‘Ndrangheta, maxi operazione contro i clan della Lombardia: 35 arresti

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Nell’ambito dell’operazione Redux-Caposaldo, sequestrati beni per 2 milioni di euro

‘Ndrangheta, maxi operazione contro i clan della Lombardia: 35 arresti

Milano – (Adnkronos) – Sono indagati a vario titolo per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, minaccia, smaltimento illecito di rifiuti, spaccio di sostanze stupefacenti. Contatti del boss Martino con Lele Mora.

Milano, 14 mar. – (Adnkronos) – Maxi operazione contro la ‘ndrangheta della Lombardia. A partire da questa notte, informano i carabinieri, e’ in corso, a cura dei Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano e dei Carabinieri del Ros di Milano, in collaborazione con la Polizia Locale meneghina, l’esecuzione di 35 misure cautelari in carcere, nei confronti di altrettanti affiliati alla ‘ndrangheta lombarda, indagati a vario titolo per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, minaccia, smaltimento illecito di rifiuti, spaccio di sostanze stupefacenti.

Le indagini che hanno portato all’operazione Redux-Caposaldo, coordinate dalla Dda di Milano (pubblici ministeri Ilda Boccassini, Alessandra Dolci, Paolo Storari e Galileo Proietto), hanno permesso di ottenere anche il sequestro di beni per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro. Le misure cautelari in carcere sono state disposte dal gip Giuseppe Gennari.

“Il lungo elenco di estorsioni relative ai ‘paninari’ e soprattutto il contesto in cui esse si inseriscono documentano un totale dominio del territorio da parte del gruppo mafioso“, scrive nella sua ordinanza il gip di Milano Gennari. Una parte dell’ordinanza è dedicata al “pizzo” imposto ai cosiddetti ‘paninari’, gli ambulanti che vendono panini a bordo dei furgoni che stazionano nei luoghi più frequentati della città, in particolare città studi, la Bovisa, la Comasina, “un settore tipico di intervento dell’ndrangheta”.

Per il gip “giammai il dominio dei clan è posto in discussione da chi subisce le regole” e “le regole le scrivono i calabresi e non si discutono”. Da quanto emerge, le estorsioni che riguardano anche la scelta del luogo di parcheggio e il modo stesso di esercitare l’attività commerciale, viene contestata principalmente ai Flachi. “Il capillare controllo del territorio operato dal gruppo Flachi in modo durevole nel tempo, presuppone una organizzazione di mezzi e persone assolutamente rilevante e ‘intrinsecamente’ convincente che solo una presenza criminale consolidata puo’ assicurare”. L’ambulante che non paga quanto “dovuto per la protezione” si ritrova con il mezzo bruciato. Nel 2010 tra Milano e provincia sono stati diversi i furgoni distrutti dal fuoco e sui quali la magistratura milanese sta indagando, ma “come sempre tutto accade nel piu’ assoluto silenzio, nessuno denuncia nulla, nessuno sospetta nulla”

Nell’indagine sono emersi contatti tra il boss Paolo Martino e Lele Mora. Stando a quanto si apprende, sempre Martino – diretto esponente della famiglia De Stefano di Reggio Calabria – si è sentito anche con l’avvocato Luca Giuliante, il primo legale che affiancò Ruby-Karima el Mahroug, ma in relazione a un appalto vinto in seguito da una cooperativa. “Sì, parlai con Paolo Martino – afferma Giuliante – Facevo parte della commissione aggiudicatrice di un appalto del Pio Albergo Trivulzio, ma solo per la valutazione dei titoli. A Martino dissi che io non potevo fare nulla per la gara”. “La gara d’appalto del Trivulzio due anni fa poi la vinse una cooperativa rossa. Ecco – conclude Giuliante – è tutto qui”.

Quanto ai boss Martino e Giuseppe Flachi si riunivano negli uffici di due funzionari amministrativi definiti “di alto livello” degli ospedali milanesi Niguarda e Galeazzi. Lo ha affermato il procuratore aggiunto Boccassini nell’ambito dell’incontro con la stampa tenuto oggi per illustrare l’indagine. “Si tratta – ha sottolineato il magistrato – di un fatto allarmante che è stato documentato”. I due dirigenti degli ospedali non sono indagati, ma quanto è stato monitorato è per gli investigatori ‘inquietante’. Addirittura, dicono gli inquirenti, il figlio di Flachi si premurava di bonificare la zona prima di una riunione del padre in ospedale, in una sorta di piccola azione militare, ma significativa.

Davide Flachi, figlio di Giuseppe, ha partecipato a cocktail elettorali organizzati da Massimiliano Bonocore (Pdl) in occasione delle elezioni amministrative del 2009. Nell’inchiesta milanese, comunque, non ci sono prove di promesse di appoggi a candidati, e nessun politico è indagato per voto di scambio.