Processo Congiusta, le parti civili chiedono la condanna del clan costa

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Siderno. La sentenza è fissata per il 19 giugno

Processo Congiusta, le parti civili chiedono la condanna del clan Costa

 

SIDERNO – Anche le parti civili hanno chiesto la con­danna per i 12 componenti, (gli altri due imputati, Tommaso Costa, considerato il capo del ricostituente clan nonché il mandante e l'ese­cutore "unitamente a persone in via di identificazione" dell'assassinio di Gianluca Congiusta ed il suo braccio destro, Giuseppe Curciarello, accusato solo di associa­zione di stampo mafioso, stanno affrontando il pro­cesso presso la Corte d'Assi­se di Locri col rito ordinario dove oggi vi sarà un'udien­za), la ricostituendo cosca sidernese dei "Costa".

I dodici, che sono coinvol­ti nel procedimento penale denominato "Lettera Mor­ta", devono rispondere di una serie di reati che da quello di associazione a delinquere di stampo mafioso, nonché al traffico di droga, all’estorsione ed altro. Co­me si ricorderà nel corso dell'udienza tenutasi lo scorso 19 maggio presso il Gip di Reggio Calabria Da­niele Cappuccio, il sostituto procuratore della direzione distrettuale reggina, Anto­nio Di Bernardo, per tutti gli imputati che avevano scelto il cosiddetto rito ab­breviato, (Khaled Bayan -20 anni, Adriana Muià -12 an­ni, Francesco-16 anni .Pie­tro -12 anni e Giuseppe Costa -13 anni, Annamaria Di Corso -5 anni e 24 mila euro di multa, Michele di Corso –8 anni, Valentino Di Santo –14 anni, Nicola Trombacco –5 anni, Antonio -8 anni e Roberto Zucco -6 anni e 24 mila euro di multa, e Cosimo Salvatore Panaia -12 an­ni), chiedeva condanne per complessivi 134 anni di car­cere.

Come si ricorderà il procedimento denominato "Lettera Morta" scaturiva a seguito delle indagini che la Polizia di Siderno, allora guidata dal vice questore Rocco Romeo e dal suo brac­cio destro Francesco Gior­dano, ha condotto intorno all'assassinio del giovane imprenditore sidernese Gianluca Congiusta. Il gio­vane veniva barbaramente trucidato a Siderno la sera del 24 maggio 2005 con un col­po di fucile caricato a pallet-toni esplosogli contro men­tre a bordo della sua auto­vettura stava rientrando a casa.

Quell'indagine, dopo un prima fase di "incertez­za" prendeva vigore e face­va venire alla luce non solo un quadro inedito della 'ndrangheta sidernese ma anche l'attività delittuosa che il clan dei "Costa", die­tro le direttive impartite da Tommaso Costa dal carcere di Palmi, dove si trovava ri­stretto, stava attuando nel tentativo di ricostituire il vecchio "casato" anche at­traverso "innovative" al­leanze costruite con gruppi 'ndranghetistici sidernesi che durante la sanguinosa faida scoppiata a Siderno tra le contrapposte "fami­glie" dei "Commisso" e dei "Costa", rappresentavano feroci e sanguinari nemici, (primo fra tutti il gruppo guidato dai fratelli "Salerno").

Ieri è stata la volta del­le parti civili, gli avvocati Pino Sgambellone, che ha parlato a nome dei genitori di Gianluca Congiusta, Do­natella Catalano e Mario Conquista, e Geppo Femia che è intervenuto a nome delle sorelle del giovane im- prenditore sidernerse, Donatela ed Alessandra. I due penalisti hanno presentato delle conclusioni scritte nel­le quali, sostanzialmente ri­calcando le tesi sviluppate dal PM Di Bernardo, hanno chiesto la condanna di tutti gli imputati.

Dopo è stata la volta di alcun difensori, Adriana Bartolo e Lupoi che chiedevano dopo aver di­chiarato l'estraneità dei lo­ro assistiti dalle accuse, l'as­soluzione. Ed il prossimo 19 giugno, data della prossima udienza, sarà la volta degli altri difensori e in serata do­vrebbe essere emessa la sen­tenza.

pino lombardo per il Quotidiano