Applausi per magistrati e polizia, fischi per la mafia

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Applausi per magistrati e polizia, fischi per la mafia

Spettacolo al teatro Biondo del capoluogo siciliano dove è stata presentata l'associazione antiracket "Libero futuro" intitolata a Libero Grassi. Fischi per i boss di Cosa nostra, applausi scoscianti per magistrati e forze di polizia

Palermo, 10 novembre 2007 – Almeno oggi Palermo è questa: fischi ai boss e applausi scroscianti a magistrati e forze di polizia. È lo straordinario spettacolo – bis compresi – cui si è potuto assistere nell'affollatissimo Teatro Biondo, dove, davanti a un migliaio di persone, tra imprenditori, magistrati, forze dell'ordine, giovani e comuni cittadini, è stata presentata la prima associazione antiracket palermitana "Libero futuro", intitolata a Libero Grassi, fortemente voluta dai ragazzi di Addiopizzo, e alla quale hanno già aderito quaranta imprese. Gli applausi sono stati per i magistrati e le forse dell'ordine, in particolare per il questore Giuseppe Caruso, alla testa degli uomini che appena pochi giorni fa hanno catturato il boss Salvatore Lo Piccolo, l'erede di Bernardo Provenzano e quindi l'ormai ex futuro prossimo di Cosa nostra. Sono loro i nuovi eroi. Un entusiamo che diventa addirittura un'ovazione quando sale sul palco il procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso. Tutti in piedi: questa porzione di città che parla della nuova Palermo ha eletto chi deve rappresentarla.  Una vera e propria festa, alla quale hanno preso parte anche il presidente dell'antimafia, Francesco Forgione, e i sottosegretari all'interno, Alessandro Pajno ed Ettore Rosato, dove non sono mancate le contestazioni per l'assenza del sindaco di Palermo, Diego Cammarata. Il finale ha l'immagine delle innumerevoli mani alzate che hanno disegnato il classico segno a V, di vittoria, lo stesso che 16 anni fa ha avuto la forza di ribadire Davide Grassi mentre portava la bara del padre, presente oggi all'iniziativa con la madre Pina Maisano Grassi, presidente onorario di "Libero Futuro".  "Oggi non finisce qua – ha detto Tano Grasso – vogliamo davvero vincere e vogliamo che gli imprenditori sempre più si rechino dalle forze dell'ordine e dalla magistratura per denunciare chi vuole colpire la loro libertà. Non vogliamo sfidare nessuno, vogliamo difenderci con forza e compatti senza diventare eroi". In platea ci sono coloro che pubblicamente si sono ribellati al pizzo: Damiano Greco, Andrea Vecchio, Vincenzo Conticello, Giorgio Scimaca e Rodolfo Guajana, venuto con i figli. Per il procuratore nazionale antimafia, "se la cupola mafiosa è azzerata adesso c'è una nuova cupola, quella dell'associazione antiracket. Speriamo che si aggreghino altri mandamenti".  Poi l'invito agli imprenditori: "È bene che i commercianti parlino e denuncino. Lo Stato è con loro e i successi sono evidenti. La manifestazione di oggi dimostra che c'è una nuova consapevolezza. Il fenomeno mafioso non si combatte con l'esercito, c'è bisogno invece di arginare gli introiti economici che derivano dal pizzo. È un momento favorevole: non sarà così facile per Cosa nostra individuare un nuovo capo che ha necessità di acquisire un consenso generalizzato, a meno che non voglia farsi spazio con le armi, ma la mafia sa che questo non porta a nulla".  Anche il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello, si rivolge ai suoi colleghi, in primo luogo a quelli indicati nel libro mastro delle estorsioni di Lo Piccolo che saranno sentiti in procura nei prossimi giorni: "Denunciate e presentatevi alle forze dell'ordine e ai magistrati prima che vi chiamino loro. Diano un messaggio di forza e di onestà. Noi abbiamo fatto i conti con il nostro passato, non è stato facile. Penso a Libero Grassi e chiedo scusa per quell'isolamento in cui la categoria lo ha costretto, ma oggi è un'altra storia".  Così anche il commerciante palermitano Rodolfo Guajana, la cui azienda è stata bruciata il 31 luglio e che ripartirà a gennaio con l'aiuto delle istituzioni: "Collaborate, lo Stato è forte e ci è vicini. La fiducia nelle istituzioni è l'unica strada per sconfiggere la mafia".