Strage del Circeo, libero Gianni Guido

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Strage del Circeo, libero Gianni Guido

Finito l’affidamento ai servizi sociali.
I familiari delle vittime del massacro:
“La ferita si riapre, dov’è la giustizia?”

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SCHEDA Il massacro fatto da tre “pariolini”

ROMA
Da ventiquattro ore è un uomo libero: Gianni Guido, uno dei tre responsabili della strage del Circeo, ha da ieri chiuso i conti con la giustizia italiana. «Fine pena 25 agosto 2009», è scritto sulla sua scheda del casellario giudiziario.

L’oramai 53enne ex ragazzo della borghesia romana che assieme ad Angelo Izzo e Andrea Ghira seviziò e uccise Rosaria Lopez e ridusse in fin di vita Donatella Colasanti in una villa del Circeo la notte del 30 settembre 1975, non ha più l’obbligo di dimora nella casa dei genitori così come previsto dall’affidamento ai servizi sociali che il Tribunale sorveglianza gli aveva concesso l’11 aprile 2008.

Figlio di un alto dirigente di banca, Guido è l’unico dei tre massacratori del Circeo ad avere scontato la pena e ad essere tornato in libertà senza più alcun obbligo di comunicazione dei propri spostamenti in Questura e con la possibilità di fare domanda per riavere il passaporto. Condannato all’ergastolo in primo grado, la pena di Guido fu ridotta in appello a 30 anni dopo una dichiarazione di pentimento e dopo un risarcimento di cento milioni di lire alla famiglia Lopez (che rinunciò a costituirsi parte civile). In carcere, di fatto, Guido ha trascorso una ventina d’anni, anche se in passato le provò tutte pur di non restare in cella: nel 1981 fuggì dal penitenziario di San Gimignano per rifugiarsi in Argentina, dove fu arrestato due anni dopo; nel 1985 evase anche dal carcere di Buenos Aires e riparò a Panama, ma la sua latitanza finì nel 1994.

Considerate le evasioni, avrebbe dovuto scontare ben più di 30 anni che gli erano stati inflitti per la strage del Circeo, ma tra indulti, benefici penitenziari previsti dalla ’Gozzinì, regime di semilibertà e infine affidamento in prova ai servizi sociali, la pena di Gianni Guido è arrivata ormai al termine. I giudici del Tribunale di sorveglianza di Roma che nel 2008 lo hanno affidato in prova ai servizi sociali hanno scritto che Guido ha fatto un percorso di «silenzioso pentimento». Per gli altri responsabili della strage del Circeo è andata diversamente: Andrea Ghira, subito fuggito all’estero, è morto in Marocco (le sue spoglie sono a Melilla, nel cimitero dei legionari spagnoli). Angelo Izzo, invece, è di nuovo in carcere a scontare un altro ergastolo dopo che, nell’aprile del 2005, rimesso in semilibertà, tornò a seviziare e ad uccidere una donna, Maria Carmela Linciano, e sua figlia Valentina di 14 anni.

La reazione dei familiari delle vittime è amara. Letizia Lopez, sorella di Rosaria, parla di «una ferita che si è riaperta ancora una volta». «Sento la rabbia che mi mangia il cuore e l’anima ma tanto non c’è nulla da fare in questo Paese la giustizia non funziona» è la sua accusa. «Gianni Guido che massacrò mia sorella, andò a casa a cenare e poi tornò al Circeo a finire quello che aveva cominciato, è libero e chi ruba una mela, i poveracci stanno in galera». Il cadavere di Rosaria fu trovato in una 127, parcheggiata in viale Pola a Roma, insieme a una agonizzante Donatella Colasanti a pochi metri dall’abitazione dei genitori di Gianni Guido nel quartiere Trieste a Roma. «Il signor Guido non ha affatto scontato la sua pena; è andato in Argentina, è scappato all’estero – dice Letizia Lopez – ha fatto gran parte della condanna ai servizi sociali, ha usufruito di permessi. Ma insomma mi chiedo con quale coraggio una persona così con quello che ha fatto, e senza mostrare pentimento, ora gira libero per Roma».

Letizia Lopez da alcuni anni si è trasferita a Roma. «Potrei incontrarlo in strada anche stasera – dice Letizia Lopez – cosa gli farei? Davvero non lo so, non sono una persona violenta, ma credo che gli chiederei come sta, come si sente, come fa a vivere con quei mostri che gli abitano nell’anima. In questi anni, più che pensare a Gianni Guido, che non ci ha chiesto mai veramente perdono, mi è venuta voglia di andare sotto casa dei genitori, anche di quelli di Andrea Ghira: avrei avuto voglia di sistemare uno striscione con la scritta ’assassinì. Credo che la responsabilità di quello che hanno fatto queste persone, che allora erano poco piu di ragazzi, sia anche da attribuire ai loro genitori». Letizia Lopez non crede neppure alla morte di Andrea Ghira, anche se una perizia della procura di Roma e il dna dimostrò che era sua la salma trovata nel cimitero della Legione straniera, dove si era arruolato, nella enclave spagnola di Melilla in Marocco. «Ho sempre pensato che questa è gente ricca che ha avuto coperture importanti – dice Letizia Lopez – mi sto battendo per far riaprire quel caso, ma trovare un perito e convincere un magistrato a far rifare il dna è impossibile».

Infine Angelo Izzo:« Fra un pò uscirà anche lui – dice la sorella di Rosaria Lopez – d’altronde si è visto quando è uscito quello che ha fatto: ne ha ammazzate altre due, madre e figlia». Di diversa opinione, almeno su Gianni Guido, è il legale di Letizia Lopez, l’avvocato Antonio Gattuso. «Gianni Guido – dice – forse è l’unico che ha veramente pagato il suo debito con la giustizia. Ha fatto la galera, e mi risulta che la famiglia abbia pagato ai tempi 100 milioni di lire come risarcimento».