Calabria, la Madonna fa l’inchino al boss

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A Oppido Mamertina durante la processione l’omaggio davanti la casa dI Giuseppe Mazzagatti, vecchio capo clan di 82 anni, già condannato all’ergastolo per omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso. I carabinieri abbandonano il corteo per protesta. Il Comune si difende: “La ‘ndrangheta non c’entra”

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OPPIDO MAMERTINA (Reggio Calabria) – Ci sono i preti che lottano contro la ‘ndrangheta e ci sono quelli che davanti ai boss ancora s’inchinano e fanno inchinare pure i santi in processione. E successo ancora, è successo in Calabria, dove Papa Francesco solo due settimane addietro aveva tuonato contro i mafiosi scomunicandoli pubblicamente, davanti a 200 mila persone che erano andati ad ascoltarlo a Rossano.

E’ successo mercoledì scorso, a Oppido Mamertina, in provincia di Reggio, dove il vescovo Giuseppe Fiorini Morosini per combattere i boss, la scorsa settimana ha chiesto di sospendere per 10 anni la figura dei padrini ai battesimi e alle cresime. E’ successo, e succede ancora spesso. Solo che questa volta i carabinieri non hanno solo fatto una relazione di servizio ai loro superiori, ma hanno lasciato  platealmente la processione del paese, sottolineando come lo Stato, o almeno lo Stato da loro rappresentano, davanti ai boss non s’inginocchiano.

OPPIDO MAMERTINA (Reggio Calabria) – Ci sono i preti che lottano contro la ‘ndrangheta e ci sono quelli che davanti ai boss ancora s’inchinano e fanno inchinare pure i santi in processione. E successo ancora, è successo in Calabria, dove Papa Francesco solo due settimane addietro aveva tuonato contro i mafiosi scomunicandoli pubblicamente, davanti a 200 mila persone che erano andati ad ascoltarlo a Rossano.E’ successo mercoledì scorso, a Oppido Mamertina, in provincia di Reggio, dove il vescovo Giuseppe Fiorini Morosini per combattere i boss, la scorsa settimana ha chiesto di sospendere per 10 anni la figura dei padrini ai battesimi e alle cresime. E’ successo, e succede ancora spesso. Solo che questa volta i carabinieri non hanno solo fatto una relazione di servizio ai loro superiori, ma hanno lasciato  platealmente la processione del paese, sottolineando come lo Stato, o almeno lo Stato da loro rappresentano, davanti ai boss non s’inginocchiano.

La notizia è stata diffusa dal Quotidiano della Calabria, a firma Michele Albanese, che stamattina fa la cronaca di quanto avvenuto a Oppido, città nota per una delle più cruente guerre di mafia. Una faida che contò quasi cento morti ammazzati, non risparmiando neppure donne e bambini.

L’inchino della statua.
Come da tradizione, mercoledì era in corso la processione della Madonna delle Grazie. Un rito secolare particolarmente sentito dai fedeli della parrocchia che si trova nella frazione Tresilico. La processione ad un certo punto è stata clamorosamente abbandonata dal comandante della stazione dei carabinieri di Oppido e da due militari. Il maresciallo Andrea Marino e i suoi uomini ha fatto marcia indietro dopo aver assistito a una scena ritenuta intollerabile per chi porta la divisa. La statua della Madonna delle Grazie, preceduta dai sacerdoti, ma anche da mezzo consiglio comunale, arrivata all’incrocio tra Corso Aspromonte e via Ugo Foscolo, era stata fatta fermare da alcune decine di portatori davanti alla casa del boss del paese.

Il boss: Giuseppe Mazzagatti.
Uno stop di meno di un minuto, seguito da un inchino dell’effigie alla dimora di Giuseppe Mazzagatti, capo clan di 82 anni, già condannato all’ergastolo per omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso. Un padrino temuto e ancora potente, che da tempo si trova ai domiciliari per motivi di salute. Assistendo all’episodio, il maresciallo ha immediatamente ordinato a suoi carabinieri che si trovano ai lati della statua di abbandonare la cerimonia. Un gesto clamoroso è fatto in maniera plateale, proprio a marcare le distanze con quanto accaduto.

