La Santa: Calabria International

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Nei sette capitoli del libro edito da Rizzoli gli autori raccontano di come la mafia calabrese sia partita dalla Calabria alla conquista dei mercati internazionali

15/10/2007

di Silvio Nocera 

Un’inchiesta sulla ‘ndrangheta in Calabria, sull’avanzamento di una zona grigia sempre piu’ estesa, ma al tempo stesso sull’ascesa del suo potere e della sua influenza internazionale. E’ quella che i giornalisti Enrico Fierro e Rubens H. Oliva  chiamano nella loro recente inchiesta la “Santa”, la nuova ‘ndrangheta.

Nei sette capitoli del libro edito da Rizzoli, con allegato un video – documentario, gli autori raccontano attraverso gli atti processuali, le sentenze definitive, le interviste e le intercettazioni telefoniche, di come la mafia calabrese sia partita dalla Calabria alla conquista dei mercati internazionali. Di come abbia cambiato pelle, di come si sia istruita. E di come sia sempre rimasta immutata a se stessa. Di come abbia conservato le sue profonde tradizioni popolari, ma allo stesso tempo rivesta un ruolo decisivo nei sodalizi dei gruppi influenza, della finanza internazionale, del traffico di cocaina, dei tavoli di concertazione politica, della massoneria. Di come influenzi radicalmente i flussi economici e finanziari.
La ‘ndrangheta, chiamata Picciotteria, Famiglia Montalbano, Onorata Societa’, Cosa Nuova, oggi Santa, e’ quella capace di fatturare, secondo stime Eurispes per il 2005, 36 miliardi di Euro equivalenti al 3,4 % del Pil nazionale. Pur mantenendo rituali di affiliazione arcaici e fortemente simbolici.
Un’organizzazione compatta basata sui legami di sangue e su una potenza militare imponente che detiene la leadership del traffico internazionale di cocaina in associazione con i cartelli colombiani di Salvador Mancuso, detto il Mono.
  Gli autori espongono la peculirita’ del fenomeno calabrese che nel Paese delle grandi mafie ha delle caratteristiche tutte a se’. Parlano delle differenze tra Cosa Nostra, Camorra, Sacra Corona Unita, descrivendo la criminalita’ organizzata calabrese come la piu’ potente, la piu’ impenetrabile e la piu’ spietata, quella che gia’ negli anni ’80 a Reggio Calabria aveva fatto eleggere in consiglio comunale, nelle file della Dc, l’avv. Giorgio De Stefano, appartenente alla stessa famiglia che deteneva il monopolio delle attivita’ criminali nel capoluogo reggino. La ‘ndrangheta ha cavalcato i grandi business degli appalti pubblici: la Salerno-Reggio Calabria, la Liquichimica di Saline Ioniche, il porto di Gioia Tauro, oggi primo porto del Mediterraneo. Ha usato le bombe e la lupara, ha sfruttato il sequestro di persona per costruire la base finanziaria da reinvestire nel traffico internazionale di stupefacenti. Ed ha messo le mani sugli appalti della Sanita’ pubblica.

Nel libro Massomafia, che gli autori citano, Enzo Fanto’ scriveva nel 1997 “Da un sistema di rapporti con l’imprenditore, il politico, il funzionario, il professionista, sostanzialmente esterni, fondati cioe’ su questo o quel favore reciproco, si e’ passati ad uan vero e prorio sistema integrato in cui allo scambio si e’ sostituito o sovrapposto il coinvolgimento diretto, la compartecipazione, e la compenetrazione piu’ o meno organica a comuni interessi e affari”. Un blocco sociale deviato, con interessi in tutti i settori della societa’. Nel 2007 la Calabria conta 33 conglieri comunali su 50 inquisiti a vario titolo: di loro 4 sono coinvolti in reati di mafia. Negli ultimi 15 anni i Consigli comunali sciolti per infiltrazione mafiosa sono 51, secondo i dati del Ministero dell’Interno.

E sul versante della sanita’ si registrano dei dati allarmanti: in una regione in cui il 73% del bilancio e’ destinato alla sanita’ appunto, il settore e’ completamente asservito a logiche clientari e criminali. Coinvolti in prima persona i parenti piu’ prossimi dei boss che posseggono cliniche private, attrezzature e forniture, che danno consulenza e strumentazione alle ASL con un continuo drenaggio di fondi pubblici. Oliva e Fierro fanno anche qui nomi e cognomi battendo una pista che arriva all’eclatante esecuzione pubblica del Vice Presidente del Consiglio regionale, Francesco Fortugno.
Un viaggio terribile e’ quello che si compie scorrendo le pagine di questa inchiesta, un lavoro che getta luce sul lato oscuro della Calabria, dell’Italia e dell’Europa tutta. Un fenomeno che ha gia’ raggiunto un avanzato stato di sviluppo, se non di decomposizione, e che e’ ormai talmente penetrato in profondita’ da rendere quasi vana ogni azione di contrasto. Un cono d’ombra sempre piu’ esteso dove gli interessi in gioco sono troppo alti. 
Ho conosciuto Enrico Fierro la scorsa estate in occasione di una manifestazione a Reggio: mi ha detto che era necessario continuare a sperare e a portare avanti azioni di contrasto. Ma che la strada era lunga e probabilmente senza una via d’uscita.
Foto: i giornalisti Enrico Fierro (foto a sinistra) e Rubens H. Oliva (foto a destra)

autore: Silvio Nocera

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