più, siete la ragione che ci deve spingere a portare avanti questa sacrosanta battaglia per la verità, per la legalità, per la giustizia, per il rispetto della nostra maltrattata terra. Voi siete l’esempio per tutti noi, per tutti i giovani che si battono quotidianamente e dopo aver visto l’impegno, la passione e la voglia di andare avanti delle persone che hanno reso possibile questa lunga marcia, io credo che un passo in avanti nella direzione giusta sia già stato fatto. Ora bisogna continuare lungo questa strada che da Pietra Cappa deve percorrere la Calabria intera. Come ha detto Sant’Agostino “la speranza ha due figli: la rabbia e il coraggio, la rabbia per come le cose sono andate e il coraggio di vedere come potrebbero andare”».

E di coraggio queste persone ne hanno da vendere. Loro sono la Calabria migliore.