La raccomandazione.
Vicenda grave anche perché sembra che prima della processione, Marino – forse avendo avuto sentore di qualcosa – avesse incontrato i componenti della commissione della festa avvertendoli di non effettuare gesti particolari o inchini durante il tragitto. Una raccomandazione rimasta evidentemente inascoltata. Una brutta scena insomma, che ha scosso i militari, ma non gli altri presenti. Tant’è che quando i carabinieri hanno lasciato la processione nessuno tra le autorità civili e religiose presenti sembra li abbiano seguiti. E questo nonostante fossero chiare le ragioni del gesto. Tutti presenti e tutti consapevoli dunque. Tutti ossequiosi. Qualcuno per paura, qualcuno per complicità. Con il Rosario in mano e la Madonna sulle spalle, a riverire i boss che Papa Francesco vorrebbe scomunicare.

LE REAZIONI, ALFANO: RITUALI RIBUTTANTI

Una lunga nota del Comune: facciamo così da anni, la ‘ndrangheta non c’entra. In serata, il sindaco di Oppido Mamertina Domenico Giannetta ha rilasciato un lungo comunicato per spiegare l’accaduto: “Ci sentiamo  come Amministrazione Comunale indignati e colpiti nel nostro profilo personale  e istituzionale. Era presente al corteo religioso tutta la Giunta Comunale, il Presidente del Consiglio Comunale, il Comandante della Polizia Municipale e il Comandante della Stazione dei Carabinieri  di Oppido. Giunti all’incrocio tra via Ugo Foscolo e Corso Aspromonte, nel seguire il Corteo religioso tutti i predetti camminando a piedi svoltavamo  a sinistra, circa 30 metri dietro di noi vi erano i presbiteri e ancora dietro la vara di Maria SS. Delle Grazie. Mentre tutti procedevamo a passo d’uomo  la vara si fermava all’intersezione predetta  e veniva girata in direzione opposta al senso di marcia del Corteo, come da tradizione”.

“Peraltro, nell’attimo in cui i portatori della vara hanno espletato tale rotazione, improvvisamente il Comandante della Stazione locale dei Carabinieri che si trovava alla destra del Sindaco si e’ distaccato dal Corteo, motivando che quella gestualità era riferibile ad un segno di riverenza verso la casa di Mazzagatti. Sentiamo dunque con sobrietà di condannare il gesto se l’obiettivo era rendere omaggio al boss, perché ogni cittadino deve essere riverente alla Madonna e non si debba verificare al contrario che per volontà di poche persone che trasportano in processione l’effigie, venga dissacrata l’onnipotenza divina, verso cui nessun uomo può osare gesto di sfida.  Dal canto nostro nell’immediatezza del fatto, nel dubbio abbiamo agito secondo un principio di buon senso e  non abbiamo abbandonato il Corteo per non creare disagi a tutta la popolazione oppidese ed ai migliaia di fedeli che giungono numerosi da diversi paesi ed evitare il disordine pubblico.

Scossi dall’accaduto,  dopo 10 minuti circa  a conclusione della Processione il sindaco, nella consapevolezza che il percorso della Processione e’ stabilito dalle autorità religiose si e’ recato da uno dei sacerdoti presenti alla processione a chiedere delucidazioni circa l’atteggiamento posto in essere dai portatori riguardo al fatto specifico. La risposta ricevuta dal Sindaco e’ stata che tale ritualità di ruotare la vara verso il Corso Aspromonte e’ prassi consolidata da oltre trent’anni. Pertanto non e’ dato capire come mai l’episodio di qualche giorno fa ha assunto un significato diverso rispetto ai precedenti, a tal punto di  arrivare ad additare le Istituzioni presenti e la popolazione Oppidese accondiscendente  alla ‘Ndrangheta”.

Al carcere di Larino. E sempre oggi, a distanza di centinaia di chilometri, un altro segnale nei confronti dell’anatema di Papa Francesco contro i mafiosi: lo sciopero della messa di duecento detenuti nel carcere di Larino.