Il boss Costa uccise Simari. Per lui la cassazione conferma l’egastolo

Print Friendly, PDF & Email

Tommaso Costa-1

Di Angela Panzera

Il boss Tommaso Costa ha ucciso Pasquale Simari e per lui adesso il carcere a vita é una certezza.

È stata confermata ieri dalla Corte di Cassazione la sentenza con cui sia in primo grado che in Appello i giudici hanno condannato all’ergastolo il vertice dell’omonima cosca di Siderno. Confermate anche le condanne per gli altri due imputati dell’operazione “Mistero”, condotta dal pm Antonio De Bernardo, ossia Cosimo Salvatore Panaia e Marcello Zavaglia che sono stati riconosciuti colpevoli del reato di associazione mafiosa. I giudici hanno confermato i 12 anni e 6 mesi di reclusione a Panaia e gli 11 anni a Zavaglia. «Tommaso Costa ha lanciato un messaggio quando, presentandosi a volto scoperto in una piazza gremita, con la freddezza del criminale consumato, ha dato luogo ad un’esecuzione dall’elevato contenuto simbolico, sopprimendo un soggetto che aveva osato allontanarsi dalla consorteria cui era stato vicino ,dominante in quel paese, addirittura disattendendo gli avvisi espliciti rivoltigli, accostandosi e porgendo ossequio, una volta che questi era deceduto, all’appartenente ad una cosca rivale». Cosi scrissero i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria nelle motivazioni della sentenza emessa il12 maggio del 2014 Il delitto: Pasquale Simari venne ucciso la sera del 26 luglio del 2005 a Gioiosa Jonica con nove colpi di calibro 6.35 in una gremitissima Piazza Vittorio Veneto. La vittima è ritenuta vicino alla cosca Ursino, nativa proprio di Gioiosa, ma con ramificazioni nel Nord Italia, in particolare in Piemonte. Il killer adesso ha un nome e un volto è Tommaso Costa, capo dell’omonima famiglia alleata degli Ursino. Costa ha ucciso Simari poiché egli avrebbe tentato in tutti i modi di mettersi in proprio negli affari. Si sarebbe dunque avvicinato ai Cordì di Locri che, in quel periodo erano impegnati nella faida contro i Cataldo, alleati ai Costa-Curciarello di Siderno, a sua volta federati agli Ursino di Gioiosa. Simari inoltre, avrebbe apertamente sfidato la cosca Ursino recandosi al funerale del boss Salvatore Cordì, assassinato a Siderno il 31 maggio 2005. Un grave errore. Un affronto che solo il sangue poteva lavare. Adesso per il boss, sotto processo anche per l’omicidio dell’imprenditore Gianluca Congiusta, le porte del carcere non si apriranno più.