Omicidio Congiusta- ” Quelli ammazzano tutti”

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Nei dialoghi intercettati i timori della moglie dell’ex  boss di Siderno Costa per sua figlia

giuseppe e tommaso costa (2) - Copia

Giuseppe e Tommaso Costa

di Simona Musco

«Tommaso sta perdendo il cervello, quelli ammazzano anche persone che non c’entrano nulla».

Annunziata Di Cosola ha paura. Lei, moglie dell’ex boss di Siderno Giuseppe Costa, ora collaboratore di giustizia, teme che il cognato Tommaso possa essere capace di fare qualsiasi cosa e teme soprattutto per la vita di sua figlia Lucia, «costretta» da Tommaso a scrivere una lettera sotto dettatura, lettera poi recapitata in carcere a Giuseppe Costa. Questi dialoghi, ora, entreranno a far parte dell’appello bis per l’omicidio di Gianluca Congiusta, l’imprenditore sidernese ucciso il 24 maggio del 2005, secondo l’accusa proprio da Tommaso Costa.

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Stando all’ipotesi della Procura, il boss avrebbe deciso di uccidere il giovane perché era venuto a conoscenza di una lettera estorsiva fatta recapitare ad Antonio Scarfò, all’epoca suo suocero di Congiusta, proprio da Costa, che a breve sarebbe uscito dal carcere, e quindi avrebbe dovuto “riacquisire” credibilità mafiosa a Siderno, senza che però i rivali della cosca Commisso venissero a conoscenza dei suoi progetti criminali. La Corte d’Appello, presieduta da Roberto Lucisano, ieri ha accolto la richiesta avanzata dal procuratore generale Domenico Galletta e dal sostituto Antonio De Bernardo di acquisire quei dialoghi, intercettati in carcere tra aprile e maggio 2013 e che secondo lo stesso presidente «meritano un approfondimento adeguato, contenendo indicazioni potenzialmente idonee ad influire» sul processo. L’accusa, ora, vuole sentire la donna ed eventualmente riascoltare anche il pentito Costa. In quei verbali emerge la preoccupazione della Di Cosola per la figlia, poiché Tommaso Costa aveva sostenuto «che l’avrebbe ammazzata e fatta sparire». Ma il punto veramente interessante arriva quando la donna si dice convinta che «Tommaso e il cognato non riescono a darsi pace e sono capaci a fare di tutto, anche di ammazzare, in quanto non riescono a darsi pace che quello che hanno fatto è stata una cosa bruttissima». Giuseppe Costa prova a minimizzare e a convincere la donna a stare tranquilla, appuntano gli uomini del commissariato di Polizia. Ma Giuseppe Costa è comunque «pensieroso» e si sente responsabile per quello che potrebbe accadere nel futuro. Anche perché l’unico legame affettivo che dice di sentire nel profondo, ormai, è solo quello con la moglie, sostenendo «di essere stato preso in giro per 20 anni», ovvero buona parte della sua militanza nella ‘ndrangheta. Un distacco che il resto della famiglia aveva palesato all’indomani del suo pentimento e che si condensa nelle parole di disprezzo a lui riservate, udienza dopo udienza, da Tommaso Costa. Il pentito ha sempre negato il coinvolgimento del fratello nell’omicidio ma durante il confronto in aula lo scorso 13 aprile con un altro pentito, Vincenzo Curato, ha cambiato le carte in tavola, affermando che «potrebbe anche essere stato lui ad uccidere Gianluca Congiusta». Il fratello Tommaso, infatti, durante un colloquio in carcere ha messo in dubbio la credibilità del pentito e anche la sua militanza nella ‘ndrangheta. «Se mi dice questo – ha quindi commentato Giuseppe Costa -, allora posso dire che l’omicidio Congiusta l’ha fatto lui», ha affermato. Una convinzione supportata da quelle lettere speditegli in carcere dal fratello nel 2005, che testimoniavano l’imminente riapertura della faida con i Commisso: i patti, dopo la pace tra le due fazioni, non erano stati rispettati, così Tommaso preparava il suo ritorno a Siderno, un ritorno che prevedeva anche l’attività estorsiva.
fonte: il garantista