Giustizia: Reggio Calabria, minori salvati da ‘ndrangheta a rischio con riforma

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Riforma diritto di famiglia mette a rischio autonomia dei tribunali minorili

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(AdnKronos) – Un percorso rieducativo “in un’ottica di affrancamento dalla cultura criminale” che possa garantire un futuro diverso per chi “penso ai ragazzi di San Luca, Africo, Bovalino, non sa che esiste un’alternativa alla ‘ndrangheta” sottolinea Di Bella, 52 anni, con un’esperienza di oltre 20 anni come giudici dei minori a Reggio Calabria.

Con ‘Liberi di scegliere’ si potrebbe “garantire un reinserimento che prevede anche opportunità di lavoro, ma noi non siamo un’agenzia di collocamento e qui deve subentrare lo Stato”. Il progetto, però, rischia il naufragio, nonostante riscuota “un grande interesse tra ricercatori e stampa mondiale: abbiamo richieste da Stati Uniti e Australia, oltre che dall’Europa”, per conoscere i fondamenti giuridici e i risultati.”Speriamo che nell’annunciata riforma del diritto di famiglia il legislatore non disperda le professionalità e la cultura specifica che si sono formate nelle esperienze dei tribunali per i minorenni. Noi giudici minorili siamo un po’ preoccupati perché la riforma prevede la soppressione dei tribunali per i minorenni e il loro inserimento all’interno di un tribunale ordinario, dove si prevede una sezione specializzata, con il rischio di perdere l’indipendenza gestionale, la riconoscibilità autonoma sul territorio (fondamentale e simbolica in realtà come quella reggina) e l’autonomia di indirizzo giurisprudenziale”. La giustizia minorile “deve essere salvaguardata e potenziata, è una materia delicata che non può essere mortificata da una logica di numeri perché i minori rappresentano il futuro, in loro è riposta la speranza di un rinnovamento culturale. Noi possiamo dare un contributo molto importante, per questo bisogna riflettere sul nostro ruolo” anche nella lotta alla ‘ndrangheta che “ha le sue prime vittime all’interno”. I report psicologici “dei casi che stiamo trattando sono devastanti: alcuni minori hanno sindromi da reduci di guerra, con un forte senso di angoscia che si manifesta nei sogni”. Tra i casi in analisi “c’è chi a 12 anni è stato sorpreso a maneggiare armi, chi è rimasto coinvolto in faide o affari illegali di famiglia, autori di reati contro le forze dell’ordine oppure si è tatuato sulla pianta del piede l’immagine di un carabiniere per poterla calpestare ogni giorno”. Ragazzi sfortunati abituati a convivere con lutti e carcere, “ai quali è negata l’adolescenza e la libertà di scegliere la loro vita. A loro lo Stato – conclude Di Bella – può e deve regalare un futuro diverso”.

Adnkronos