OPERAZIONE GHIBLI: RICOSTRUITI I NUOVI ASSETTI CRIMINALI

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OPERAZIONE GHIBLI: RICOSTRUITI I NUOVI ASSETTI CRIMINALI

  

RAMIFICAZIONI IMPRENDITORIALI IN CALABRIA ED EMILIA ROMAGNA

«Un’inchiesta particolarmente importante che ha consentito di chiarire le dinamiche che hanno portato ai nuovi assetti criminali nel crotonese, confermando le mire della ‘ndrangheta di quella zona non solo verso il catanzarese, ma anche fuori dalla Calabria».

CROTONE – Così è stata descritta dagli investigatori e dai magistrati l’operazione “Ghibli”, che ha consentito ai carabinieri di catturare 16 dei 20 destinatari del provvedimento cautelare

«Si tratta di un segmento di indagini relative al territorio crotonese – ha spiegato il Vincenzo Lombardo, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro – che costituisce un seguito di altre inchieste e, certamente, darà luogo ad altre ancora». Due gli aspetti “investigativi” su cui il procuratore nazionale antimafia aggiunto, Emilio Ledonne, e il vicecomandante del Ros, colonnello Mario Parente, in particolare, hanno posto l’accento: anzitutto la potenza militare delle cosche aggredite con l’operazione “Ghibli”, che hanno dimostrato la disponibilità di una impressionante quantità di armi e dunque la pervasività e l’altissimo potere intimidatorio che esse esercitano. Ed inoltre la capacità imprenditoriale delle cosche.

«La lunga serie di attività commerciali sequestrate, e tutte le altre attività di cui è risultata provata la gestione da parte della criminalità – hanno detto – la dicono lunga sul fatto che a Crotone risiede una “mente economica” che, di fatto, soffoca completamente l’economia locale, ed inquina quella dell’intero paese. È una cosa su cui riflettere, per via della assoluta necessità di intercettare e sottrarre beni alla criminalità prima che essi si dissolvano, entrando nel circuito grazie al quale, alla fine, vanno in mano a gente libera e “pulita”».

La ‘ndrangheta, è stato ricordato, grazie alle attività illegali gode di una straordinaria disponibilità di soldi liquidi che, poi, vengono reinvestiti anche in attività apparentemente lecite, sfuggendo così al controllo dello Stato. Non a caso, tra i numerosi beni sequestrati, figurano tante attività imprenditoriali, ed una lunga lista di ville ed appartamenti almeno 18 dei quali, riconducibili al gruppo Gentile, sequestrati a Milano. E l’Emilia sarebbe la «meta notoriamente prescelta dai crotonesi»: in questa regione sarebbe in corso un’indagine condotta dalla Dda di Bologna, parallela a quella dei colleghi di Catanzaro. Sotto la lente degli investigatori, in particolare, le attività imprenditoriali su cui le cosche crotonesi avrebbero allungato le mani.Redazione Gazzetta del Sud