Un lenzuolo bianco per Gianluca

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Il 24 maggio ricorrerà il decennale dell’assassinio di Gianluca Congiusta.

congiusta

Siderno lo ricorderà, assieme a tutte le altre vittime delle mafie, durante la manifestazione “Le Radici della memoria”, che si svolgerà a partire dalle ore 9.00 con un programma ricco di eventi sportivi e piccole manifestazioni musicali. Non meno importante l’iniziativa alla quale chiediamo di aderire a tutta la cittadinanza: appendete fuori dalla vostra finestra un lenzuolo bianco in ricordo di tutte le vittime di mafia.

vittime mafia
Da dieci anni, il 24 maggio, Siderno spegne il suo sorriso.
Correva un 2005 ormai remoto, quando la morte di Gianluca Congiusta, giovane imprenditore e bella speranza di questa città, è stato raggiunto dai crudeli colpi di una lupara anonima, che lo sorprese mentre rientrava a casa dopo una giornata di lavoro.
Stando alle testimonianze di chi lo conosceva bene, Gianluca era tutto ciò di cui Siderno aveva bisogno: era un giovane lavoratore e onesto, attento al prossimo e amico di tutti, tranne che di quella mano assassina che ce l’ha portato via.
Proprio per queste ragioni, ricordare Gianluca non sarà semplicemente un momento di raccoglimento, per Siderno, ma tutti vorranno dare il loro contributo durante “Le radici della memoria”, grande manifestazione che è stata organizzata per domenica prossima.

monumento congiusta

Nella domenica del silenzio elettorale voluta dai partiti in corsa per le imminenti comunali, la città si riunirà attorno al monumento che ricorda il nostro amico alla rotonda tra via Sasso Marconi e via Torrente Arena dove, a partire dalle ore 9.00, i tornei di calcetto, basket, tiro con l’arco e la fitwalking faranno da cornice al ricordo di Gianluca e di tutte le vittime di mafia che si svolgerà dalle ore 12.00 e al quale prenderà parte anche don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione Libera.

don ciotti

La giornata si chiuderà alle 19.00 con il concerto dei Teruah Music, ma anche chi resterà a casa potrà esporre un semplice lenzuolo bianco, simbolo della giornata, fuori dalla propria finestra.
La redazione de La Riviera Gianluca lo ricorda con particolare affetto. Un editoriale di quel 29 maggio 2005 di lutto ricorda la sua amicizia fraterna e non manca di ringraziarlo per le innumerevoli inserzioni che avevano permesso al giornale di sopravvivere. Sempre dalle stesse pagine, la rubrica di Monsignor Bregantini, dopo quell’efferato quanto inconcepibile omicidio, affermava che la paura e la tristezza avevano incrociato i nostri progetti di riscatto.
“Nel cuore nostro, serpeggia la paura che il domani non sarà diverso da un presente di morte – continuava Monsignore – […] Per noi, quel sangue, versato, di Cristo si fa, oggi, ancor più vero nel sangue sparso per cattiveria da Caino, che colpisce di notte”.
Rimase esterrefatto, Monsignor Bregantini, da tanta crudeltà, così come esterrefatto e attonito rimase l’intero paese alla notizia di quella scomparsa incomprensibile, che aveva tolto la serenità e persino un po’ di speranza davvero a tutti.
“C’è una giustizia divina, che mai dimentica e sempre insegue – continuava Monsignore da buon uomo di fede – , perché il male ricade, sempre e comunque, su chi lo ha compiuto, perché si converta, torni sui suoi passi e si renda conto del male fatto. Ma soprattutto, – concludeva pensando alla forza che ci si doveva fare dall’indomani – chiedo che fiorisca la speranza, partendo proprio e soltanto da quel sangue Eucaristico dell’Agnello immolato, ritto in piedi, che solo riesce a darci la forza di ricominciare, di vedere oltre, di guarire le nostre ferite”.
Meno permeata dalla fede nel domani era invece la riflessione di Nicola Zitara che, citando una celebre acquaforte figlia dell’illuminismo disilluso di Francisco Goya, affermava che il sonno della ragione genera davvero mostri. Ma i mostri di Zitara non risiedevano (soltanto) nell’animo oscuro di chi aveva imbracciato la lupara o nella “mafia [che] si modella sulla specifica esigenza del gruppo di potere che ha il controllo dello Stato”. Piuttosto, i mostri si annidavano (allora come oggi) nello “Stato [stesso, che] non si sogna neppure di combatterla [la mafia]. Finge di farlo perché vorrebbe apparire onesto e pulito, mentre non è altro che una cloaca che mescola tutti i lordumi”.
“La mafia è la gemella siamese dell’assenza di produzione – continuava Zitara, consapevole che la produzione di Siderno, da quel giorno, sarebbe stata priva del suo figlio più operoso – Per liberarsi dalla mafia occorre che noi stessi produciamo le cose che consumiamo, dalle calze ai computers. Ma la sterilità produttiva del Sud è consustanziale all’Unità italiana; fu decisa una volta per tutte nel novembre del 1860, allorché Cavour decretò la chiusura di tutte le industrie borboniche.
La mafia, l’emigrazione, il terrorismo, la corruzione, la povertà, la dipendenza sono tutte fra una riga e l’altra di quel decreto”.
Dieci anni dopo, quando la “spugna Siderno”, che aveva assorbito tutto quel sangue nella più totale disperazione, è riuscita a ricacciarlo fuori, riconquistando un po’ di fiducia e speranza, vuole ricordare Gianluca in modo diverso, coinvolgendo giovani e rendendo simbolo di questo 24 maggio del ricordo, una pezza che dia più candore alle strade, alle piazze, ai punti di ritrovo dove chi si riunirà, potrà farlo in memoria di Gianluca Congiusta.
Perché Gianluca non ha inferto un colpo crudele alla sua città, ma le ha insegnato che il dolore può essere elaborato fino a diventare voglia di riscatto, di speranza.
Gianluca ha detto a Siderno come fare a rialzarsi.
Jacopo Giuca

murales gianluca

fonte: Riviera