Olbia, la città-forziere della ’Ndrangheta

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Olbia, la città-forziere della ’Ndrangheta

Giampiero Cocco

Maxi sequestro: i 520 ettari di Pitta, altri 70 a Santa Mariedda e Pittulongu
Il pm antimafia non esclude che il tesoro della cosca Ferrazzo(una cifra tra i 120 e 150 milioni di euro)

possa essere finito nella maggiore città della Gallura
Il gip ha fatto apporre i sigilli alla villa di Desole, attigua a quella di Paulangelo.
I Ros interrogano amministratori comunali e tecnici.

 

 

MILANO. I dirompenti effetti dell’inchiesta Dirty Money, avviata dalla Dda milanese sul riciclaggio di danaro sporco della ’Ndrangheta, si sono registrati, come un terremoto, alla periferia di Olbia. Sui 520 ettari di Spiritu Santu, i sessanta di Santa Mariedda e una decina di ettari a Pittulongu pende un’ordinanza di sequestro preventivo disposta dal pm antimafia Mario Venditti. Il gip di Milano Guido Salvini ha invece firmato un decreto di sequestro per la villa di Paolo Desole, attigua a quella del socio Salvatore Paulangelo, già bloccata nei giorni scorsi. E ieri sono cominciati gli interrogatori di amministratori, tecnici e professionisti. Qualcuno trema.
Per capacitarsi di quanto fosse esteso un terreno di 520 ettari il pm Mario Venditti -, il magistrato della Dda di Milano che sta seguendo l’inchiesta Dirty money, il danaro sporco della ’Ndrangheta calabrese -, ha sovrapposto più volte il perimetro aeroportuale del Costa Smeralda di Olbia (una sessantina di ettari) alla zona di Spiritu Santu.
Poi ha firmato l’ordinanza di sequestro, trasmessa alla magistratura di Tempio, che riguarda i terreni di Spiritu Santu di Giovanni Antonio Pitta, quelli ricadenti in zona San Nicola e Santa Mariedda (sessanta ettari), in parte inglobati nella società e un’altra decina di ettari, gestiti dalle finanziarie finite nell’inchiesta antiriciclaggio, oltre alla decina di ettari a Pittulongu di Desole e Paulangelo. Insomma, c’è sotto sequestro buona parte della periferia di Olbia.
Dal canto suo il gip milanese Guido Salvini non è rimasto con le mani in mano: nei giorni scorsi ha decretato il sequestro preventivo di due ville contigue a Punta Ruinas, sempre a Pittulongu, appartenenti a Salvatore Paulangelo e a Paolo Desole, i due amministratori della fallita società finanziaria di Zurigo, la Wfs/Pp ag.
Ma il terremoto scatenato dai due magistrati di Milano non si limita soltanto ai provvedimenti di sequestro. Da ieri, a Olbia, i carabinieri del Ros di Milano e i loro colleghi sardi hanno avviato gli interrogatori di “persone informate sui fatti”, in pratica amministratori pubblici, tecnici, componenti delle diverse commissioni edilizie che, tra il 2003 e il 2008, si sono occupate delle pratiche relative ai progetti presentati dalle diverse società immobiliari indagate e da Giovanni Antonio Pitta.
E poi ancora, nel lungo elenco dei testimoni, sono finiti liberi professionisti, geometri e architetti che hanno redatto progetti e preparato le osservazioni da presentare al consiglio comunale.
Il cliclone che ha investito la cosca della ’Ndrangheta capeggiata da “Topolino” Ferrazzo sta ora scaricando tutta la sua potenza in terra sarda. Per il sostituto della Dda milanese uno dei punti di arrivo «una volta rese note le nostre carte con l’ordinanza di custodia cautelare e disposto i dovuti sequestri a beni che riteniamo acquisiti con danaro riciclato dalla ’Ndrangheta – ha spiegato Mario Venditti -, è arrivare a scoprire dov’è nascosto il tesoro della cosca Ferrazzo, una somma che si aggira, secondo i nostri calcoli, tra i 120 e i 150 milioni di euro. Pur considerando gli affari non andati a buon fine e il danaro contante speso dagli affiliati alla banda in molteplici attività, restano pur sempre da recuperare somme ingentissime».
Per ricostruire la mappa che porta al forziere mancano ancora diversi brandelli, e a poco sono valse le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia che hanno spiegato l’origine del danaro – il traffico internazionale di droga e armi – della cosca Ferrazzo-Iazzolino, i quali erano però all’oscuro delle operazioni di riciclaggio. L’avvocato Giuseppe Melzi, indicato come uno dei colletti bianchi della associazione criminale, sarebbe invece a conoscenza di molti di questi passaggi, oltre a quelli già sviscerati e resi pubblici dall’inchiesta Dirty Money.
Uno degli aspetti ancora “coperti” dalle indagini della Dda milanese riguarda le ville di Coda Ruinas di Salvatore Paulangelo e Paolo Desole, finite sotto sequestro preventivo perchè acquistate direttamente con danaro sporco.
Le due dimore, lo scorso anno, hanno ottenuto dall’ufficio tecnico del comune di Olbia licenze edilizie per ristrutturazioni e ampliamenti vari.
Il pubblico ministero Mario Venditti ha acquisito, oltre alle licenze finite nelle mani del Ros, anche le diverse normative regionali e la lista dei vincoli ambientali e paesaggistici della zona di Pittulongu. Il magistrato, ieri l’altro, si è intrattenuto a lungo, al telefono, con il sindaco Gianni Giovannelli.
Tra i due c’è stato uno scambio di informazioni ma anche la pressante richiesta (da parte del magistrato della Dda) di spedire al più presto a Milano il voluminoso dossier messo sotto sequestro sabato scorso dai militari del Ros nell’ufficio tencico comunale, riguardante le lottizzazioni di Pittulongu, Santa Mariedda e i terreni di Spiritu Santu.
«L’indagine non è ancora conclusa – ha spiegato Venditti – ma dobbiamo anche tener conto dello stato di detenzione di diversi indagati, da qui la necessità di acquisire, al più presto, ogni elemento e testimonianza utile per chiudere il caso».
(14 marzo 2008)