Processo Fortugno, presidio della Rete Antimafia di Brescia
Non hanno avuto paura delle ultime minacce ricevute durante l’udienza del 10 marzo scorso quando in un corridoio del Tribunale Gaetano Fortugno ha insultato ed minacciato uno di loro (“Dopo il processo ti vengo a cercare”).
I rappresentanti della Rete Antimafia di Brescia anche questa mattina erano davanti al Palagiustizia con i loro striscioni come hanno sempre fatto da ottobre a oggi ogni volta che era in calendario una udienza del processo Fortugno che vede coinvolti alcuni esponenti mafiosi di Gioia Tauro. A sostenere la richiesta di libertà di espressione e di giustizia della rete antimafia, era presente l’autore e attore antimafia Giulio Cavalli.
“E’ nostro preciso dovere difendere chi combatte in prima linea, sostenere tutti coloro che vengono minacciati o ricattati, stare vicino a chi denuncia, ma soprattutto è nostro dovere dare una dimostrazione chiara del fatto che non siamo più disposti ad accettare passivamente che le nostre città vengano insediate dal malaffare” avevano scritto in un volantino alcuni giorni fa. “Ed è per tutti questi motivi che la Rete Antimafia di Brescia presidia da Ottobre, in occasione delle udienze del processo “Fortugno”, il Palazzo di Giustizia di Brescia! Vogliamo far capire, non solo ai Fortugno, ma anche a tutti gli altri criminali che fino ad oggi hanno avuto vita facile nel delinquere, che i bei tempi sono finiti, che non siamo più disposti ad accettare in silenzio che la Lombardia diventi terra di mafia. Vogliamo dare il nostro contributo a questa lotta che riguarda da vicino ognuno di noi…Per farlo però abbiamo bisogno d’aiuto”.
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A margine della sua partecipazione alla manifestazione davanti al Tribunale di Brescia, il consigliere regionale dell’Italia dei Valori, Giulio Cavalli, afferma che: “Le condanne di primo grado a 10, 6 e 4 anni di reclusione dicono che chi ha additato i fratelli Fortugno come inquinatori organizzati del vivere civile imprenditoriale bresciano non può più essere definito visionario. Marcello, Rocco e Gaetano Fortugno si contrappongono – continua Cavalli – a quella società civile che dopo la manifestazione di oggi (e con le condanne inflitte) vuole dire ad alta voce che per loro, così come per le altre famiglie che inquinano le nostre zone a causa dei loro metodi di fare business, non c’è più posto e non saranno più tollerati. Questa sentenza – prosegue il consigliere regionale di IdV – è l’apertura di un percorso che deve obbligare i cittadini ad essere più consapevoli e a prendere una posizione netta di fronte a reati dal retrogusto mafioso. Del resto, nonostante la desolante esibizione di Marcello Fortugno che, come nelle peggiori commedie ha dichiarato che a Brescia la mafia non esiste, oggi a Brescia sappiamo che esistono i Fortugno. La sentenza di primo grado – conclude Cavalli – proietta l’immagine di un intreccio tra malaffare e criminalità diffuso sul territorio bresciano che, però, è già accaduto. E’ necessario arginare ciò che sta accadendo ora e che le carte giudiziarie non possono dirci”.